15. Nel mondo di Ester

82 11 29
                                    

Egle non faceva che piangere rinchiusa nella sua stanza, non leggeva e non mangiava più, non riusciva a dormire e non faceva che pensare a Baldo.

Ester non venne considerata complice e perciò non fu punita. Continuava con i suoi progetti, ma non poteva sopportare di vedere la sorella tanto disperata; decise quindi che avrebbe aiutato Baldo a portarla via da quella che ormai non era più una casa ma una prigione.

Erano giorni che lui tentava di entrare dal solito punto, ma la pietra viola era sparita e non vi era modo di aprire il varco.

« Dove sarà finito quel dannato di un cinghiale? » sbottava con sempre maggior impazienza.

Chiese anche l'aiuto di Zeno, ma, nonostante innumerevoli tentativi, non riuscirono ad entrare nella villa. La muraglia sembrava esser diventata ancora più alta e il cancello ancora più robusto.

Tornarono ogni giorno compiendo un nuovo tentativo che studiavano durante le giornate di lavoro. Baldo era sempre più disperato e Zeno cominciava a perder le speranze sul fatto di riuscire ad aiutare l'amico.

Poi, una sera, sulla cima della muraglia trovarono Uto. Appena li avvistò sparì dalla loro vista e, da dietro la muraglia, arrivò uno strano oggetto volante che lasciò cadere sulla testa di Baldo un foglio appallottolato.

Torna qui a mezzanotte.
Ti farò entrare.
Vieni da solo.

« Ester cosa sta succedendo? » urlò Baldo in preda ad una crisi di nervi. Nessuno rispose. Baldo guardò stralunato l'amico. Si sentiva che qualcosa non andava e ora ne aveva avuto la conferma. Il solo pensiero che potesse esser accaduto qualcosa a Egle lo faceva impazzire.

Zeno cercò di calmarlo e si rammaricò di non poter seguire l'amico, ma Baldo gli fece promettere di rispettare quelli che erano stati gli ordini di Ester e Zeno dovette cedere. La lucidità mentale del suo amico era già compromessa e non voleva aggravare la situazione complicandogli le cose.

Le ore passarono a rallentatore ma, finalmente, la sera calò. Arturo e Agata andarono a dormire e Baldo partì per la sua missione. Zeno aveva ottenuto di poterlo almeno accompagnare fino alla muraglia e di aspettare lì il suo ritorno. Non avrebbe lasciato solo il suo migliore amico, per nessuna ragione al mondo.

Incapaci di aspettare, arrivarono in anticipo e si accordarono su un segnale da fare in caso di pericolo. Da piccoli giocavano spesso ad imitare gli animali e così scelsero proprio uno dei versi che preferivano: quello del picchio verde.

Da lontano arrivarono finalmente i rintocchi delle campane del paese e quasi nello stesso momento la voce di Ester.

« Adesso non muoverti. Tra poco sarai da questa parte e ti spiegherò tutto... »

Baldo non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che, davanti agli occhi sgranati di un esterrefatto Zeno, veniva afferrato da un'enorme mano metallica spuntata dalla muraglia e portato al suo interno. Zeno lo vide sparire e cominciò così la sua lunga ed estenuante attesa.

*****

« Ester! Cosa sta succedendo? Sono giorni che tento di entrare! » la incalzò Baldo, così felice di esser riuscito finalmente ad entrare da scordare il bizzarro come.

« Buonasera e non c'è di ché... » brontolò lei un po' offesa per non aver ricevuto ringraziamenti, ma soprattutto per non aver suscitato in lui lo stupore che si aspettava per il suo nuovo marchingegno.

« Scusa hai ragione! Grazie! Davvero! Ora dimmi cosa succede... »

« Zitto, non urlare. Mettiti questi... » rispose lei lanciandogli addosso una specie di costume da uomo di latta.

SòcWhere stories live. Discover now