13. Fiori d'arancio

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Felicity


«Puah!»

«Condivido in pieno: triplo puah!»

Cercare di avere una conversazione seria con quei due zucconi si stava rivelando possibile quanto scalare l'Everest con un paio di ciabatte infradito infilate ai piedi. Donovan mi aveva stressato l'anima per ore e ore, sottoponendomi ad un interrogatorio serrato finalizzato a minare la mia pazienza zen. Rispondergli malamente che non erano affari suoi non era certo servito a tenerlo buono, anzi, aveva avuto come unica conseguenza il convincerlo che effettivamente c'erano degli affari che mi riguardavano che non volevo condividere con lui. Degli affari che vedevano coinvolti la sottoscritta, Mr. Liam ed un orto botanico.

«...e un letto! Non scordiamoci della parte più interessante del racconto, per favore», ululò Donnie come offeso dal mio tentativo di svicolare per evitare di raccontare a lui e a mia sorella le vicende della mia vita sessuale.

Zoe, prontamente informata dal pettegolo del villaggio che mi sedeva accanto, aveva per l'occasione interrotto il suo eremitaggio e, scroccando spudoratamente la connessione WiFi dell'ultimo poveretto che aveva scaricato una settimana prima, si era collegata immediatamente sul suo account Skype e aveva iniziato a tempestarmi di chiamate.

«Grazie al cielo hai contattato un medico oculista e quest'uomo pio ti ha dotata di lenti a contatto in grado di sopperire alla tua cecità assoluta! Per tutti i neonati sventrati, sui dizionari, alla voce 'figo' c'è affiancata la foto di quel Carter Wright!», strillò indignata mia sorella, la quale, alla notizia della rottura tra me e Theo, si era così emozionata da dichiararmi a denti stretti e ringhiando che forse poteva ritornare a volermi bene e smettere di raccontare a tutti di come la sua sorellina minore fosse stata disciolta nella soda caustica da un terribile assassino quando aveva solo sette anni. Che magnanimità!

«Io non credo che il termine 'figo' sul vocabolario esist-»

«Hai perfettamente ragione, Z! Quel Theodore era una sorta di pallido omuncolo ricoperto di alghe ripescato da un laghetto...», intervenne il mio amico, non curandosi del fatto che mi aveva brutalmente interrotto. E ovviamente non scusandosi per la sua solita maleducazione.

«Una sorta di becchino, ingrigito, rinsecchito, con l'animo di un novantenne...»

«...e il fisico prestante di un cadavere...»

«...riesumato dopo millenni dal proprio loculo...»

«...la personalità di un lumacone mangia lattuga...»

«...e il brio di una cavalletta spiaccicata dalla ruota di un trattore...»

«Avete finito? Ero giovane, era un professore associato e mi sono presa una cotta!», sbottai stizzita da quel botta e risposta di commenti poco lusinghieri nei confronti del mio fidanzato. Ex fidanzato.

«Chiamala cotta: ti ci sono voluti quattro anni per farti aprire gli occhi...», borbottò Donovan ridendo sotto i baffi.

«E quando finalmente il miracolo è accaduto anche la nostra piccola, tenera, ingenua Flick HA VISTO!», continuò Zoe con un tono quasi mistico.

Feci danzare dubbiosa lo sguardo tra il viso pallido di mia sorella incorniciato dallo schermo del portatile e quello abbronzato del mio aiutante seduto vicino a me.

Alla fine sospirai e posi la domanda, «Cosa ho visto?»

«Il culo marmoreo di Mr. Carter Wright!», gridò come un'indemoniata Zoe.

Se son rose fioriranno altrimenti...in bocca al lupo!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora