7. Morsi

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Il mattino dopo, la sua coinquilina lo svegliò all'alba.

«Sorgi e splendi, signorino. È ora di darsi da fare, nel mondo dei comuni mortali.»
Nathan sbadigliò, si stiracchiò, aprì gli occhi. Dalla porta socchiusa non filtrava alcuna luce.
«Ma che ora è?» chiese, con la voce impastata dal sonno. Gli pareva di essersi appena coricato.
«Abbastanza tardi da alzarsi, ma abbastanza presto da non morire di caldo.» replicò lei.

Dopo l'ennesimo pasto insapore, Allison lo condusse sul retro, in quell'orto abbandonato in cui non cresceva nessuna pianta. Si vedeva ancora la terra smossa in prossimità delle buche scavate il giorno prima; accanto a ognuna era stato conficcato un paletto, al quale era legata una corda che si perdeva nel sottosuolo.

«Questo sarà il tuo lavoro di stamattina.» Spiegò la donna. «Così, nel frattempo, io potrò dedicarmi ad altro e, con un po' di fortuna, potremmo riuscire a raddoppiare le nostre razioni.» La stracciona si accovacciò a terra, strinse lo spago fra le dita e lo tirò con forza, riportando alla luce l'oggetto sepolto. Nathan si avvicinò e, per la prima volta, lo osservò meglio: sembrava una scatolina, di forma cubica, con il lato di poco più lungo della sua mano.

Allison la svuotò, scuotendola per liberarla dalla terra rimastale attaccata addosso, quindi la ripose nello stesso sacco nero del giorno precedente.
«Non è sempre una festa.» Ammise e, nonostante l'oscurità e le bende, Nathan intravide un sorriso biancheggiare sul suo volto.

Si spostarono al picchetto successivo, e l'operazione venne ripetuta.

Stavolta, il contenitore era pieno e, nel momento in cui se ne rese conto, il giovane capì anche cosa fossero davvero gli oggetti intagliati: gabbie! Le fessure che aveva notato erano sbarre, e all'interno un animaletto si dibatteva, raggomitolandosi e allungandosi in modo repentino.

«Tombola!» Esultò Allison, soddisfatta.

Nathan si avvicinò, e lei sollevò la gabbietta per permettergli di vedere meglio.
«Lumache della Steppa.» Spiegò. «Escono soltanto nelle ore più buie e umide della notte. Il loro corpo è in grado di trattenere una grande quantità di acqua.»
La creatura aveva cominciato a percorrere il perimetro della sua prigione, a una velocità davvero incredibile per un gasteropode. Anche se, in effetti, si trattava del primo esponente della famiglia che il giovane poteva vedere con i propri occhi.

«Non vorrai dirmi che qualcuno è disposto a bere il liquido che esce da quella... Cosa?» Obiettò il giovane, incapace di mascherare il proprio disgusto.
Lei si strinse nelle spalle. «Non qualcuno. Tutti. Te compreso.»
«Che? Scherzi?»
Per tutta risposta, lei indicò un grosso secchio di plastica. «Puoi portarmi qui quell'affare?»
«Non cambiare discorso!» Replicò l'altro, pur soddisfacendo la richiesta. «Davvero mi hai fatto bere quella porcheria?»
«Sì.» Confermò lei. «Filtrata, bollita, e mescolata a quella proveniente da altre fonti. Chi vuol sopravvivere, qui, non può permettersi di fare lo schizzinoso.»

Mentre il suo aiutante la raggiungeva, Allison si inginocchiò e, poggiata la gabbietta a terra, sganciò il blocco del coperchio.
«Vedi? Creo questi intagli tra una sbarra e l'altra, in modo che riescano a infilarsi dentro, ma non possano più uscire. Il guaio è che, quando arriva il momento di tirarle fuori, non sono di buon umore.»
Nathan ridacchiò. «E allora? Sono lumache, cosa potranno mai fare? Ti sbavano a morte?»
«Mordono.» Il ragazzo restò per un attimo interdetto, in attesa di uno scroscio di risa che non arrivava. Alla fine, dovette convincersi che la ragazza stesse dicendo sul serio.

Con gesti resi precisi dall'esperienza, ella spalancò il coperchio e, con mossa fulminea, afferrò il mollusco appena dietro la testa. Sentendosi preso, l'essere cominciò ad agitarsi forsennatamente, dimenandosi a tal punto che sembrava stesse scodinzolando.

BAZZA DI TORDO 2172Where stories live. Discover now