II capitolo-

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Sedevamo a tavola da un quarto d'ora e Mariette non aveva smesso nemmeno per un secondo di farmi domande, dalla scuola alla mia vita privata e ad ogni mia risposta, i fratelli come due bambini dell'asilo, mi seguivano con versi e sbuffate.

Ero lì da mezza giornata e mi avevano già fatto capire non solo di non essere la benvenuta, ma anche che avrebbero fatto di tutto per buttarmi fuori da quella casa. Finito di mangiare, aiutai Mariette a sparecchiare, mentre Cole e Abel seguirono il padre in salotto.

<non preoccuparti per Cole e Abel. Si affezioneranno presto> mi sussurrò la signora mentre mi passava un piatto. Come avrei voluto dirle quello che era successo appena quella mattina, ma non dissi nulla, non volevo farla sentire dispiaciuta, sopratutto perchè non era colpa sua. Però nella sua voce si sentiva una strana convizione che fece vacillare per un secondo la mia sicurezza sul fatto che non si sarebbero mai affezionati.

Finimmo di sistemare il tutto e avevo decisamente bisogno di un bagno rilassante.

<Mary, va bene se uso il bagno per un po'?>  domandai.

Lei mi guardó sorridendomi dolcemente. <vai, non devi neanche chiedere.  Ho sempre desiderato una figlia, in questa casa manca un tocco di femminilità e finezza!> Ridacchiai con lei prima di dirigermi verso il piano superiore. Se solo avesse saputo che finezza e femminilità non esistevano nel mio vocabolario.

Salii in cameria mia, che si trovava di fianco al bagno. La stanza era enorme, molto più grande di quello che mi aspettavo e di quello a cui ero abbituata. Il letto era da una piazza e mezza, l'armadio di fronte aveva le ante a specchio, c'erano due comodini ai lati del letto e una finestra a due ante che si affacciava sul boschetto dietro casa. Mi sembrava di essere nella stanza di qualche famiglia reale. Presi tutto quello che mi serviva dalla valigia che era stata adagiata sul letto e mi avviai in bagno. Quest'ultimo, come ci si poteva aspettare da una casa del genere, sembrava essere uscito direttamente da quei cataloghi di arredamenti troppo costosi che mi sarei solo sognata di possedere. C'erano sia la doccia che la vasca e tutto quello che ci può essere in un bagno. Sinceramente ho sempre preferito le cose piccole, mi sentivo più protetta in uno spazio ristretto, ma quella casa mi piaceva moltissimo, perchè nonostante fosse così moderna e enorme, aveva un non so che di familiare e amorevole che mi faceva sentire quasi amio agio.

Iniziai a spogliarmi e un brivido di freddo mi percorse tutto il corpo. No, non era il freddo, era più come uno strano e insolito avvertimento, ma non capivo da cosa dipendeva. Non lo capì fino a quando la porta si spalancò.

Ad averla aperta era stato Abel che in quel momento mi stava guardando con occhi e bocca sbarrati. La mia espressione doveva essere stata la peggiore che si sia mai vista nella storia dell'umanità. Non aspettai un secondo di più e senza che me ne accorsi, il mio pugno stava colpendo velocemente  lo zigomo di Abel e ancora più velocemente gli chiusi in faccia la porta.

<sei un idiota!> urlai dal bagno. Le guance mi stavano andando a fuoco, altro che doccia calda rilassante, qui mi sarebbe servito un bagno di ghiaccio per ritornare alla mia temperatura naturale.

<io?! tu dovevi chiudere a chiave!> mi urlò lui di rimando. In effetti aveva ragione... ma in mia difesa posso dire che non ero abbituata ad avere così tante persone in casa!

<ti odio!> il mio orgoglio mi impediva di ammettere che "in parte " ( solo in parte eh) quella in torto ero io.

<ma smettila! non c'era niente da vedere, mi sembrava di aver visto una tavola da surf piuttosto che una donna!> cosa?!! Non mi sentivo più in colpa per avergli dato quel pungo, anzi! Avrei dovuto darglielo più forte.

<Vaffanculo Stevenson!>  <vaffanculo Booth!> 

La giornata non era iniziata bene ed era finita anche peggio!

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Spero vi piaccia :)

I miei nuovi coinquiliniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora