•Capitolo 25•

7K 231 9
                                    

-Non devi sapere nulla.
Scoprilo da sola. Non saró di certo io a farti capire che persona é il tuo adorato professore.-
-Sei uno stronzo, e una troia te la meriti proprio.-
In questione di secondi mi ritrovo di nuovo sola, anche se questa volta in compagnia dei miei demoni interiori.
La rabbia mi divora, il non sapere di chi sono innamorata é altrettanto frustante e doloroso.
Ma voglio davvero sapere chi é?
Io sono innamorata della persona che credo sia, quale uno stronzo manipolatore.
Ma chi é in realtà? E se non mi piacesse la sua vera persona?

Ah, sto delirando.
Non dovrebbe attirarmi neanche ció che credo sia.
Ho paura, paura di sapere la verità ma allo stesso tempo desiderio di saperla.
Sono contradditoria, lo so ma é tutto così strano.
Continuano a non esserci risposte.
Ho completato un puzzle tutto mio, ma ora i pezzi sono sparsi e senza le risposte a queste domande non posso ricomporli. É talmente frustante.

Forse dovrei parlare con lui, ma insomma perché dovrebbe dirmi dei suoi scheletri che siano familiari o no? Perché dovrebbe confidarsi con me?
Infondo non sono nessuno se non la sua alunna.
Che prima o poi si concederà per soddisfarlo.

No, io non sono questa.
Ció non fa parte del mio essere e se lo facessi sarei appunto una...troia, si. Troia ed ipocrita, ma entrambi gli aggettivi non fanno parte di me stessa.

(Voce narrante)
Greta si posa sul letto della sua camera, avvolta da mille pensieri che le divorano l'anima.
Ma non é sola, accanto a lei c'é Thomas che farfuglia qualcosa accarezzandole il viso.
Lei sospira, ma non apre gli occhi e probabilmente non saprà mai della presenza del suo amato.
Lui continua a fissarla, con aria colpevole.
Colpevole di star distruggendo una ragazza innocente, ma alla quale non riesce a resistere, non riesce a starle lontana.
É così bella, così dolce ed innocente.
Lui le bacia il capo, lasciandola su quel letto, ancora in top e pantaloncino.
É sfinita, più che fisicamente, moralmente.
-----------
La sveglia suona.
Sono le 7:00 ed oggi é il penultimo giorno qui a Londra.
É passato così velocemente il tempo, e dopo la prima sera non ho più parlato con Marco.
Ma dovrà darmi quelle benedette risposte.

Le visite guidate sono terminate, ed io davvero amo questo meraviglioso posto.
Ne abbiamo visitato solo una parte, ma Londra é troppo bella per non essere visitata per intera e mi sono ripromessa che torneró.
In questa città lasceró il cuore e tanti altri ricordi.

Oggi abbiamo lezione di pattinaggio, ma io mi sento debole.
Non credo di poter affrontare un'altra lezione, con un istruttore pedofilo, tra l'altro.
Come se Mr manipolatore non lo fosse!
Beh, in un certo senso... ma sono due cose differenti, e molto.

-Greta, io domani non voglio tornare a casa. Restiamo qui, ti prego.- piagnucola Ludovica.
-Ti rendi conto di quanti boni ci sono qui?- continua.
-E io che pensavo volessi riamenere per la bellezza di Londra..- ridacchio
-Per la bellezza della popolazione, sicuramente.-
-ah sei sempre la stessa.-

Federica é già al piano di sotto, é sempre così distante da noi. Non le ho raccontato nulla di Thomas, non credo sia adeguato farlo e poi non mi fido più, ormai.

-Greta, hai un viso così pallido... stai bene?- mi chiede Crisitina.
Lei si accorge sempre di tutto, sempre.
-Si...sarà il freddo.-
-Chiedi alla prof di restare qui. Tanto neanche ti piace il pattinaggio.-
-Mh, ci proveró. Andiamo a fare colazione?-
-Si, sono le 8:00 passate, andiamo su.-

Scendiamo al piano sottostante, dove la maggior parte degli alunni hanno già termiato la colazione, noi ovviamente siamo in ritardo.
Thomas non c'é, al tavolo degli insegnanti c'é solo la professoressa di italiano.
Appena terminata la colazione, risalgo in camera, da sola.
Divento sempre più pallida, e ho paura che mi stia accadendo qualcosa.
Ma magari sarà appunto il freddo, o un po' di pressione bassa.
Credo proprio che oggi pomeriggio non andró a lezione di pattinaggio.

Sento suonare alla porta, più volte.
Apro la porta ed é la professoressa di italiano.
Perché?
-Sancez, la tua amica mi ha riferito che sei indisposta.
Per oggi puoi rimanere in albergo, guardando il tuo viso affermo che non sia una scusa ma la pura verità.
Poi sei sempre stata presente in tutte le lezioni quindi posso sorvolare l'assenza di quest'ultima.-

La professoressa di italiano così comprensiva? Oh mi segno il giorno e l'orario sul calendario.
-La ringrazio, prof.-
-Riposati, noi saremo di ritorno per cena.-
Annuisco ed esce dalla stanza.

Dopo essermi riposata un po' esco dalla camera, per prendere un po' d'aria.
Mentre mi dirigo verso la hall, sento voci familiari da una porta socchiusa.
Mi avvicino silenziosamente, e intravedo Thomas con la signora del bar.
-Ti vedevo molto affiatato con quella ragazzina.- gli dice facendo il broncio.
-Greta?- ridacchia -é solo una ragazetta, volevo farle assaporare il mio fascino- continua
-Ma davvero?-
-Sta zitta- le sfiora il labbro con le dita, per poi metterla a cavalcioni su di lui, baciandola appasionatamente.
Basta, basta, basta!
Cristina ha ragione, non sono nulla, solo una stupida ragazzina!
Sono una stupida...ho davvero creduto che..no, che stupida!
Le lacrime incominciano ad inondarmi il viso; non guardando a terra inciampo sul maledetto tappeto creando un gran tonfo.

La porta si spalanca, alle mie spalle mentre sono ancora a terra, dolorante.
-Signorina Sancez...-
É lui, cazzo!

~Angolo autrice.
Buon pomeriggio a tutti.
Ci avviciniamo sempre di più alla fine della storia, ma anche della gita scolastica a Londra.
So che nel capitolo precendete era appena iniziata, ma ho preferito fare un salto alla fine dei giori prestabiliti. Ho le idee molto chiare sul continuo della storia, e volevo arrivare proprio a questo punto senza dilungare la gita scolastica che vi avrebbe solo annoiato senza alcun avvenimento.

Come sempre vi chiedo di commentare che non lo fate da un bel po' e di votare..
A presto!

Obsession.Where stories live. Discover now