27. Conseguenze (II)

99 13 5
                                    

«Che bel casino.» commentò Allison alla fine.

«Già. Credevo di star cambiando le cose, come avresti voluto tu. Di fare la differenza. Invece forse ho innescato il processo che porterà alla fine del nostro mondo.»
«Allora» insistette la donna, mettendosi a sedere sul letto «Dovremo impegnarci per impedire che accada.»
«Non esagerare! Dovresti aspettare un po' prima di rimetterti in piedi!»
«E chi lo dice? Hai preso la specializzazione in medicina, mentre ero in coma?»
«Certo che no, ma...»
«So perfettamente come funziona il trattamento. Per consentire al mio corpo di sopportarlo, mi avranno innaffiato di ricostituenti, energizzanti, e chissà cos'altro, mentre le nanomacchine riparavano i miei tessuti. Sono in grande forma.» e, con queste parole, Allison si alzò in piedi... e sarebbe caduta lunga distesa sul pavimento, se il suo amico non l'avesse presa al volo, sorreggendola.

«Figuriamoci quando ti senti poco bene!» osservò quest'ultimo, aiutandola a sedersi di nuovo.

«Vabbè, magari ho precorso un tantino i tempi.» ammise la donna.

Il viso dell'uno, adesso, era a pochi centimetri da quello dell'altra; i loro respiri si fondevano in un'unica entità vaporosa e invisibile, mentre gli occhi si erano serrati in un abbraccio indissolubile.

Il cuore di Nathan accelerò a tal punto che il ragazzo era certo che, da un momento all'altro, gli sarebbe saltato fuori dalla bocca e sarebbe galoppato via per i fatti suoi.
Voleva baciarla. Lo desiderava più di qualsiasi altra cosa avesse mai desiderato in vita sua.
Ma doveva prima ammettere i propri sentimenti. Non poteva permettere che lei credesse fosse solo lussuria.
Quello era il momento perfetto. Dillo! Ora!

«Hai già qualche idea?» Merda.
«No, ma potrei pensarci, se tu mi concedessi il mio spazio vitale.»

Si allontanò, fin troppo in fretta.

«La prima cosa è andare a dire agli abitanti della baraccopoli di non usare più il disinfettante gel, finché non saremo sicuri di aver eliminato tutti i lotti avvelenati.»
Nathan gonfiò il petto di orgoglio. «Ci ho già pensato io!» gongolò. «Ho mandato uno stuolo di androidi a requisirlo tutto.»
«Hai fornito spiegazioni?»

Come sempre gli capitava, si sentì leggermente a disagio sotto il suo sguardo indagatore. «No.»

«Quindi non hai detto loro la verità.»
«No.» ripeté.
Allison si alzò, con maggior circospezione stavolta, e, muovendosi lentamente, cominciò a passeggiare in circolo, con l'intento di riabituare il suo corpo alla posizione eretta.

«Dobbiamo essere rapidi. Potrebbero scoppiare delle rivolte anche lì, nel caso dovessero pensare che il governo "di sopra" abbia deciso di abbandonarli e condannarli a una morte lenta e orribile.»

Nathan ammutolì, ma lei non diede l'idea di aver colto il suo stato d'animo.

«Questa è un'occasione senza precedenti, Nate!» esclamò invece, accalorandosi. «Possiamo sfruttare le elezioni, per gettare le basi di un mondo nuovo, migliore!»
«In che senso?»
«Le autorità non sanno più che pesci pigliare, la rivolta sta montando sempre più e nessuno sa come fermarla, o rallentarla. Proponiamo una tregua: diciamo agli insorti che, se si fermano, estenderemo il diritto di voto a tutti i cittadini di Eurasia-2, e diamogli la possibilità di presentare anche dei loro candidati. Poi facciamo lo stesso anche con gli abitanti della città-discarica, dicendo che è un modo per evitare problemi anche su quel fronte. Se ce la giochiamo bene, entro poche settimane avremo il primo governo misto, eletto da tutto il popolo, finalmente, e con rappresentanti di ogni ceto sociale! Ti rendi conto?»

Il giovane ammirò come le gote della fanciulla si fossero imporporate, mettendo ancora più in risalto il colorito bronzeo dei suoi occhi, e non poté fare a meno di sorridere.

BAZZA DI TORDO 2172Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora