Capitolo XXI (R)

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Scusa se dopo essere stato dimesso non sono più passato a trovarti, dopo aver sfiorato il cuscino sono volato subito nel mondo dei sogni. Erano due un mesi che non dormivo così bene!» si giustificò William.

Dopo essere stata abbandonata agli sguardi gelidi di Shawn, con la schiena in frantumi, a patire le agonie dei concorrenti per tutta la notte, non avevo voglia di perdonarlo. «Beato te. Tra Pel-Di-Carota e le lamentele degli ultimi classificati, io non ho quasi chiuso occhio. Hanno scelto il momento più sbagliato per diventare caritatevoli e privarci delle scosse» sbuffai. Per me non era la prima volta senza scosse da quando l'Elezione aveva avuto inizio, dopo l'aggressione erano stati altrettanto indulgenti. Per tutti gli altri erano passati due mesi dall'ultima dormita lontano da quei soprusi.

«Mi sento in colpa per aver dormito così bene...» confessò, spazzolandosi pigramente la chioma arruffata. Si era svegliato da poco, lo avevo buttato giù dal letto a furia di bussare fuori dalla sua stanza. Aveva ancora l'aria rintontita e sbadigliava di continuo, il ciuffo rizzato accanto all'orecchio confermava quanto bene avesse riposato. «In tutto questo tempo non sono ancora riuscito ad abituarmi alle scosse».

Pensai alla voce e alle nottate che spesso avevano superato il limite della follia. Ora che la voce aveva preso consistenza nella mia mente, non sapevo più cosa pensare delle scosse. Una persona mi osservava di nascosto, mi controllava notte dopo notte, e d'improvviso mi donava un prezioso indizio per superare la Terza Prova. In cuor mio speravo che tutti stessero ricevendo quel genere di attenzioni, anche se da ciò che William mi riferiva non sembrava accadere. «È sgradevole, lo so» risposi. Lo era, ma mai quanto avere qualcuno nella testa.

Si stropicciò gli occhi e sbadigliò ancora. «Non è neanche il dolore, a quello mi sono quasi abituato. Il problema è la nausea».

«Nausea?» gli feci eco.

«Sai, quella brutta sensazione che provi la mattina dopo, come se per tutta la notte avessi viaggiato su uno di quei dannati aggeggi volanti e fatto acrobazie spericolate, solo che in realtà cercavi di farti una bella dormita. Quella nausea lì, proprio non la tollero».

Capivo a cosa si riferiva: era quella fastidiosa sensazione di venir rivoltata dall'interno. Solo che io non la provavo al risveglio, ma durante la notte. Se gli avessi detto tutto, William mi avrebbe spronata a parlare con qualcuno come il Comandante Benedikt. Non ero certa di poterlo raccontare in modo da non sembrare del tutto fuori di testa e, inoltre, dopo la messa in scena dell'Osservatore Bogaert, presentatosi come dottore per studiarmi dopo l'aggressione, non volevo farmi prendere nuovamente in giro. «Sì, è molto fastidiosa».

Dopo qualche altro sbadiglio si alzò finalmente dal letto. Si guardò attorno per qualche istante, come in cerca di qualcosa di cui non ricordava la collocazione. In quel caos era difficile trovare anche le più grandi delle cose: la valigia era spalancata in un angolo, i vestiti rivoltati tutt'intorno come fosse esplosa da poco. La scrivania era diventata il cesto dei panni sporchi, e giurerei di aver visto un calzino sbucare da sotto le lenzuola. Era un disastro.

«Fai così tutte le mattine?»

«Non ne salto una!» esclamò orgoglioso. «Nora fa un sacco di storie quando viene a trovarmi».

«Chissà perché...» lo schernii.

Andò in bagno a sciacquarsi, quando tornò riprese a cercare qualcosa da mettersi nella valigia esplosa. In un lampo aveva afferrato una maglietta pulita e stava sostituendo il pigiama.

«Ehi!» esclamai alla vista del suo ombelico. «Avvertimi prima di cambiarti, così esco».

«Perché?» chiese innocente. «Guarda che un corpo così non ti capiterà mai più sotto gli occhi!»

Election [I libro, Rose Evolution Saga]Where stories live. Discover now