21. Una difficile alleanza

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« Perché sei qui? »

« Non sono affari tuoi! »

« E invece lo sono! E se la principessa scende dal pero e torna alla sua reggia, io vorrei andare a cercare Martino... »

« Vengo con te! »

« Come come? No, splendore, non ci siamo capite. Io e te non facciamo nulla insieme. Ti ha mandato tua madre per aver il primato delle pettegole in paese? »

« Mia madre non sa che sono qui quindi piantala. Non salto di gioia all'idea di starti vicina credimi, ma anche io voglio sapere dove è finito Martino... »

« E come mai, di grazia? »

« Non sono affari tuoi! »

« Questo lo hai già detto, ma non è la risposta giusta. Allora? »

« Voglio entrare da sempre qui dentro e ora ne ho l'occasione... »

« Pensi davvero che io ti creda? Dimmi cosa cavolo ti passa in quel cervello da gallina che ti ritrovi! »

« Hai finito con gli insulti, nanerottola? Il perché non ti deve interessare quindi finiscila!» Nilde era davvero furiosa,
« e ora andiamo, invece di star qui a perdere tempo... » e detto questo cominciò ad avvicinarsi al vecchio cancello.

«No no no... » sbuffò Gemma picchiandosi una mano sulla fronte con un sorrisetto ironico, « non sarà forse che la signorina bistecchina si è presa una bella cotta per Martino? »

« Ti ho detto di smetterla! E non chiamarmi così » esplose in un ruggito lei. Gemma che non si aspettava quella reazione restò di sasso.

Nilde e Martino ai suoi occhi apparivano come la coppia più mal assortita dell'universo. Le avrebbe fatto meno strano vedere un piccione a braccetto con un porcospino che quei due mano nella mano.

Scacciò infastidita quell' improbabile immagine dai suoi pensieri. Non poteva perdere tempo, ora doveva trovare il suo migliore amico e, forse, non farlo da sola avrebbe anche potuto facilitare l'impresa.

« Va bene, va bene calmati! Quella vena che ti pulsa sulla fronte non ti dona per niente... » esclamò Gemma. « Andiamo! Avevo proprio bisogno di un'esca in caso di pericolo... » e, senza aspettare la risposta dell'altra, si incamminò con passo spedito verso l'ingresso della villa.

Nilde alzò gli occhi al cielo e poi la seguì fino al cancello. Era davvero immenso e le ragazze pensarono che sarebbe stata una vera impresa aprirlo o scavalcarlo.

Gemma, però, notò che le due parti che lo componevano non erano serrate tra loro, ma c'era un po' di spazio come se il cancello fosse stato aperto con forza e fosse stato richiuso senza troppa cura.

« Dai proviamo a tirare che se siamo fortunate riusciremo ad aprirlo... »

Nilde la guardò combattuta tra la voglia di rispondere che lei non avrebbe preso ordini da una ragazzina scorbutica e lo stupore, perché, per la prima volta, Gemma le aveva parlato senza insultarla. Decise che per il momento avrebbe messo da parte la loro antipatia reciproca in nome del loro obiettivo comune, quindi annuì senza aggiungere altro e si avvicinò a Gemma.

Insieme tirarono il cancello con tutte le loro forze ed entrambe esultarono quando quello si aprì. Mantenendo una certa distanza tra di loro, cominciarono ad addentrarsi in quel labirinto di vecchi alberi morti ed erbacce che era il parco della villa. In alcuni punti i rovi erano così alti da arrivare al petto delle ragazze che, fiere e testarde, non si lamentavano dei graffi che ricevevano.

Nilde lanciò un urlo acuto quando inciampò e si accorse che l'ostacolo che l'aveva fatta cadere a terra era un braccio. Gemma la aiutò ad alzarsi, le fece vedere che si trattava di un pezzo di una vecchia statua e la prese in giro, ma non troppo, perché anche lei era molto tesa.

SòcWhere stories live. Discover now