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【ʜᴀɪʟᴇᴇɴ】

Mi massaggiai lo stomaco colpito dal gomito di Tessa poi sbuffai, seguendo i due ragazzi davanti a noi.

«Perché mi hai fatto questo? Si vede che non vuole essere qui, come me d'altronde», borbottai con un filo di voce, così da farmi sentire solamente da lei.

Perché dovevo uscire a bere qualcosa con quel cretino che mi aveva dato della nana e aveva cercato di rubarmi gli Oreo? Perché dovevo sopportare la sua presenza per più di pochi secondi?

Lei scrollò le spalle, passandosi una mano tra i capelli per poi farli svolazzare per aria dato che erano leggermente sudaticci dietro la nuca, «Non ti ho fatto niente. Diciamo che è stato James, l'amico, a scrivermi, be' a scriverti e io gli ho risposto al tuo posto. Ci siamo messi d'accordo per farvi incontrare perché lui pensa che siate fatti una per l'altro e in qualche modo sto incominciando anche io a pensarlo...», biascicò.

Emisi un sospiro fiacco, passandomi entrambe le mani sul viso per poi sbuffare sonoramente, «Io e lui non siamo fatti uno per l'altro. Ci stiamo sulle palle a pelle quindi non succederà niente.»

Quella volta fu Tessa a sbuffare e ad alzare gli occhi al cielo con esasperazione, «Provare a parlargli non ti costa nulla. Se poi vedi che ti sta veramente sulle scatole ce ne andiamo.»

«"Sulle scatole"... Sulle palle, vorresti dire. Mi sta sulle palle», le sbraitai in un orecchio, beccandomi una seconda gomitata nello stomaco che mi fece gemere dal dolore.

James, l'amico di Xiaver, si voltò verso di noi e mi fissò un sopracciglio inarcato, quando vide che mi stavo tenendo una mano sullo stomaco dolorante — be', lui quello non poteva saperlo, ma amen. Gli lanciai un'occhiataccia poi feci spallucce, raddrizzando la schiena e tornando a fissare un punto indefinito davanti a me, evitando così il contatto visivo con qualsiasi parte del corpo di Xiaver.

Tessa ridacchiò al mio fianco, facendo involontariamente arrossare le mie guance poi si avvicinò al mio orecchio, «Non riesci nemmeno a guardarlo...», mi prese in giro, ed io avvampai nuovamente, percependo tutto il viso andare in fiamme.

Le diedi una leggera spinta, sentendo improvvisamente fin troppo caldo in tutto il mio corpo, ma specialmente sul viso, «Finiscila cretina», la rimproverai stizzita.

Lei in risposta ridacchiò sommessamente, scuotendo appena il capo per poi borbottare qualcosa a sottovoce. Ovviamente non capii cosa disse, ma sapevo per certo che si stava prendendo gioco di me. Gnà, antipatica.

Oreo [Supermarket Series ▪ Book #1]Where stories live. Discover now