19. Nontiscordardimé

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Felicity

«Sei un'idiota! Ma cosa dico? Sei un'autentica cretina! Hai lasciato parlare l'ansia e hai mandato tutto a puttane! Eh sì, Flick, non guardarmi così perché io so benissimo cosa ti ha spinto a dire di no. Non è vero che non sei pronta, tu sei nata pronta! Tutto ciò è quello che hai sempre sognato e nel momento in cui riesci finalmente ad ottenerlo tu lo getti via. E sai perché? Perché hai paura, sei paralizzata dal timore che tutto possa andare male, che la vita esca dal tragitto che tu hai voluto a tutti i costi tracciare e che tutto finisca. Finisca male. Perché questa volta il tuo cuore ci è dentro per davvero, totalmente, e la parola fine in questo caso non vorrebbe dire un addio cortese ed un abbraccio come con Theo. Lo aspetti da sempre il tuo Mr.Liam ed ora che è arrivato tu logicamente fuggi. Perché un conto è raccontare quanto si desideri qualcosa e un altro è poi trovarselo effettivamente tra le mani, vivo e finalmente realizzato. Posso chiamarti con tutti i peggio epiteti che conosco, e fidati che ne conosco veramente tanti, ma non gioverebbe a nulla. Rifletti, Felicity, per favore prenditi un attimo e fai la cosa giusta. Sei sempre stata tu la sorella più equilibrata e tradizionale, ti prego di riprendere al più presto il tuo ruolo perché io il saggio maestro Yoda non lo so fare. Ti dico solo un'ultima cosa: non provare niente per paura di provare tutto è la più grande sciocchezza che tu possa commettere. Sì, probabilmente è una semicitazione che ricordo da qualche libro, ma la sostanza non cambia. Ti prego, prenditi cura di te e scegli di conseguenza. E parlane con Liam, non dare per scontato di essere l'unica ad avere questi pensieri. Ti voglio un po' meno bene dopo che mi hai costretto a farti questo discorsone, addio!»

E la connessione venne interrotta.

Avevo sentito la necessità di raccontare a qualcuno quello che era successo una settimana fa. Erano passati sette giorni, giorni lunghissimi e terribili, in cui mi ero confrontata con il mio senso di colpa e la mia neonata inadeguatezza. Scoprire di temere ciò che avevo sempre desiderato mi aveva fatto crollare. E così avevo chiamato Zoe, conscia delle parole crude e prive di tatto che mi avrebbe riversato addosso.

Ho provato a riavvolgere il nastro centinaia di volte in queste notti insonni. Perché ho detto di no? Perché ho affermato fosse troppo presto e che io non fossi pronta? Credo che mia sorella sia riuscita ad esprimere in un discorso di cinque minuti ciò a cui io non sono riuscita ad arrivare in una settimana. Ho sempre pianificato quasi tutto nella mia vita, sapevo che mi sarei sposata e avrei avuto figli. Lo sapevo e probabilmente, nonostante questo pensiero mi faccia vergognare di me stessa, avrei realizzato quel mio progetto anche con Theodore. Non avrei avuto il mio grande amore, ma la restante parte di sogno pianificato a tavolino sarebbe stata realizzata.

Ora invece avevo trovato Liam e tutto era stato inaspettato e meraviglioso. Mi sentivo dieci anni di meno sulle spalle quando stavo con lui e avrei voluto passare il resto dei miei giorni a guardarlo, ascoltarlo e toccarlo. Mi piaceva la galanteria inconsapevole dei suoi modi di fare, la quieta pacatezza del suo agire e la sua esasperante riflessività. Adoravo come non protestasse mai per i miei piedi ghiacciati a letto e come ignorasse di proposito i miei tentativi di renderlo più simile a me. Tutto ciò che avevamo costruito così in fretta e in poco tempo mi sembrava perfetto, perfetto ma terribilmente fragile. E la velocità con cui avevo donato una porzione consistente del mio cuore mi faceva temere il peggio. Mi restava un ultimo appiglio prima di lasciarmi andare, un ultimo pezzettino di cuore che ancora conservavo.

Zoe non lo aveva chiamato col suo nome, ma entrambe sapevamo di chi stavamo implicitamente parlando. Il demone dell'irreversibilità, che mi stava col fiato sul collo sussurrandomi le parole che temevo di più: per sempre. Perché io sulla carta desideravo un principe azzurro che fosse per sempre, ma nella realtà dei fatti vivevo col terrore che in fin dei conti io non fossi fatta per qualcosa di così definitivo. L'ansia mi divora e mille domande non mi danno tregua. E se non mi piacesse convivere con lui? E se scoprissimo di non sopportarci? Se lui si rendesse conto di aver fatto un errore e mi scaricasse? E se vivessimo insieme per trent'anni per poi arrivare ad odiarci?

Se son rose fioriranno altrimenti...in bocca al lupo!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora