Alla mia ladra fragile

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A J.





Ancora è teso il bordo della toppa

l'emorragia dell'alba

e il filo che l'abbraccia.

Filo - per dio! -

che ho ricercato a lungo.

Sottratto, non so come,

lo ritrovai per caso

fissato con un gancio al doppio fondo

del cilindro di un poeta.

S'intravedeva appena

ed eri stata tu a rapirlo

perché eri sola

e non avevi ostaggi.

Prendesti il filo mio, così vicino.

Vorrei, con pugni onesti,

fare a botte

con te, con il tuo viso, finché torni

al giorno in cui per primo crebbe il verso

e lungo i mondi

da me creati a somiglianza tua,

così che tu possa vedere

il palpitio dei cieli e delle ore

il limine di vetro dei ritagli

e la bellezza.

Ma sotto il cimitero

la Francia e questa tua magrezza,

e il sole,

che ad ogni nuovo grido

cola e mi percuote la pupilla,

cingo, breve,

le tue ginocchia con le braccia,

sorrido e mi incammino tra la gente.

N.d.A.: Questa è una poesia molto sofferta, e come tale forse è poco lucida. Ho dibattuto a lungo con me stessa se fosse il caso di pubblicarla o meno. Quindi sentitevi liberi di chiedere, se il testo risultasse troppo fumoso.

In principio è l'insonnia [Completa]Where stories live. Discover now