2. Dalle stelle alla discarica

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«X1, procediamo.» Ordinò Edgard al suo maggiordomo, al quale non aveva mai assegnato un nome proprio, continuando a chiamarlo soltanto con i primi due caratteri del numero di serie.

L'androide non aveva bisogno di parlare, per impartire istruzioni ai propri simili: in silenzio, questi ultimi immobilizzarono in modo diverso il povero Nathan, quindi uno dei due impugnò una minuscola torcia al plasma e, con un gesto secco, gli recise di netto l'anulare sinistro.

Nathan urlò con tutte le proprie forze, producendo un suono acuto e stridulo nel quale non riuscì a riconoscere la propria voce. Tentò di divincolarsi con maggior foga, ma era letteralmente imprigionato in una morsa d'acciaio. Il robot allungò il braccio e depose dolcemente le falangi mozzate sulla mano del suo padrone. L'intenso calore dell'utensile aveva cauterizzato il taglio all'istante: nemmeno una goccia di sangue era stata versata.

«Sei impazzito? Che diavolo fai?» Chiese il giovane fra le lacrime.
«Mi riprendo ciò che mio!»
«Che vuoi dire? Il mio dito?» Ansimò Nathan, ancora senza fiato e intontito a causa del dolore.
L'altro scosse la testa. «Le aziende.»
«Mamma è stata chiara: le clausole...»
«Ho scoperto che non si applicano in qualsiasi condizione.» Lo interruppe il genitore. «Per esempio, se disgraziatamente tu dovessi venire a mancare, in quanto tuo familiare più prossimo erediterei automaticamente il tuo ruolo.»
«Se venissi... A mancare?» Al povero Nathan sembrava di vivere un sogno, o meglio un incubo.
«Un tragico incidente. Purtroppo, sei morto carbonizzato mentre visitavi la fornace della nostra fabbrica.»
«Ma che dici? Io sono qui!»
«Ancora per poco.»

Il ragazzo aveva iniziato a tremare in modo incontrollabile, e in cuor suo ringraziò il cielo di essere prigioniero di automi anziché esseri umani: almeno non si sarebbero presi gioco di lui.

«Hai intenzione di bruciarmi?»
Edgard ridacchiò. «Non è necessario.» Spiegò, minimizzando con un gesto della mano. «Ho già fatto preparare un cadavere con un dito in meno. Te l'ho detto, i soldi sono potere.»
«I miei soldi!»
«Non più.» L'imprenditore sollevò il cilindretto di carne reggendolo tra pollice, indice e medio, e se lo rigirò davanti alla faccia. «Circostanza davvero singolare e fortuita, che un'impronta digitale e un campione di DNA si siano così ben conservati. Renderà molto più semplice identificare il corpo.»
«Non la passerai liscia! Non puoi farlo!»
«E chi me lo impedirà? Tu?» Ritorse l'industriale.

«Che vuoi farne di me, se non hai intenzione di uccidermi?»
L'altro sfoderò un sorriso da lupo. «Chi ha mai detto che non ho intenzione di ucciderti?»
Nathan deglutì a fondo. «Hai detto che non mi avresti bruciato.»
«Sarò un sentimentale, ma non sono riuscito a condannarti a una fine lenta e dolorosa tra le fiamme.» confessò Edgard, infilando il dito in tasca e arretrando di un paio di passi. «Tuttavia, non posso correre il rischio che, un giorno, tu mi ricompaia in mezzo ai piedi.»

Ristettero in silenzio per un po', quindi riprese: «Questi androidi ti doneranno una morte rapida e indolore, e getteranno nella discarica quel che resta di te. Dopodiché, la loro memoria verrà resettata.»

Nathan si morse la lingua a sangue. Avrebbe voluto piangere, urlare, chiamare aiuto. Ma non riusciva a fare nessuna di queste cose: il suo corpo era rigido come un pezzo di legno, paralizzato dalla paura. 

«Come puoi fare questo a tuo figlio?» balbettò, incespicando nelle parole.
Edgard si strinse nelle spalle. «Tu non sei mio figlio.»
Il ragazzo strabuzzò gli occhi. «Cosa?»
«Quando Judith restò incinta di te, io e lei dormivamo in letti separati già da oltre un anno, e il contatto più intimo che avevamo era il momento in cui io le offrivo il braccio per salire le scale, durante gli eventi mondani.»

Il giovane aprì la bocca, ma non ne uscì nulla.

«Sei il frutto di un momento di debolezza di tua madre, ed è proprio questo il tratto che hai ereditato da lei, insieme all'indecisione e alla paura di ogni cosa.»
«La misericordia non è debolezza!» proruppe il ragazzo, citando la defunta quasi senza rendersene conto.
L'imprenditore sbuffò. «A quanto pare, hai preso da lei anche il gusto per le frasi scontate da cioccolatino.»
«Vincoli biologici o meno, tu sei mio padre! Mi hai cresciuto come un figlio!»

BAZZA DI TORDO 2172Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon