7. Tutto quello che resta

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Appena Gemma li aveva informati del ritorno di Baldo, Zeno e Iole avevano capito che qualcosa non andava.
Baldo non tornava mai volentieri; la sua ferita era ancora aperta e bruciava così forte da impedirgli di stare bene a casa. Si sforzava di ritornare ogni anno in occasione del compleanno di Martino, a settembre, fermandosi un giorno o due al massimo per poi sparire nuovamente.

Dopo pranzo Iole, con una scusa, attirò Zeno fuori dalla cucina.

« Vai da lui. È successo qualcosa. Ho una brutta sensazione. Forse ha bisogno di te... »

Zeno non se lo fece ripetere due volte, non vedeva l'ora di riabbracciare il suo migliore amico e quel ritorno era davvero strano. Così, appena possibile, corse da lui e, come sempre, lo trovò alle prese con uno dei suoi strampalati racconti.

Archiviati i saluti di rito e le consuete battutacce di Baldo ai danni di Zeno, i due amici uscirono a fare una passeggiata per poter parlare un po' soli.

Giunsero nel campo in cui Zeno teneva le sue preziosissime arnie e, mentre lui controllava che tutto fosse in ordine, Baldo si lanciò in uno dei suoi sproloqui, elogiando la vita in mare aperto e disprezzando quella del piccolo paese.

« Ma cosa ci troverete in questo posto tu e mio padre? Il mondo è un posto bellissimo e voi siete sempre fermi qui. Dovresti vedere le coste della Normandia con quelle scogliere spettacolari, ti piacerebbero un sacco, ne sono certo ».

Zeno non si lasciò incantare dalla sua allegria e guardandolo dritto negli occhi lo incalzò:

« Sono passati sei mesi dal compleanno di Martino. Perché sei tornato? Cosa è successo? »

«Eccolo! Sapevo che ti saresti insospettito subito. Non avevo ancora deciso se lasciartene fuori o no, ma adesso siamo qui e so che con te è inutile che io provi a mentire... » Si fermò, il suo sguardo era lontano.

« Sono tornato su insistenza di mio padre. Sono settimane che mi tormenta. Ricevo suoi telegrammi in continuazione, le sue parole mi inseguono ovunque. Dice che Lei sta tornando e che Martino è in pericolo... »

Da quando Gemma l'aveva avvisato del ritorno di Baldo, Zeno aveva sperato che non c'entrasse nulla con gli eventi di dieci anni prima. Ricordava, come fosse ieri, la paura che provava ogni volta che guardava Iole incinta della loro bambina. Ricordava il suo infinito senso di impotenza, la profonda disperazione di Arturo e Baldo, la fine improvvisa della loro spensieratezza.

« Cosa glielo fa pensare? Cosa è successo? » il suo tono era cambiato, la paura si era risvegliata in lui. Questa volta c'era ancora di più in gioco, aveva tutta una famiglia da proteggere.

« Martino ha trovato tra i vigneti lo spillone che mia madre portava sempre tra i capelli. Lo indossava anche quel giorno, ma quando poi l'avevamo trovata era scomparso... »

« Mi ricordo. L'avevamo cercato dappertutto perché tuo padre voleva seppellirlo con lei... »

« Mio padre è sempre stato convinto che lo avesse preso Lei. Come se non fosse stato abbastanza portarci via mia madre e... » Baldo non riuscì a finire la frase.

Non pronunciava mai ad alta voce il suo nome, certo che il suo cuore non potesse reggere. Dieci anni non avevano minimamente scalfito l'amore che provava per lei.
Nei suoi viaggi cercava il suo profumo, il colore dei suoi capelli e la sua espressione, ma, per quanto avesse viaggiato in lungo e in largo, non aveva mai trovato niente e nessuno che le somigliasse minimamente. Eccetto Martino. Lui aveva il suo stesso sorriso.

Martino non sorrideva spesso ma quando lo faceva era impossibile, per chi avesse conosciuto Egle, non pensare a lei.

« E tu cosa ne pensi? » chiese Zeno cercando di riportare l'amico sulla loro conversazione, spezzando il filo doloroso dei suoi pensieri.

SòcWhere stories live. Discover now