16. La fuga

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Una volpe con indosso una giacca di pelle nera era appoggiata al muro accanto alla porta della stanza di Egle e stava in guardia. Forse aveva annusato qualcosa e non voleva guai.

Ester ne fu infastidita, ma non troppo sorpresa. Guardò i suoi amici e bisbigliò:

« Come pensavamo, Volpe ci vuole mettere i bastoni tra le ruote. Quindi la prima cosa è togliercelo dai piedi. Uto mi raccomando stai attento! E anche voi, Cora e Nora, occhi aperti, ma so che sarete fantastiche come sempre! » concluse con un occhiolino rivolto ai suoi tre fidati amici.

Le gemelle le lanciarono un bacio prima di salire in groppa a Uto che la salutò scodinzolando. Tutti erano pronti a fare la loro parte.

Uto uscì dalla porticina che Ester aveva ricavato apposta per lui nella porta della sua stanza e andò trotterellando incontro a Volpe. Appena quello si accorse di Uto fece un balzo in avanti per colpirlo con un calcio, come provava a fare ogni volta che lo incrociava, ma Uto fu più veloce e lo evitò. Nel frattempo, senza che Volpe si accorgesse di loro, Cora e Nora gli saltarono sulla schiena e si infilarono sotto la sua giacca.

Iniziarono a mordere e dare pizzicotti e Volpe impazziva perché non capiva cosa stesse succedendo. Uto, intanto, lo istigava prendendosi gioco di lui e, correndo, si allontanava sempre più dalle camere delle sorelle.

Volpe, scordandosi il suo compito, si gettò furioso all'inseguimento del cane. Quando il corridoio tornò vuoto e silenzioso, Ester spinse Baldo fuori dalla sua camera e lo indirizzò verso quella di Egle, poi si mise a correre nella direzione in cui era andato Uto e sparì dalla sua vista.

Rimasto solo Baldo respirò profondamente cercando di calmarsi, consapevole che non poteva commettere errori. Si armò di coraggio ed entrò piano nella stanza. La luce era spenta e solo la luna rischiarava debolmente la stanza. Sul davanzale c'era Egle, a piedi scalzi e con indosso un ampio abito azzurro che svolazzava nella brezza della notte.

Guardava fuori dalla finestra fissando malinconica le acque tranquille del lago che brillavano alla luna. Lei non si accorse subito di lui, ma respirò profondamente, chiuse gli occhi, sorrise e si voltò. Restò di sasso quando si trovò davanti uno strano uomo di latta.

Presto il suo volto si illuminò quando capì che il profumo che lei tanto amava, e che neanche quello strano costume aveva potuto celare ai suoi sensi, era proprio quello di Baldo.

Lui la strinse forte a sé e l'emozione fu così grande che nessuno dei due riuscì a parlare. Per qualche interminabile secondo restarono così, immersi l'uno tra le braccia dell'altra.

Ricordando gli avvertimenti di Ester, a malincuore Baldo si sciolse da quell'abbraccio che tanto aveva sognato e le disse:

« Ti porto via! Ester ci sta aspettando al cancello... »

Egle, ancora troppo frastornata, non riusciva a muoversi e continuava a chiedersi se fosse un sogno, temendo il momento del risveglio. Baldo prese il suo viso tra le mani :

« Non c'è tempo! Dobbiamo andare! Prendi solo il necessario e andiamocene prima che qualcuno ci scopra! »

A quelle parole lei sembrò tornare in sé, prese una vecchia borsa di pelle marrone e ci buttò dentro velocemente alcuni vestiti e suoi oggetti personali, mentre Baldo impaziente saltellava da un piede all'altro.

« Ci sono quasi, ma prima devo fare una cosa. Aspettami qui, torno subito... » e così dicendo uscì dalla stanza senza fare rumore. Tornò dopo pochi minuti stringendo tra le mani un piccolo orologio a cipolla che mise nella borsa.

« Adesso sì che sono pronta. Possiamo andare! » sorrise raggiante a Baldo che diventava ogni secondo più impaziente.

Volpe, impegnato nell'inseguimento di Uto, non era ancora tornato al suo posto, quindi tornarono nella stanza di Ester senza nessuna difficoltà. Lì trovarono Cora e Nora pronte ad accompagnarli attraverso la botola.

SòcWhere stories live. Discover now