Capitolo VIII (R)

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Freddo. La percepivo distintamente, la sensazione del metallo gelido a contatto con la pelle, mentre l'acre odore di medicinali si espandeva nelle mie narici.

Il ritmo lento di alcuni passi, così era iniziata. Dopo le scosse serali, ormai immancabili da quando l'Elezione aveva avuto inizio, il presentimento che qualcuno ciondolasse attorno a me non mi aveva abbandonata. Brividi mi percorrevano sulla schiena, smossi dallo sguardo di qualcuno che sperai solo di immaginare. L'oscurità annebbiava la mia vista, le palpebre incapaci di sollevarsi, il corpo disteso e paralizzato. Era come in uno di quegl'incubi terrificanti in cui la sensazione di cadere ti toglieva il fiato. Solo che per me, era l'incapacità di scappare a terrorizzarmi: gli arti intorpiditi, la fredda morsa nella notte che incombeva su di me, alternata alla dormiveglia così surreale.
Certamente, il mio, non somigliava a un sogno. Eppure era così incerto da sembrare tale.

Nulla parve più vero di quella melodica voce che, nel mezzo dei miei incubi, sussurrò, ancora una volta, parole dal significato incerto.

«Ehvena».

Un tono soave impreziosito dalla gentilezza in esso incastonato, come gemme pregiate che risplendevano per me nel buio incerto della notte. Una voce che mai in vita mia avevo avuto il piacere di udire, inventata forse dal mio subconscio, tentava di rasserenarmi. Patetico sotto ogni punto di vista, ma incredibilmente efficace.

«Questi tuoi dubbi...» sussurrò ancora. Un alito caldo e delicato solleticò il mio orecchio sinistro. «Mi rendono inquieto».

• • • • • •

«Candidati» vociò il Comandante Benedikt.

Arricciai il naso, sdegnata. Ci avevano fatti riunire nuovamente nell'hangar Lotus per impartire le ultime direttive riguardo agli allenamenti. Questa volta c'eravamo tutti, anche se molto assonnati. Dopo la nottata travagliata e la voce sussurrante dei miei sogni avevo faticato ad alzarmi dal letto, e quando Asia era piombata nella stanza, tentando di svegliarmi, per poco non si era vista costretta a buttarmi da questo. Mi sentivo spossata, svuotata delle energie come se non avessi affatto dormito. Tra tutti, perlomeno non ero io quella ridotta peggio: molti stavano sonnecchiando ad occhi aperti, questi ancora appiccicati per la stanchezza e l'aria di chi si sarebbe addormentato al suolo da un momento all'altro.
Sarà colpa delle scosse, pensai.

«Oggi inizierete gli allenamenti in vista della Seconda Prova. Per tutto il tempo sarete divisi a seconda classifiche, a cui verranno assegnati degli istruttori che, fino alla fine dell'Elezione, rimarranno immutati. Tutti gli allenamenti saranno uguali, così da favorire il principio dell'equità, alla base della competizione. I risultati delle classifiche saranno valutate singolarmente facendo capo a quanto svolto negli argini della prova, tuttavia la scelta dei canditati che passeranno alla seconda fase, sarà dettata da una valutazione in toto di cosa farete, e come la farete, all'interno di questa struttura».

Si fece da parte, mostrando quattro individui dall'aspetto rude e la postura ingessata. Due uomini e due donne, privi di onorificenze e addobbi superflui. Tutto ciò che portavano con loro era una divisa anonima, autorità e il loro sapere.

William, al mio fianco, stordito ma capace di immagazzinare ed elaborare le informazioni, emise un versaccio in segno di protesta. Di certo non temeva di nascondere il suo odio per la vita militare e tutto ciò che comportava fatica, sforzi e persone dalla fronte corrugata che ti impartivano ordini urlando. Decisamente non era posto per lui. Per me, eccetto che per i vezzi militareschi, era un po' come frequentare le lezioni di cucina: lì le urla, la fatica e il sudore erano all'ordine del giorno. Alla fine dei conti, però, odiavo stare lì quanto lui.

Election [I libro, Rose Evolution Saga]Where stories live. Discover now