In limine

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L'ultima volta su questa strada

con l'intenzione di andare a scuola

con quel percorso a pelle, a memoria,

fatto gridando che sono in ritardo.

Fra un paio d'anni ci ritroveremo

in imbarazzo davanti alla porta

mai più una classe come una volta

ed altra gente seduta nei banchi.

Quante volte c'è un'ultima volta

senza che tu te ne accorga neppure

per questa mattina, almeno, fai lento,

fai tuo ogni gesto e gusta il tuo pianto,

come si gusta un buon vino, un rosato.

Il muro è bianco e senza orologio

è un bianco vuoto, un po' indifferente,

ma non si poteva lasciare che l'ora

vegliasse sui banchi a farci da specchio.

A quella finestra si affaccia un balcone

è lì da cent'anni e nessuno lo sa

Soltanto chi ha alzato la testa dal foglio

ricorda la vita che usciva di là.

E i volti, il cortile, dimentico troppo,

non ho mai prestato abbastanza attenzione.

Dove avrò messo le cose da dire?

Dov'è chi è importante e volevo vedere?

La scala antincendio, le grida,

che strano, pensavo... C'è il sole.

Vi guardo negli occhi di nuovo,

ricordo una vecchia canzone. È finita.

Mi scivola il giorno dagli occhi,

cerchiamo una cosa qualunque da dire

per trattenerci ancora un'oretta

«Prendiamo un caffè dalla macchinetta?»

Un vuoto di passi, un terrore di bimbo,

si stiracchia nell'aria una nota

E poi sul più bello è silenzio, di botto.

Sapremo mai quanto siamo cambiati?

È pronta, adesso, si firma precisa,

come un'ombra, un'eclissi prevista

la sensazione amara, bizzarra,

che è l'ultima volta sulla soglia.







N.d.A.: Poesia vecchia di ben quattro anni, scritta per i miei compagni l'ultimo giorno di quinta superiore. Forse per voi avrà poco significato, ma vorrei dedicarla alle persone che questo mese hanno finito la scuola, con la speranza - come direbbe Shakespeare - che prendano di questa poesia ciò che a loro piace.

In principio è l'insonnia [Completa]Where stories live. Discover now