4. Roselline e Spine

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Liam

«Gradisci un altro po' di orata, Liam caro?»

Non avevo bisogno di alzare lo sguardo per capire quanto veleno nascondesse in realtà quella voce dal tono zuccherino.

Una mano così carica di oro e diamanti da far risultare ridicoli i gioielli della corona di Sua Maestà la Regina d'Inghilterra si levò in aria e con un movimento leggiadro delle dita richiamò la cameriera.

«Dolores, sveglia cara! Servi il Signor Carter Wright prima che Venezia venga sommersa per colpa dello scioglimento dei ghiacciai e io compia trent'anni...»

Rivolsi uno sguardo di silenziose scuse alla povera domestica perennemente vessata da Sua Signoria.

«Non sapevo possedessi una macchina del tempo, Mildred cara», la presi in giro. «Se tecnicamente tu non hai ancora compiuto trent'anni io dovrei essere fermo ai tempi della mia squinternata adolescenza, sbaglio forse?», la interrogai gustandomi appieno la sua espressione livida e oltraggiata.

Matthew si astenne da qualsiasi commento; come sempre evitava di intromettersi tra i continui battibecchi che fin dal principio avevano caratterizzato gli incontri tra me e la sua adorabile mogliettina. Con la coda dell'occhio lo vidi però nascondere educatamente una risata dietro ad un raffinato tovagliolo in seta écru.

«Corretto. Il tuo squilibrio ormonale e la tua pelle acneica avvalorano senza dubbio la tua tesi...», cinguettò lei in risposta, senza scomporsi e continuando a tagliare imperturbabile il suo tortino di zucchine, pomodorini secchi e noci.

Matthew non interveniva anche perché la sua consorte non necessitava assolutamente di qualcuno che la difendesse dato che la sua lunga tagliente bastava per provocare e, se necessario, annientare i suoi avversari.

Il motivo per cui Mildred mi detestava ma tuttavia continuasse a frequentarmi stava proprio lì: ero l'unico che non gliela dava mai vinta. Abituata a comandare a bacchetta il marito, a tiranneggiare domestici e babysitter e a far piangere i suoi sottoposti non concepiva l'esistenza di una persona pronta a ribattere e assolutamente non disposta a piegarsi al suo volere.

«Touché! In questo campo l'esperta sei tu, la mia pelle acneica potrebbe trarre giovamento da uno degli unguenti di cui tu fai uso per celare le squame e non rivelare all'umanità la tua natura serpentesca e le tue rughe da creatura di mezz'età. Cosa mi consigli?». Soddisfatto ingoiai l'ultimo boccone di orata e allungai una mano per afferrare il calice colmo di vino bianco.

«Una ricostruzione plastico facciale radicale»

«Il tuo chirurgo con te ha fatto un buon lavoro quindi potrei prenderla in considerazione...»

Mildred strinse tra le dita la forchetta in argento ma non si lasciò invadere dalla collera. Quella donna aveva un autocontrollo di tutto rispetto.

«Okok. Time out», ci bloccò Matt, «Desidererei gustarmi il dessert senza che esso mi vada di traverso perciò...tregua», propose lanciandomi uno sguardo supplicante.

Annuii rassegnato e sua moglie fece lo stesso, non prima però di avergli rivolto uno sguardo esasperato.

Sicuramente il mio amico avrebbe passato dei guai in privato. Mildred era alquanto rancorosa e non sopportava l'essere ripresa di fronte agli ospiti, soprattutto se a farlo era suo marito.

«Judy non riesce a raggiungerci?», iniziò Mildred cercando di non avere un tono completamente carico di disprezzo mentre si rivolgeva al sottoscritto.

Ripensai all'ultima email di mia sorella ricevuta il giorno precedente: sfilza di emoticon senza senso, tentativi di spiegarmi a cosa stesse lavorando ma già al termine hardware il mio cervello si era dato al panico e dieci foto di gattini negli allegati.

Se son rose fioriranno altrimenti...in bocca al lupo!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora