XXIII capitolo

28.4K 1K 445
                                    

<allora?> mi incitò, facendo roteare le chiavi della macchina fra le dita.

<ma..> volevo dirgli che non potevo, Thomas mi stava aspettando dentro e lui era stato gentile con me , non potevo abbandonarlo così.

<non credo ci siano problemi, guarda> mi indicò un punto dalla porta, e vidi il mio cavaliere baciarsi con una bionda ossigenata.

Stranamente non mi fece nessun effetto, sapevo che era così. Avevo avuto una cotta per lui per tanto tempo, sapevo che amava avere tante ragazze.

Alla fine annuì, tanto non ci volevo neanche andare a quello stupido ballo.

<se ti fa stare meglio, quella è la ragazza che era con me>  e quello doveva farmi stare meglio?

Salimmo in macchina e luì mi passò la sua giacca. Io come una stupida non avevo pensato che avrei potuto avere freddo .

<perchè sei così gentile con me ultimamente?> chiesi guardando fuori dal finestrino le case che sfrecciavano dietro di noi.

Lo guardai per un attimo, ma lui non rispose, alzò semplicemnte le spalle e sorrise.

Mi dovete spiegare una cosa ora. Sono io che li pesco tutti strani o c'è qualcos'altro sotto, perchè non me lo spiego. Forse sono io che non riesco a capirlo..bho.

<dove stiamo andando?> controllai il cellulare, 0 notifiche. A quanto pare nessuno si era accorto della mia assenza, ma perchè avrebbero dovuto dopotutto.

<a berci qualcosa.> ottima, ottimissima idea. Ne avevo proprio bisogno.

In quel periodo tutto stava andando male, lo Stronzo, non riuscivo a smettere di piangere pensando alla mamma, papà non si faceva sentire e ultima cosa, ma non per importanza stavo saltando la scuola troppe volte.

Se fossi stata un'altra persona di sicuro mi sarei stata sulle palle, mi lamento così  tanto della mia vita quando c'è gente che sta peggio...

A riportarmi alla realtà da quei pensieri stupidi fu Abel che mi disse che eravamo arrivati.

Ci trovavamo di fronte ad un piccolo bar davanti ad un altrettanto piccolo laghetto.

<qui è dove vengo ogni volta che voglio star da solo> mi sorrise, un sorriso malinconico se devo dirla tutta, ma non dissi nulla.

Il lago era magnifico, rifletteva la luna piena e con il boschetto intorno rendeva tutto misterioso.

<sembra il posto perfetto per commettere un omicidio> non ci pensai mentre dicevo quelle parole, ma credo di aver proprio rovinato l'atmosfera.

Ma ehi! non sarei io se non l'avessi fatto!

Abel rise e io risi con lui. Non c'era antipatia nei miei confronti in quel momento, come se le 3 settimane passate a prendermi in giro non fossero mai esistite.

<dai, entriamo> Mi prese la mano e mi portò dentro. Il locale era davvero carino, i tavoli rotondi erano in legno scuro mentre le sedie rosse. Era praticamente deserto, c'era solo una coppia di vecchietti che giocava a briscola in fondo al bar.

Ci sedemmo sugli sgabelli davanti al bancone e tolsi le scarpe, non era passata nemmeno un'ora e già mi facevano male i piedi.

Erano di gran lunga meglio le mie scarpe da ginnastica usurate.

<signorina! Non ti aspettavo oggi, pensavo fossi andato a quella festicciola > un uomo sulla sessantina uscì dalla porta che doveva portare al retro. I capelli e la lunga barba erano grigi con qualche ciuffetto nero.  A un certo punto fissò i suoi occhi neri su di me, poi li spostò velocemente su Abel e fece andare su e giù le sopracciglia con uno sguardo malizioso.

I miei nuovi coinquiliniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora