11. Ester e Uto

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Dopo che aveva a malincuore lasciato Egle, Baldo aveva un nuovo problema da affrontare: uscire da lì.
Tornò a fatica nel punto in cui era atterrato rovinosamente e, anche se la caviglia gli faceva ancora male, riuscì ad arrampicarsi sul grande pino. Il ramo che aveva utilizzato prima ormai era fuori uso e quindi aveva solo un'opzione: saltare dall'albero fino alla cima della muraglia e da lì poi calarsi in qualche modo fino a terra.

Il suo cuore era così felice che niente gli pareva impossibile. Questo, unito all'incoscienza che da sempre lo contraddistingueva, lo portarono a saltare. Cadde rovinosamente prima di toccare la muraglia e il rumore attirò qualcosa.

Baldo vide avvicinarsi quello che, ad una prima occhiata superficiale, sembrava un cane. Ma restò di sasso quando lo vide meglio. Non era un cane qualsiasi con pelo, carne, ossa e tutto quello che ci si aspetta, ma era un cane fatto di rottami. Pezzi di metallo, bulloni e vecchi oggetti formavano il suo strano corpo.
Nonostante questo si comportava in tutto e per tutto come un cane vero.

Scodinzolando si avvicinò a Baldo per farsi coccolare. Baldo era sbalordito, ma provò ad accarezzarlo dietro le orecchie (come era abituato a fare con Liscio) e il cane sembrò gradire molto.

Pochi secondi più tardi, ecco arrivare correndo una figura con una chioma di ricci scuri e disordinati.

« Uto! Uto! »
La ragazza con i ricci smise di urlare e si bloccò stupefatta quando si accorse che il suo cane non era solo.

« Ciao! Scusa non volevo spaventarti. Stavo cercando di uscire da qui, ma ho una caviglia malconcia e sono appena caduto da quest'albero. Io sono Baldo... »

Lei si riprese dallo stupore e rispose spigliata: « Io sono Ester. E lui è Uto, il mio cane. Tu non dovresti esser qui e, infatti, mi chiedo come mai tu sia qui. Non sei previsto. Comunque possiamo aiutarti ad uscire, ma non dovresti più entrare. Se mia madre dovesse scoprirlo sarebbero guai... »

Baldo capì di trovarsi di fronte alla sorella di Egle.

« D'accordo, ti sarò davvero grato se saprai aiutarmi, Ester », le disse alzandosi a fatica e porgendole la mano.

Lei non ricambiò la cortesia e sbuffando richiamò Uto a sé.
Quando il cane la raggiunse lei si chinò su di lui e cominciò ad armeggiare con il suo corpo. Senza che Baldo riuscisse a capire come, in pochi istanti Ester gli mise tra le mani una scala incredibilmente alta con cui avrebbe potuto raggiungere la cima della muraglia.

Baldo non si capacitava di quello che aveva appena visto ed era rimasto impalato ad osservarla con gli occhi sgranati.

Lei alzò gli occhi al cielo e con uno sguardo impaziente lo invitò ad affrettarsi. Quando Baldo si trovò in cima alla muraglia, Ester aveva già ritirato la scala e ci stava rimettendo mano.
Pochi secondi dopo la scala scomparve e Uto tornò scodinzolando al suo fianco.

« Grazie per avermi aiutato Ester. Posso tornare a trovarti? Qui è così bello e Uto è davvero un cane straordinario », abbozzò lui.

« Fammi indovinare... Hai conosciuto mia sorella Egle e hai perso la testa per lei... »

Baldo rimase di nuovo senza parole, e a lui non capitava molto spesso. Quella ragazza sapeva il fatto suo.

« Beccato. Come hai fatto? »

« Cosa importa. Ho indovinato e ho deciso: ti aiuterò ma ad una condizione...»

« Ti ascolto! »

« Non so ancora come ma tu sei riuscito a cambiare le cose. Quindi potrei provare a farti rientrare, ma tu dovrai fare una cosa per me... »

SòcWhere stories live. Discover now