8. Funghetti allucinogeni

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Liam


Trovare parcheggio fu più complicato del previsto: c'erano auto posteggiate in doppia fila per tutta la lunghezza del viale, macchine sui marciapiedi e nelle aiuole dalla rada erba secca. L'amico di Felicity, Donovan, proponeva di prendere esempio e mollare l'auto di traverso, per metà davanti all'uscita di un cancello su cui capeggiava il simbolo di passo carrabile. La sorella pazza invece voleva essere lasciata davanti all'entrata del locale mentre io mi improvvisavo posteggiatore. Felicity, stranamente, taceva.

Una grossa P lampeggiante fece capolino di fronte a me e indirizzai la vettura in quella direzione. Erano dieci minuti buoni che percorrevamo senza successo sempre lo stesso ampio vialone e l'unica cosa che ne avevamo ricavato era un mancato tamponamento con un tizio ubriaco alla guida che era uscito in retromarcia senza curarsi di controllare nello specchietto retrovisore che la strada fosse sgombra.

«Spero tu non abbia seriamente intenzione di lasciarla qui. Hai idea di quanto siano ladri i gestori dei garage sotterranei?»

Eccola!

Una familiare testa bionda fece capolino tra i sedili anteriori e mi squadrò storto.

«Offro io, se questo è il problema», liquidai la faccenda imboccando il tunnel in discesa che portava alla cassa del parcheggio coperto.

«Sempre a fare l'uomo generoso, vero? Non me ne frega assolutamente nulla dei tuoi soldi, dico solo che è una fregatura sborsare...quanto vuole per quattro o cinque ore?», domandò Felicity, mettendo in standby la sua invettiva per potersi rivolgere all'uomo in tuta da lavoro che ci era venuto incontro e ora ci fissava poco interessato attraverso il finestrino di fianco a me.

«Otto dollari la prima ora, dieci due ore, quindici tre ore e dalle quattro alle sette ore sono ventidue dollari», snocciolò con fare scocciato mentre masticava un chewing gum.

«VENTIDUE DOLLARI?!», un urlo da duecento decibel di potenza mi trapanò il timpano destro, vicino al quale stazionava il volto scioccato della mia cara giardiniera.

«Qual è il tuo problema Flick? Ha detto che paga Mr. Pantaloni Perfetti, approfittane e lascialo fare», intervenne Zoe, la voce calma dal tono quasi annoiato, prima di darle una spinta per rimetterla al suo posto nei meandri posteriori dell'autovettura.

Felicity ovviamente non aveva nessuna intenzione di dar retta al saggio consiglio della sua inquietante parente o di piegarsi ai suoi modi poco garbati ma, evidentemente in vena di litigi, ritornò a rivolgersi al parcheggiatore, il busto nuovamente reclinato in avanti per poter guardare dritto negli occhi il suo avversario.

«Lei deve essere matto! Chi è il proprietario qui? Ha mai sentito parlare della crisi economica che sta attraversando il paese? E delle famiglie costrette a fare la fila alla mensa dei poveri? E delle iscrizioni a picco al college lo scorso semestre? Vuole che le mostri le mie calze rattoppate? Lei, sapendo tutto ciò, dove trova il coraggio di chiederci ventidue dollari per un fazzoletto di cemento sudicio su cui lasciare l'auto per qualche ora?!»

Quello la fissò per qualche secondo continuando tranquillo a ruminare la sua gomma prima di risponderle imperturbabile. «È a bordo di un'Audi il cui valore supera il mio stipendio annuale di un bel po' di verdoni. Perciò mi risparmi la scenetta alla Giovanna D'Arco dei pezzenti e se non vuole pagare i ventidue dollari faccia retromarcia ed esca dal mio parcheggio».

«Pezzente sarà lei! Costretto com'è a fare le pulci alle persone oneste...», intervenne Zoe, balzata sull'attenti non appena si era accorta dello sgarbo fatto a sua sorella.

Se son rose fioriranno altrimenti...in bocca al lupo!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora