3. Fiori Secchi

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Felicity


Sollevai una mano ricoperta di schiuma e fissai quelle mille bollicine di sapone dai mille colori. L'aria era satura dell'aroma alla lavanda del mio bagnoschiuma e pervasa dalle dolci note di Debussy. Lo specchio era ricoperto da un leggero strato di condensa, chiaro segno che ero da troppo a tempo a mollo. Fissai i miei polpastrelli raggrinziti e sorrisi beata chiudendo gli occhi. Adoravo fare il bagno, farmi cullare dall'acqua tiepida e profumata finché questa non si raffreddava e allora uscire, avvolgermi in un morbido accappatoio di spugna, molto più rilassata di prima e andare a nanna.

Le ultime settimane erano state frenetiche e di certo non tra le migliori.

Prima la visita di Theodore, il brutto litigio e il relativo silenzio insopportabile che aveva caratterizzato i suoi tre giorni di permanenza. Non avevamo risolto nulla, avevo cercato di affrontare il discorso, d'altra parte il fatto che la nostra relazione fosse in una fase di stallo non era una novità recente, ma lui rimandava e faceva finta di nulla. Poco prima di andarsene mi aveva baciato sulla fronte e mi aveva promesso che si sarebbe fatto vivo presto.

Poi all'ultimo minuto un cliente aveva cambiato idea e così un incarico piuttosto rilevante si era volatilizzato e con esso il cospicuo ricavato che sarebbe dovuto servire a riparare il tetto.

Erano ormai venti giorni che vivevo schivando pozzanghere e rischiando di scivolare e rompermi l'osso del collo almeno tre volte al giorno.

Zoe aveva ventilato la possibilità di abbandonare quella cupa baita scricchiolante in cui viveva su nel Maine per venirmi a trovare nonostante la sua avversità per mare, temperature superiori allo zero assoluto e vicinanza a New York e conseguentemente ai nostri genitori.

Mio padre e mia madre in questo periodo si trovavano nella Grande Mela per questioni di lavoro e non avevo ancora capito quando avevano intenzione di tornare a casa in Florida. Le conversazioni con mio padre erano alquanto sporadiche e mia mamma non si interessava molto degli impegni di suo marito perciò ottenere informazioni da quei due era alquanto difficoltoso.

L'anno scorso era accaduto che entrambi venissero a farmi visita senza preavviso proprio perché nelle nostre telefonate mio padre mi aveva rimbrottato senza sosta a causa del passatempo che io chiamavo impiego e mia madre mi aveva stordito con il suo entusiasmo per aver condiviso il tavolo con Meryl Streep ad una cena di beneficenza ma nessuno si era ricordato di accennare alla sottoscritta che avevano intenzione di piombarmi in casa a breve.

Quel giorno il bagno al piano superiore aveva deciso di scioperare perciò quando arrivarono ero tra le più alte con secchi e stivaloni da pesca e il mio benvenuto non fu dei più calorosi.

Mi asciugai, infilai il pigiama e frizionai pigramente i capelli prima di intrecciarli distrattamente e andare a ripescare la boccia di George al piano di sotto.

Chiusi la porta sul retro, feci partire la lavatrice, si sa che la corrente elettrica costa di meno di notte, e ciabattando tornai di sopra.

Sistemai il mio pesciolino nel suo solito posto sopra il davanzale della finestra, di fianco al mio lato di letto. Mi infilai sotto le coperte e spensi la abat-jour sul comodino. La stanza piombò nel buio, rischiarato solo dalla fioca luminescenza proveniente dallo schermo del mio portatile semichiuso. Lo aprii del tutto e cliccai il tasto per aggiornare la mia casella di posta elettronica.

Era tardi ma spesso Theodore mi scriveva nel cuore della notte quando riusciva a distogliere per una decina di minuti la sua attenzione da sementi e ricerche sul pino marittimo e trovare un attimo di tempo per me. Sbuffai infastidita dalla cattiveria del mio pensiero, era vero che mi trascurava ma il suo lavoro era molto importante perciò dovevo essere più comprensiva, o almeno provare ad esserlo. Il pc trillò per segnalare l'arrivo di un nuovo messaggio.

Se son rose fioriranno altrimenti...in bocca al lupo!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora