Capitolo 13

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Uno scossone fa traballare la nave. Le pareti sembrano muoversi come se qualcosa stesse assestando dei forti colpi all'esterno dello scafo.

Le cinque carte che Asso tiene in mano gli scivolano sul pavimento.

«Non guardare me, non sono stato io» afferma, scocciato da quella novità. Si china a raccogliere le carte, ma un altro scossone più forte ci fa quasi finire per terra.

«Dobbiamo capire che sta succedendo» dico guardando verso l'uscita, riprendendo l'equilibro.

«Ottimo piano occhi grigi» mi risponde Asso. Con un gesto fulmineo si alza in punta di piedi e stacca un pezzo di salsiccia da un intreccio sopra la cassa che voleva usare come tavolo, se lo mette in tasca e mi segue.

Ci mettiamo a correre per il corridoio. Gli incanalatori gettano luce alternandosi tra loro come se fossero impazziti o si stessero scaricando e le pareti continuano a tremare, senza intenzione di voler smettere. Il legno cigola come una vecchia sedia a dondolo.

«Non dirmi che stiamo affondando?». Gli occhi dell'illusionista sono più che allarmati. Mi tiene ferma per il polso e ha arrestato la nostra corsa.

«Impossibile, stiamo volando» rispondo drastica.

«Volando?» aggrotta le sopracciglia chiare «Se questo è uno scherzo non è per niente divertente. Io soffro di vertigini».

Come era possibile che non se ne fosse accorto? «Faremo meglio ad andare» cerco di smuoverlo.
Continuo a correre, quasi trascinandomelo dietro, finché riesco a riconoscere dei dettagli del corridoio che conduce alla cucina. La nave sembra deserta, come se tutti fossero spariti e continua a ondeggiare senza sosta, sempre più forte, rendendo difficile perfino reggersi in piedi.

Mentre penso a dove sarebbe meglio andare, gli incanalatori decidono di spegnersi. Lasciandoci abbandonati a un buio sinistro, avvolto da un brutto presagio.

«Oh no, oh no» commenta l'illusionista dietro di me, toccandomi le spalle. «Accendi una luce, presto, accendi una luce». Urla così forte che sovrasta il cigolio.

Mi volto, ma è così buio che riesco a percepire dove si trova il suo viso soltanto a causa del suo respiro affannato. «Poco fa eri l'essenza della tranquillità, si può sapere che ti prende?».

«La paura di lasciarci le penne, ecco cosa mi prende».

«Magari è solo un po' di vento» cerco di convincere anche me stessa. Ma so perfettamente che un po' di turbolenza non creerebbe quei movimenti.

«Sì, il vento della morte» replica in tono fin troppo drammatico. «Forza, fai una magia e usciamo di qui. Le devono pur avere le scialuppe di salvataggio da qualche parte».

«Asso ti devi calmare, non riesco a pensare se urli in questo modo» mi massaggio le tempie, mentre lo sento stringermi per le spalle.

«La luce divina» esclama intimorito.

«Cosa?».

«La luce divina sta venendo a prenderci».

Mi giro ed effettivamente c'è una luce che avanza da una congiunzione a destra, cercando di farsi largo nell'oscurità e illuminando le pareti del corridoio.

Un scossone mi fa cadere all'indietro, ma atterro sopra ad Asso, che è caduto con me. Poi la luce diventa sempre più vicina e più luminosa e mi costringe a socchiudere gli occhi.

«Mi sembrava di aver sentito una voce familiare».

Il mio cuore fa un salto di gioia nel riconoscere la voce di Derrin. Ha quella che sembra una torcia in mano, ma alla parte finale del bastone, anziché esserci del fuoco, è sostenuta una lanterna.

Polvere di LuceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora