14. La Maledizione

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Era ormai troppo tardi quando se ne accorse. Era stata così concentrata sul suo dolore e sulla sua rabbia da non rendersi conto dell'intruso che da mesi entrava in quella casa, da Lei ritenuta inaccessibile.

Mentre Lei cercava di ignorare il dolore del suo cuore spezzato, l'amore era sbocciato tra Baldo e Egle e ora sua figlia portava in grembo un bimbo.

Quando Leda lo scoprì, una furia cieca le scoppiò dentro in maniera violenta, come un fiume che, rotta la diga, travolge tutto ciò che incontra.

Non poteva sopportare che qualcuno fosse riuscito a invadere quel mondo sicuro che Lei aveva creato per tenere le figlie lontane da ogni pericolo. Non poteva credere che un ragazzo qualunque fosse riuscito a superare i suoi incantesimi. Ma soprattutto, non poteva accettare l'idea che Egle si fosse innamorata.

L'amore era una favola raccontata ai bambini e Lei aveva pagato a caro prezzo l'averci creduto. Aveva rinunciato alla sua vita, alle sue origini, aveva scelto quell'amore ad ogni costo.

Aveva donato la sua giovinezza e il suo cuore a un uomo che in cambio l'aveva riempita di bugie e tradimenti. E Lei lo aveva scoperto, solo per caso, nella notte più importante , quella della grande festa.

Le occorrevano settimane, a volte mesi, per preparare quell' evento a cui si dedicava anima e corpo. Il marito era sempre impegnato nei suoi affari e lasciava a Lei carta bianca, consapevole che avrebbe reso onore a lui e alla loro casa.

Come ogni anno tutto sembrava andare alla perfezione: la villa era stata addobbata con migliaia di fiori, l'orchestra si era sistemata e aveva cominciato ad allietare gli ospiti che degustavano le prelibatezze esotiche che solo Lei riusciva a procurarsi.

Leda si muoveva con eleganza, una perfetta padrona di casa, e pareva una vera regina con il suo abito blu notte e le piccole perle luminose come lucciole tra i capelli scuri.

Anche le sue figlie erano deliziose nei loro abiti eleganti anche se, come sempre, convincere la minore ad indossarne uno era stata una guerra. Ester detestava infilarsi in quegli abiti scomodi che le provocavano solo prurito e fastidio e aveva accettato solo a patto di poter tenere i suoi capelli così come erano: ricci, crespi e arruffati. Leda, seppur molto contrariata, aveva acconsentito perché la festa stava per cominciare e Lei non aveva tempo da perdere.

Dopo qualche convenevole d'obbligo con gli ospiti, arrivò il momento del consueto brindisi e Leda si accorse che era da un po' che non vedeva il marito che avrebbe dovuto accompagnarla in quel momento. Così, dopo averlo cercato invano in casa e aver chiesto di lui alla servitù, si avventurò nel parco preoccupata.

E fu lì che lo vide mentre con grandi sorrisi e moine metteva un bracciale, che le sembrava di conoscere, al polso di un'altra donna con un vistoso cappello di piume viola sulla testa.

La donna rispose a quel gesto con un urletto entusiasta e con un bacio appassionato.

Il mondo sembrò crollare addosso a Leda quando riconobbe in quella donna una delle sue più care amiche. Incapace di qualsiasi reazione decise di tornare nel salone per non lasciare soli i suoi ospiti. Fu allora che, visibilmente scossa, sentì un gruppo di signore che, ignare della sua presenza, si prendevano gioco di lei.

« Le sue feste sono splendide certo, ma le converrebbe un po' abbassare le arie e scendere dal piedistallo, così potrebbe accorgersi del palco di corna che ha su quella bella acconciatura! » diceva una vecchia con più gioielli che capelli in testa.

« Sono anni che mi chiedo quando se ne accorgerà? Povera ingenua! » rincarava la dose un'altra comare, fasciata in un abito rosa antico talmente stretto da farla sembrare un salame.

SòcWhere stories live. Discover now