25. Risposte (II)

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Nathan fece appena in tempo a ficcarsi sotto la massiccia scrivania, trascinando Bubi con sé, prima che i soldati meccanici aprissero il fuoco.
Per fortuna, il piano di metallo era abbastanza spesso da assorbire o deviare le pallottole.

Dopo un momento, anche l'imprenditore se ne rese conto, e interruppe la sparatoria.

«L'avevo chiesta robusta, non a prova di proiettile.» osservò. Sembrava più divertito che scocciato dall'inconveniente, però: come un gatto che giochi col topo.

«Quello che stai facendo non ha senso, papà!» tentò ancora Nathan «Possiamo andare a vivere tutti al livello del terreno! Le radiazioni non sono più così forti. La natura sta ripartendo! Condividiamo le risorse con le altre città, invece di combatterle: convinciamo anche loro a scendere, riprendiamoci il pianeta! Costruiamo un mondo più equo e giusto, e...»
«Bla bla bla!» lo interruppe l'altro «Sembra di sentire tua madre! Le stesse sciocchezze insensate, le stesse fantasie irrealizzabili!»
«Se tu mi ascoltassi...»

«Basta! Non voglio più ascoltare nessuno. Visto che hai tanto a cuore le utopie di tua madre, farai la stessa fine!»

Il giovane si sentì mancare il respiro. «Stai dicendo che...»
«Che lei almeno ha avuto la decenza di andarsene senza clamori, al contrario di te.»

Che significava? Aveva ucciso lui Judith Mayer?

Non ci fu il tempo di chiedere ulteriori chiarimenti.

«Avvicinatevi al soggetto, lì sotto alla scrivania, e terminatelo. Lui, e quel ridicolo sgorbio meccanico che si porta appresso.» ordinò infatti Edgard.

Lentamente, senza fretta, i due robot cominciarono ad avanzare.

Nathan si sforzò di non farsi prendere dal panico. Cosa poteva fare? Cosa avrebbe fatto Allison al suo posto? Aveva solo pochi secondi, prima che i suoi aguzzini facessero capolino dal bordo del tavolo e ponessero fine alla sua vita.
Valutò con attenzione la distanza che lo separava dal genitore, rimasto in piedi a sghignazzare, godendosi lo spettacolo.

«Bubi» sussurrò «collegati all'impianto domotico. Spegni la luce per cinque secondi.»

Quasi immediatamente, la stanza piombò nell'oscurità.

Nathan scattò come un velocista: sgusciò fuori da sotto la scrivania, la scavalcò e, in due rapide falcate, raggiunse il luogo in cui sapeva trovarsi suo padre. Prima che la luce si riaccendesse, il giovane l'aveva trovato e aveva ingaggiato una breve, furiosa lotta con lui.

Per potergli nuocere, i robot dovevano essere privi della prima legge, o con una modifica importante di quest'ultima. Pertanto, sulla base di quanto il padre gli aveva appena rivelato, Nathan aveva immaginato che ci avrebbero messo del tempo ad elaborare una variazione delle condizioni ambientali. L'ordine era di raggiungerlo e poi sparargli, quindi Nathan aveva scommesso tutto sulla lenta capacità di reazione dei suoi carnefici e sul fatto che, se si fosse spostato in fretta, non avrebbero avuto prontezza sufficiente da decidere di sparargli.

Il corpo di Nathan era quello di un atleta: non possedeva nemmeno un grammo di grasso, era tonico e, soprattutto, allenato. Al contrario, non solo Edgard era stato colto completamente alla sprovvista da quella manovra, ma il suo fisico pagava lo scotto di una vita agiata e sedentaria.

Fu una colluttazione molto, molto breve.

Quando le luci si riaccesero, il ragazzo si ritrovò con facilità alle spalle del genitore, le cui braccia erano ormai saldamente imprigionate tra le sue.

«Falli fermare, a meno che tu non voglia farmi da scudo umano!» sbraitò.
Edgard diede un ordine, e i due automi si disattivarono.

Bubi uscì a sua volta dal riparo. «Signorino Nathan, i dati sono stati spostati. Potrebbe volerci del tempo per ritrovarli.»

Edgard ridacchiò, compiaciuto. «La prudenza non è mai troppa. Come vedi, sono sempre un passo avanti a te: non avete prove. Prima che tu possa anche solo pensare di far qualcosa, io ti avrò già chiuso la bocca per sempre. Non farai in tempo nemmeno a uscire da questo ufficio!» sbraitò. Era talmente alterato che la voce aveva assunto una sfumatura isterica.

«Signorino Nathan.» insistette Bubi, caracollando fino a trovarsi accanto al suo padroncino. «Ho intrapreso un'azione di mia iniziativa personale. Non essendoci il tempo materiale per consularvi, ho agito all'istante.»
Il giovane, che aveva ormai imparato a non prendere sottogamba le intuizioni del compagno, lo incoraggiò a proseguire con un gesto.
«Avevo considerato che c'erano il 97,4% di probabilità che voi moriste entro pochi minuti» confessò l'androide «di conseguenza, anche considerato che non riuscivo a raggiungere i dati che stavamo cercando, mi sono chiesto se ci fosse un sistema per portare avanti la vostra volontà a prescindere dalla sorte che vi sarebbe toccata.»

Nathan sentì che il cuore accelerava i battiti, e si accorse che anche suo padre, fra le sue braccia, si era irrigidito e stava trattenendo il fiato.

Ignaro della suspance che stava creando, l'essere artificiale attendeva con pazienza che qualcuno lo invitasse a fornire ulteriori dettagli.
«Quindi, cosa ti è venuto in mente? Cosa hai fatto?»
«Ho registrato la vostra conversazione col signor Flynn, e l'ho trasmessa in streaming sui vostri principali social. Mi dispiace di non aver potuto preventivamente chiedere il vostro consenso, signorino. Tuttavia...»

Nathan urlò di gioia. «Non scusarti!» esclamò «Questo potrebbe fare la differenza!»

«Non cambierà nulla, invece!» sbottò Edgard «Dirò che si tratta di immagini contraffatte! Nessuno vi crederà! Nessuno gli darà peso! Nessuno ci baderà!» la sua voce si stava facendo rauca per lo sforzo.
«Veramente, i video hanno già raggiunto 2325 visite, finora.» obiettò Bubi.
«Stupida lattina!» s'inalberò l'industriale «Ho sempre pensato di aver solo sprecato i miei soldi, con te! Ho capito da subito che eri difettoso!»

«Io sono una tata cibernetica Aided Babysitting MK-IV, signor Flynn. La rapidità di reazione e la capacità di calcolo decisionale del mio cervello sono maggiori rispetto a quelle di qualsiasi altro modello attualmente in commercio.» replicò Bubi, con la sua abituale flemma. «Non sono né una lattina, né tantomeno un ridicolo sgorbio meccanico. E, con tutto il rispetto, credo proprio di avervi messo nel sacco.»

SPAZIO AUTORE

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SPAZIO AUTORE

Ed ecco svelato il vero piano alla base della diffusione del Morbo Blu! :O

Se vi va, fatemi sapere se avevate già intuito qualcosa, o se il disegno di Edgard vi ha preso alla sprovvista! ;)

BAZZA DI TORDO 2172Where stories live. Discover now