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【xɪᴀᴠᴇʀ】

Non appena la vidi partire con la sua auto grigia metallizzata, decisi di seguirla con la mia vecchia Chevrolet Camaro del '67. Col cazzo che l'avrei fatta scappare. Mi doveva i miei oreo.

Il mio cellulare prese improvvisamente a squillare e quando vidi che sullo schermo era apparso il soprannome che avevo affibbiato a mia sorella e la sua foto, declinai la chiamata. Non avevo tempo per sentire i suoi piagnistei.

La seguii a debita distanza, fin quando non la vidi parcheggiare la macchina vicino a un piccolo parchetto sgangherato e pieno di graffiti. Che diavolo stava andando a fare in quel postaccio?

Quando la bionda uscì finalmente dall'auto, girò di poco il capo verso la mia parte e istintivamente abbassai il capo per non farmi vedere, picchiandolo malamente contro al volante e facendomi sfuggire dalle labbra un gemito di dolore. Fanculo. Che male, porca di quella troia.

Quando allungai lo sguardo verso il finestrino, notai la schiena della ragazza inoltrarsi nel parchetto per poi sedersi su una panchina. Quindi aveva davvero intenzione di mangiare in quel posto? Quella stava davvero fuori come un melone.

In quel momento decisi di uscire dall'auto e di avvicinarmi a lei per provare nuovamente a convincerla a darmi i biscotti; non poteva assolutamente perderla di vista. Quella era decisamente la mia occasione.

«Ehi, ragazza Oreo», gridai, avvicinandomi con passi veloci alla ragazza ancora di spalle.

Quella si legò i capelli biondi in chignon poi si passò il dorso di una mano sulla fronte per asciugarsi ― presumo ― il sudore. Mi stava davvero ignorando? Sapevo per certo che quella stronza mi aveva sentito forte e chiaro.

«Ragazza Oreo», continuai ad avanzare verso di lei, fin quando quest'ultima si voltò di tre quarti col viso e incrociò il suo sguardo gelido col mio, «Che diavolo vuoi, stalker?», domandò acidamente.

In risposta incrociai le braccia al petto e aggrottai le sopracciglia per la rabbia che quella ragazzina mi stava facendo venire, «Gli Oreo per mia sorella, ladra.»

Lei inarcò un sopracciglio biondo con menefreghismo, «Io non ho rubato un bel niente. Questi Oreo li ho pagati coi miei soldi, se vuoi ti posso mostrare lo scontrino», replicò gelidamente per poi abbassare lo sguardo verso il pacchettino di oreo che aveva estratto dalla scatola e che volevo a tutti i costi.

Roteai gli occhi, veramente snervato da quella situazione del cazzo. «Senti, non me ne puoi dare nemmeno uno di pacchetto? Giusto per darlo a mia sorella.» Se non avesse accettato anche quella mia proposta, lei avrei per certo strappato di mano il pacchettino.

La bionda inclinò il capo di lato, mettendo in mostra il collo pallido e ricoperto di nei che a mio parere avrebbero formato un'immagine se congiunti tra di loro, «Un pacchetto, non uno di più. Se te lo do, poi te ne andrai a fare in culo?», la vidi ghignare malignamente, giocherellando con svogliatezza con una ciocca di capelli.

Digrignai con forza i denti poi mi ritrovai ad annuire; dovevo pur portare qualcosa a quella scassa cocomeri di mia sorella. «Sì poi me ne vado via e ti lascio in pace.»

Lei mosse entrambe le sopracciglia ― credo scherzosamente, continuando però a ghignare con perfidia poi emise uno sbuffo che mi fece roteare gli occhi seccato e domandare cosa diavolo avesse ora.

«Io non condivido il mio cibo, mi dispiace. Ora vattene, prima che chiami la polizia o mi metta a urlare che stai provando a molestarmi», esclamò velenosamente, quasi peggio di una vipera o di mia madre quando aveva le mestruazioni.

«Sei veramente una stronza, ragazza oreo», sibilai gelidamente e pieno fino all'orlo di rabbia che una volta tornato a casa avrei sfogato con i videogiochi.

Scrollò le spalle con nonchalance poi fece spallucce, alzandosi dalla panchina e fronteggiandomi, anche se mi arrivava malapena al petto; che nana del cazzo.

«Vattene o giuro su Dio che mi metto ad urlare», replicò lei, contraendo la mascella e tenendo il mento alzato verso l'alto, forse per sembrare superiore a me o forse semplicemente perché era troppo bassa per potermi guardare negli occhi.

«Fottiti stronza del cazzo», le diedi una leggera spinta sulla spalla che la fece tornare seduta, per quello mi mandò a fare in culo poi girai i tacchi e me ne tornai alla mia macchina per trovare da un'altra parte quei dannati biscotti.

Oreo [Supermarket Series ▪ Book #1]Where stories live. Discover now