12. Fioritura

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Liam


Per qualche strana ragione, nonostante detestassi con tutto il cuore qualsiasi cambiamento imprevisto apportato alle mie giornate accuratamente organizzate, mi era sempre piaciuto cogliere di sorpresa le persone.

Quella volta poi mi ero impegnato sul serio e lo avevo fatto in prima persona. Diane, negli ultimi due giorni, mi aveva osservato in silenzio mentre bisbigliavo al telefono per poi sparire all'improvviso dall'ufficio dandole l'ordine di deviare tutte le chiamate sul mio telefono cellulare. Più di una volta mi venne la tentazione di chiederle una mano o perlomeno domandarle un consiglio ma poi ritornai sui miei passi, ancor più deciso di prima a terminare il lavoro senza aiuti esterni.

Avevo dovuto recuperare le ore di lavoro perse nell'organizzazione di quella serata durante quella fascia oraria, dalle dieci all'una di notte, durante la quale solitamente mi dedicavo alle mie solitarie sessioni di running ma l'espressione di autentico stupore di Felicity aveva ampiamente ripagato il sacrificio e le ore di sonno in arretrato.

Ammirai soddisfatto il mio lavoro, anche se tecnicamente io mi ero occupato più della parte puramente economica e organizzativa, e abbassai lo sguardo per capire se la mia compagna si fosse ripresa o avesse ancora la bocca deliziosamente aperta a o.

Quello che vidi mi destabilizzò ancora di più: «Stai...stai piangendo?», le chiesi osservando il luccichio sospetto che appannava quegli occhioni e minacciava di dare il via ad una cascata da un momento all'altro.

Dopodiché successe qualcosa di ancora più inaspettato e sorprendente: Felicity iniziò a prendermi a pugni. Con gli occhi invasi dalle lacrime, lacrime che evidentemente non era affatto contenta di star versando, iniziò a colpire alla cieca il mio petto mentre tentava allo stesso tempo di trattenere i singhiozzi e riempirmi dei peggio insulti del suo vocabolario.

«Liam Carter Wright! Come ti permetti? No-non puoi fare...così! Cosa accidenti pensavi di combinare? Testa di un cavolfiore che non sei altro! Io-io...arghhh!», continuò a tempestarmi di pugni sempre più deboli fino ad arrestarsi e ad abbandonare i palmi delle mani inerti contro il cotone chiaro della mia camicia.

Poi fece una cosa che non mi sarei mai aspettato da Ms. Van Houten, sempre molto allegra ma anche attenta a mantenere le distanze e ad assicurarsi che tutti stessero al proprio posto senza che le si avvicinassero più del dovuto. Fece un passo nella mia direzione e posò il capo contro la mia spalla, le sue mani sempre posate delicatamente sul mio torace.

Del tutto impreparato dall'inspiegabile svolgersi della situazione smisi di pensare alla precisa scaletta che avevo chiara in mente per quella serata e decisi di comportarmi in modo naturale, senza calcolare troppo quali parole avrei detto di lì a poco e quali azioni avrei compiuto. Allungai una mano e iniziai ad accarezzarle i capelli chiari. Li avevo sempre ammirati da lontano: lucenti e sempre costretti in mille acconciature disordinate. Quella sera li portava sciolti, a decorarle il capo come una cascata dello stesso colore del sole e dal dolce profumo di mandorla.

«Non ti piace? Posso riportarti a casa ora, se vuoi...», chiesi piano.

Lei non si mosse ma si limitò a sussurrare piano, solleticandomi il collo con il fiato. «No! Voglio restare. Lo voglio davvero. È solo che...che è tutto troppo bello. Ed è per me. Cioè almeno penso tu lo abbia fatto per me...E io...accidenti, lo sai benissimo che coltivo sogni romantici fin dall'asilo e vedere tutto questo, sembra troppo un sogno che diventa realtà per credere che sia tutto vero»

Abbassai lo sguardo e la vidi fissare con sguardo vacuo la pelle del mio collo prima di scuotere la testa e allontanarsi da me, assicurandosi di rimettere la solita formale dose di distanza tra i nostri corpi. «Liam...io apprezzo davvero tutto ciò ma, per favore, non aspettarti chissà cosa da me stasera. So che ora in teoria sono libera ma con Theo è finita da così poco che io...», aggiunse in modo frettoloso cercando di guardare dovunque tranne che nella mia direzione.

Se son rose fioriranno altrimenti...in bocca al lupo!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora