Capitolo XX (R)

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La sala era vuota. L'unica cosa, nonché quella da cui non riuscivamo a staccare gli occhi, era una parete rocciosa che s'innalzava dal pavimento sino a sfiorare il soffitto. Dei listelli in metallo colorato erano stati collocati lungo tutta la superfice, creando un effetto a chiazze ancora più ipnotico. Dovevamo usare quelli per salire fino in cima, dov'era incastrato un grosso pulsante.

«Eseguirete le prove in ordine di classifica, l'inizio della prova sarà annunciato attraverso gli altoparlanti. Alexa Dhuter, sarai la prima» la chiamò il Responsabile. Alexa si avvicinò alla parete, a confronto così gracile da poterne essere inghiottita. Alexa era sempre stata la più sfrontata durante gli allenamenti. Anche faccia a faccia con la prova non sembrava intimorita, si prese del tempo per esaminarne le varie sfaccettature. Stava cercando la trappola.

«Le cinghie sono state regolate in modo da bloccarsi a due metri da terra, se e quando cadrete. Nel casco c'è un microfono che vi terrà collegati con il centro di controllo; basterà una parola, nel caso riscontriate dei gravi problemi, perché intervengano. Una volta attivato il meccanismo di sicurezza, non avrete più l'occasione di ricominciare la prova. Scegliete bene ogni appiglio, il primo passo potrebbe essere decisivo».

Osservammo Alexa allacciarsi le cinghie come se ne andasse della nostra vita, ed era proprio così: qualunque trucchetto avevano in serbo per noi, per una volta c'era stata concessa la possibilità di vederlo senza doverlo vivere subito in prima persona. Io, che mi trovavo all'undicesimo posto, avevo altre dieci prove da cui imparare.

Almeno questa è davvero semplice, pensai.

Dopo l'ultima richiesta del Responsabile, indietreggiammo tutti di qualche passo. Internata nel pavimento, un vetro divisorio simile a quello nella Seconda Prova venne eretto. Questo era notevolmente più grande: si estendeva dalla parete di destra a quella di sinistra, proseguendo lungo le stesse fino a toccare il soffitto. Creava una sorta di spazio contenuto, dalla quale non si poteva scappare. Una volta in posizione, Alexa attese il segnale di inizio, già pronta con un braccio e un piede saldamente aggrappati ai listelli. La visuale non era delle migliori, troppo distante per cogliere i particolari, ma sicuramente un enorme vantaggio.

La sirena assordante diede inizio alla prova. Alexa cominciò rapidamente l'arrampicata, muovendosi deciso. La stanza era stata pensata per tenerci non troppo da non vedere ciò che succedeva, senza però lasciarci distinguere i listelli sulla quale si aggrappava. Per una piccola parte del tragitto non accadde nulla di insolito, tanto da farmi credere che non ci fosse alcun trabocchetto. Come, però, ci aveva avvertito il Responsabile, ogni passo lungo la scalata era quello decisivo.

Improvvisamente l'andatura spedita di Alexa rallentò. Apparentemente senza motivo, barcollava ed esitava, come fosse incapace di trovare un listello resistente. Poi, una cascata di scintille verdastre s'infransero al suolo, svanendo al contatto con esso. Alexa le evitò, continuando ad avanzare lentamente. I concorrenti iniziarono ad accalcarsi al vetro nel tentativo di vedere meglio, eppure non c'era modo di capire perfettamente quali colori stesse scegliendo. Riuscì ad andare senza problemi per qualche altro passo, finché le scintille non ripresero a piovere dal soffitto. Rispetto alla prima volta, furono seguite da blocchi grossi quando due pugni. Piovevano fino al limite della barriera, dove li vedevamo infrangersi ai nostri piedi: ricostruzioni di rocce dalla forma mista.

Era una frana.

Alexa non poté far molto, schivò quelli più prossimi e tentò di avanzare ancora. Le rocce cadevano a catenelle, senza alcun accenno a volersi fermare. Ci occludevano parte della visuale, continuare a seguire i suoi spostamenti iniziava ad essere difficile. Man mano che saliva l'intensità e la grandezza delle rocce variavano, finché dalla parete non iniziarono a ruzzolare dei macigni. Rotolavano in direzione di Alexa, infrangendosi dritti davanti ai nostri occhi. La visione di questi grossi sassi che ci investivano fu destabilizzante. Non so cosa accadde dopo, ma la ragazza perse la presa e si ritrovò a penzolare con un braccio dalla parete. Gli ci vollero alcuni tentativi prima di rimettersi in posizione. La vedevamo acquattarsi ogni volta che le rocce la colpivano, era come se la stessero ferendo. Con enorme sforzo saltò tre appigli, avvicinandosi sempre di più al suo obbiettivo: il pulsante. Uno dei listelli scomparve quando cercò di usarlo e la frana stava solo peggiorando. Si riversavano tutti davanti alla vetro, frantumandosi in scintille verdi che riempirono l'intera visuale. La parete e Alexa non c'erano più, era rimasta solo quella luce verde.

Election [I libro, Rose Evolution Saga]Where stories live. Discover now