18. Spezzato

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Martino uscì di casa come una furia, piangendo e odiandosi per questo. Corse veloce, velocissimo, nonostante la sera fosse già scesa e la visibilità diventasse sempre più scarsa.

Conosceva quelle strade a memoria e i suoi piedi sapevano esattamente dove condurlo. Sfrecciò tra i vigneti addormentati e arrivò alle pendici del monte. Il bosco era completamente buio, quella notte la luna sembrava aver deciso di non fare la sua parte.

Martino si fermò un attimo per riprendere fiato. Una parte di lui lo implorava di non esser testardo, di non esser orgoglioso, di tornare a casa, di non dare una preoccupazione così grande a suo padre e suo nonno. Arturo non si meritava un altro dolore, chissà se il suo cuore avrebbe retto.

L'altra parte di lui era arrabbiata, ferita e gli ripeteva che lo trattavano ancora come un bambino, che gli nascondevano qualcosa che era suo diritto sapere e che toccava a lui cercare quella verità che gli veniva negata.

Martino si asciugò con rabbia le lacrime che gli rigavano il viso e si portò le mani alla testa. Si sentiva spezzato a metà, incapace di compiere una scelta, si sentiva solo e aveva paura. Si lasciò cadere a terra con le gambe incrociate sperando di arrivare ad una risposta.

Passò un tempo che gli parve infinito, poi una minuscola luce tra gli alberi del monte attirò il suo sguardo. La luce si muoveva e diventava sempre più grande. Martino era così confuso da non sapere se esserne felice o spaventato. Stava lì e aspettava che succedesse qualcosa, tutto a quel punto gli sembrava una prospettiva migliore dello stare immobile tra vigna e bosco, tra casa e verità.

E poi, dal buio più profondo ecco spuntare Silvestro con una grande torcia infuocata tra le mani.

« Cosa ci fai qui a quest'ora, ragazzo? » chiese con il suo solito fare sbrigativo.

«Pensavo di saperlo, ma adesso non ne sono più sicuro », rispose Martino con gli occhi tristi.

« Torna a casa. Il bosco non è posto per te, e di notte è anche peggio! »

« Non credo di voler tornare a casa. Nessuno mi vuol dire cosa sta succedendo e io ho visto il mio nome e il Suo tra le fiamme la notte dei fuochi e non riesco più togliermelo dalla testa... »

« Il nome di chi? » lo incalzò Silvestro.

« Leda... » mormorò Martino guardandolo dritto negli occhi per vedere che effetto faceva a lui quel nome. Silvestro strinse le labbra e il suo tono si fece ancora più duro.

« Ecco motivo in più per non stare qui! »

« Voglio delle risposte. Tu puoi darmene? »

« Perché dovrei farlo io se nessuno dei tuoi lo fa?! »

« Va bene. Allora andrò nel bosco oscuro per trovare da solo le risposte che cerco... »

« Peggio per te. Sei proprio uno stupido testone! » sbottò l'uomo irritato dalla testardaggine del ragazzo. Si voltò e tornò tra gli alberi da dove era venuto.

Pochi minuti dopo Martino sentì Silvestro brontolare:

« Vieni a casa mia e domattina ne riparliamo ».

Martino restò perplesso per il cambiamento dell'uomo, ma valutò che al momento era l'unico a poterlo aiutare e così, si alzò e lo seguì.

Camminarono in fila indiana senza dire una parola, o meglio, Martino restò in silenzio ma gli sembrò di sentire più volte Silvestro borbottare tra sé e sé.

Quello che non poteva sapere è che quell'uomo grande e grosso stava discutendo con gli alberi che, prima lo avevano condotto da Martino e, poi, lo avevano obbligato ad offrirgli il suo aiuto.

SòcWhere stories live. Discover now