XV capitolo

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<sai credo che Adam mi piaccia sul serio. Cioè non piacere e basta..Mi piace piace, capisci che intendo? > mi chiese Shannon mentre sorseggiavo un cappuccino al bar della scuola.
<ah l'amore! Ti fa diventare ancora più matta di quanto tu non lo sia già.> la presi in giro, ma ero davvero felice per lei. Dopo il suo primo ragazzo non aveva avuto altre storie per paura di soffrire. Quel deficiente l'aveva tradita più di una volta, e lei a soli 14 anni non sapeva che fare se non piangere a dirotto e strafogarsi di schifezze in mia compagnia.
Dopo tanto tempo era comparso Adam, un ragazzo di un anno più grande a noi e da quello che avevo potuto vedere era un tipo a posto.

<allora, com'è andata con Cole? Avete più parlato dopo quel giorno?> mi domandò mentre finiva il suo cornetto al cioccolato.
Piano piano il bar si riempí, ragazzi che facevano la fila alla cassa e altri che non sapevano ancora come usare la macchinetta provocarono un gran chiasso.
<che ne dici di avviarci in classe, qui c'è troppo rumore> lei annuì e così,  prendendo gli zaini andammo in aula.

Non avevo molta voglia di parlare di Cole, quindi cercai in tutti i modi di cambiare discorso.

<domani è il suo compleanno> biascicai con la testa bassa. Il giorno dopo sarebbe stato il 42esimo compleanno di mia madre.

Shannon capì subito e mi sorrise tristemente.  <andrai a trovarla come fai ogni anno?>

<sì, se ti chiedono perchè non sono venuta a scuola dì che sto male ok?>  annuì prendendomi la mano.

<sai a volte ti invidio.> la guardai confusa .

<e perchè mai?> chiesi , la classe cominciò a riempirsi.

<sei sempre così forte. Anche quando stai male non lo dai a vedere. E' per questo che ti invidio,io non ci riuscirei mai.> le diedi un buffetto sulla spalla e prima che potessi replicare entrò il professore schiarendosi la gola, facendo zittire tutti quanti.
Non potrei mai farcela senza di lei.

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Erano le 6 del mattino e tutti stavano dormendo. Cercando di non far rumore , mi preparai e scesi in cucina.

L'autobus sarebbe passato alle 6.30 e mi avrebbe portato al cimitero. Ogni anno, da quando era morta, mi piaceva andare da lei e rimanere li tutto il giorno. Anche se era solo una tomba, mi sentivo in qualche modo più vicina a lei. 

Stavo morendo dal sonno, la sera prima ero rimasta in piedi per finire di leggere Orgoglio e pregiudizio  ed ora faticavo a tenere gli occhi aperti.

Complimenti Alex, molto intelligente come cosa.
Mi pizzicai il braccio per svegliarmi un po', anche se non funzionò molto.

Finita colazione, presi un post it e scrissi qualche parola per non far preoccupare Robert e Mariette e silenziosamente arrivai all'ingresso, aprendo la porta ,cercando di farla cigolare il meno possibile.

<che stai combinando?> mi spaventai all'improvviso, il cuore mi stava per schizzare fuori, ne ero sicura. Mi girai e vidi Cole.

 Si trovava ai piedi delle scale solo con i pantaloni del pigiama che mi guardava con un cipiglio in fronte. Anche nella penombra, si notava il suo fisico da modello..

<Sto andando da una parte> risposi evasiva , sperando che quella risposta gli sarebbe bastata, ma come immaginavo non fu così.

<dimmi qualcosa di meno ovvio> si avvicinò a me, così da poter sussurrare.

<se non me lo dici , non ti permetterò di uscire> disse mettendo una mano a lato della mia testa , appoggiandosi alla porta. Lo guardai negli occhi per qualche secondo e capì che l'avrebbe fatto sul serio ,così sbuffai e gli rivelai tutto.

<oggi è il compleanno di mia madre, andavo a trovarla> risposi a testa bassa. Era sempre così triste pronunciare quelle parole.

Quello che desideravo davvero era poter dire " E' il compleano di mia madre e non ERA".

Visto che non apriva bocca , aprì l'ingresso <bhe, io vado> alzai la mano in segno di saluto, ma prima che potessi uscire, Cole mi afferrò per un polso e richiuse  alle mie spalle.

<aspetta, ti porto io>

<no! cioè ...non devi scomodarti per me e poi preferirei star da sola..> ignorandomi completamente, andò in camera sua e pochi secondi dopo ritornò vestito con le chiavi della macchina in mano.

<ti ho detto che posso andare benissimo da sola> gli ripetei, ma era come parlare ad un muro.

<non lo faccio per te. Anche io oggi avevo in programma di andare a far visita a qualcuno> mise in moto e partimmo. Non ci credevo molto a quello che aveva appena detto, ma lui sembrava serio e non lo contraddissi.

Arrivammo verso le 7 e c'era ancora piuttosto buio e con la nebbia ,faceva  sembrare il cimitero degno di un film horror.

<hai paura?> mi chiese con un ghigno in volto, mi girai e lo guardai male.

<ci vediamo dopo> lo salutai e andai verso mamma.

Presi il vaso e cambiai i fiori, tolsi le rose e misi i Crisatemi e Dalia. La mamma mi aveva insegnato il significato di questi, lei adorava il giardinaggio e me ne parlava sempre.

I primi significano vita e la Dalia:gratitudine.   Gratitudine verso di lei , per tutto quello che aveva fatto per me.

Ero sicura che in questo momento, anche mio padre stava pensando a lei. Non che non lo faccia tutti i giorni, ma quel giorno la pensava ancora di più, ogni singolo istante della giornata.

Magari sorridendo, pensando a quale regalo le avesse potuto fare se fosse stata ancora in vita

Mi sedetti davanti alla lapide e osservando la sua foto, non potei fare a meno di piangere.

Spero sempre che questo dolore possa passare prima o poi, ma come si fa a star meglio se ogni cosa ti ricorda la persona che hai perso? Mi chiedo perchè tutto deve essere così doloroso..

Poco dopo sentì qualcosa di caldo sulla guancia, un fazzoletto di stoffa. Cole era  accanto a me , con il braccio teso a darmi il piccolo pezzo di tessuto.

Lo presi ringraziandolo e mi asciugai le lacrime. Odiavo piangere davanti alle persone, ma in quel momento non me ne importò.

<non dovevi andare a trovare qualcuno tu?> gli chiesi, cercando di mantenere un tono normale, risultato penoso.

<ci andrò dopo, sei tu quella che ha più bisogno di compagnia ora> si sedette accanto a me, accarezzando i piccoli sassi posti sopra la tomba.

Ho sempre pensato di voler rimanere da sola in un giorno come questo, ma con lui vicino  è tutta un'altra cosa. Mi sentivo meno distrutta..

Nonostante il freddo, si tirò su la manica del giubbotto, rivelando un piccolo tatuaggio di un dragone sul polso che non avevo mai notato. Chissà cosa significava.

Il sonno si faceva sentire, ma non volevo andarmene.  Avevo bisogno di stare con lei almeno per un po'. Chiusi gli occhi per un attimo, immaginandola ancora accanto a me, ancora bellissima con quegli  occhi grigi brillanti e sempre allegri. Faceva ancora così male nonostante fossero passati anni..

Ancora con gli occhi chiusi , Cole appoggiò la mano a lato della mia testa, portandomi ad appoggiarla alla sua spalla.

Non opposi resistenza. Quel ragazzo mi stava accanto in un giorno che per anni avevo passato in completa solitudine,  non lo sentivo  però come un intruso, ma come un nuovo appiglio.

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Momento tenero fra Alex e Cole *-* .   

Spero vi piaccia:)

I miei nuovi coinquiliniKde žijí příběhy. Začni objevovat