10. Dodici anni prima...

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Il lavoro alla vigna era duro e monotono e la voglia di evadere dal paese e andare lontano era tanta. Baldo ci pensava ogni giorno e le litigate con suo padre erano sempre più frequenti.
Lui non capiva la voglia di andarsene del figlio; lì c'erano le sue radici e per Arturo sarebbe stato impensabile allontanarsi da bosco e vigne.

Baldo invece era cresciuto tra le pagine dei suoi libri. Storie di pirati ed esploratori, di cavalieri e maghi, di viaggi e avventure in posti lontani erano la sua via di fuga da una realtà che sentiva troppo stretta.

Sua madre Agata condivideva con lui l'amore per la lettura e appena poteva gli regalava un libro per permettergli di vivere avventure fantastiche. Amava profondamente Baldo e avrebbe fatto qualsiasi cosa per vederlo felice, anche andare contro all'altro grande amore della sua vita, suo marito Arturo.

L'incontenibile voglia di avventura di Baldo lo spinse un giorno, all'età di 22 anni, ad intrufolarsi in una vecchia villa disabitata in cui nessuno osava metter piede.

Sulla cima della collina, quel vecchio cancello, un tempo bellissimo, era chiuso e arrugginito da così tanti anni che non accendeva più l'interesse di bambini e ragazzi.

L'immenso giardino al suo interno era ormai un intricato groviglio di piante da cui spuntava qua e là un pezzo di statua a ricordare i fasti del passato. Guardando attraverso il cancello, si riusciva a scorgere la villa pesantemente danneggiata dal tempo: una parte era completamente distrutta come se ci fosse scoppiata una bomba, mentre per il resto finestre sbarrate con assi di legno consumate, pezzi di muro mancanti e ampi buchi nel tetto, contribuivano a rendere l'idea di una casa da tutti dimenticata.

In paese, un tempo, si raccontavano tante storie su quella casa in collina, sulle grandi feste che vi si tenevano e sulla ricchezza di chi vi abitava.

Quello che si sapeva era che il signore della villa era proprietario di gran parte dei vigneti e delle colline della zona. Aveva due figlie e una moglie bellissima. Vivevano in quella grande villa circondati da un giardino meraviglioso e lussureggiante, accontentati in ogni cosa dalla servitù e raramente varcavano il cancello.

Una volta l'anno però quello si apriva e la villa risplendeva, più bella che mai, per accogliere altri signori accompagnati da donne elegantissime e piene di gioielli. Le donne del paese spiavano la sfilata da dietro le tende e, anche se non lo avrebbero ammesso nemmeno sotto tortura, sognavano di poter un giorno indossare quegli abiti, potersi permettere quelle acconciature e, soprattutto, di poter partecipare a quella festa.

I bambini invece si godevano quell'insolito viavai e aspettavano con impazienza che scendesse la sera. Per tutta la notte infatti avrebbero ascoltato musica e risa e visto il cielo riempirsi di colori e profumi magnifici. I loro genitori avevano un gran da fare a convincerli a rientrare in casa, perché i bambini non volevano perdersi nulla di quello spettacolo unico.

Per molti anni quella festa fu un appuntamento fisso e poi, proprio durante una di queste, successe qualcosa di terribile.

Il cielo smise improvvisamente di riempirsi di colori e si tinse unicamente di un intenso rosso sangue. La musica cessò seguita da un grande boato che fece tremare i vetri di tutte le case e un terribile odore di fumo invase l'aria.

Quando la gente del paese accorse, si trovò davanti la villa mezza distrutta e il cancello sbarrato. Alcuni uomini cercarono di aprirlo per poter entrare e prestare soccorso a chi vi era rimasto intrappolato, ma non ci fu modo. Poi un nuovo boato fece tremare la terra e la voce di una donna intimò loro di andarsene o di prepararsi a morire.

Nessuno avrebbe mai ammesso di aver sentito o di credere a quella minaccia, ma nessuno tentò di disobbedire.
Il cancello non si riaprì mai più: nessuno ne uscì e nessuno tentò più di entrarci. Nessuno parlò più di quella notte e di quella casa.

SòcWhere stories live. Discover now