Capitolo 38

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Non sbagliavo. Si trattava proprio di sabbia, fatta di granelli scuri oppure dorati, mista a sassolini color rame.

Il vento la smuoveva ma toccava soltanto il suolo, facendola volteggiare nell'aria per poi depositarla sopra un'altra piccola duna. E le dune si perdevano a vista d'occhio. Come se quel posto incantato fosse senza fine.

Il cielo non era più della roccia appuntita. Nubi sporche si incastonavano sul soffitto e ondeggiavano come la marea.

Derrin e Kalen fissavano quel paesaggio incantati e sbalorditi, mentre io percepivo fitte folate di magia che mi facevano venire i brividi.

«Come può esserci un deserto in una montagna?» bisbiglia Derrin.

«Magia» rispondo io, chinandomi a spazzare il terreno con la mano. Ma appena tocco la sabbia quella svanisce, tornando a terra, attratta dalla forza di gravità e attraversandomi la mano come se fosse stata inconsistente.

Provo a muoverla con le dita dei piedi, ma li sento adagiati nel nulla.

«Deve essere un'altra illusione» constata Kalen grattandosi la barba.

«Non lo so» dico «Mi sembra reale, anche se...».

Il frastuono di un lampo bianco squarcia le nubi che si fanno giallognole. Mi volto a cercare l'uscita, ma la parete alle nostre spalle è scomparsa.

I due ragazzi seguono il mio sguardo. «Siamo in trappola» affermo in un tono fin troppo piatto.

«Non dovevamo entrare, ora siamo sicuramente nell'oltretomba e faremo la fine di questa sabbia» si lamenta Derrin.

Un altro tuono ci abbaglia e scende verso la terra, in un punto molto vicino a noi.

«Tra i pirati si vocifera che quando muori ti senti come affogare nelle bolle di schiuma, e poi una sirena viene a prenderti nel buio e ti conduce ovunque tu voglia essere» comincia a raccontare Kalen, stranamente calmo.

«Non siamo ancora morti» lo corregge Derrin, avvicinandosi a me «Almeno spero».

«Io credo che... Credo che questa sia la Polvere» affermo titubante. «La Polvere di Luce».

Cerco negli occhi dei miei compagni di viaggio un consenso che non trovo. Mi guardano entrambi come se avessi appena detto di essere un uomo.

«La descrivono come una polvere brillante come diamanti, sollevata dai raggi del sole, in una spiaggia» mi dice Derrin. «Questo posto mette i brividi».

«Ma nessuno l'ha mai vista davvero» gli ricordo «Sono tutti morti provando a cercarla».

Kalen ridacchia. «Beh se hai ragione Lainnyr, allora moriremo anche noi».

Un altro tuono mi fa sobbalzare.

Kalen estrae il pugnale. La pietra adesso non brilla più.

Continuo a fissare il punto in cui la luce viene assorbita dalla terra e vedo come un'ombra scura venire verso di noi.

«Arriva qualcuno» parlo a voce troppo alta. Dalla sagoma scura emerge quella che mi sembra una lunga coda biforcuta. «O qualcosa» mi correggo sottovoce.

Anche Derrin estrae la sua spada e ci stringiamo l'uno affianco all'altra.

La figura si fa sempre più vicina e si rivela essere un enorme drago a forma di serpente, senza zampe, con la pelle color verde scuro così lucida da non sembrare che avesse le squame.

Si affiancano a lui altri due draghi. Uno rosso e uno blu.

Sul muso hanno quattro occhi bianchi, con delle pupille nere verticali. Disposti due sulla fronte e due sulle orbite, poco prima delle narici.

Polvere di LuceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora