21. Istinto e tecnologia

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Non c'era salvezza, non c'era via di scampo. Non era stato abbastanza forte da opporsi a quel bruto, e per questo Allison sarebbe morta.

Provò a lenire il senso di colpa ripetendosi che di lì a poco anche lui avrebbe fatto la stessa fine, ma questo non lo fece in alcun modo sentire meglio. Perfino il brutale assassinio della giovane senza nome, che giaceva raggomitolata a terra come un mucchio di stracci, era stato causa sua, anche se indirettamente.

Mentre si sollevava in piedi con le mani bene in vista, gli parve di sentire sulle spalle il peso di quei due cadaveri, e di chiunque altro avesse sofferto per la sola colpa di avere incrociato la sua strada.

Gettò un'occhiata a Bubi.

Stavolta non poteva fare affidamento nemmeno su di lui: il suo fedele compagno non sarebbe intervenuto, vincolato dalla duplice natura della propria direttiva primaria che, se da un lato gli impediva in ogni caso di arrecare danno ad un essere umano, dall'altro lo obbligava a intervenire per evitare che un essere umano ricevesse danno.

Diverso era stato quando gli avversari erano stati altri androidi.

Ma ora, il minuscolo robot non riusciva a trovare un modo per fermare il mercenario senza arrecargli danno. Fare scudo al suo padroncino avrebbe soltanto ritardato di poco l'inevitabile; lui probabilmente sarebbe stato distrutto e, senza di lui, era probabile che anche Allison morisse.

Incapace di prendere una decisione, la tata meccanica aveva continuato ad avanzare e arretrare, avanzare e arretrare, fino a fermarsi in un punto a metà strada tra l'orto e la casetta, dal quale osservava impotente la scena.

«Mi arrendo.» sospirò il ragazzo. Era finita.

L'espressione soddisfatta di Prima Scelta mutò all'improvviso in una piena di stupore; il killer arretrò con un balzo e, smettendo di tenere sotto tiro il ragazzo, cominciò a mirare più in basso. «E quello che diavolo è?» volle sapere, una sfumatura strana nella voce.

Nathan si voltò. Dall'erba alta alle sue spalle era rispuntato Lobo, che si portò rapidamente al suo fianco al piccolo trotto, le zanne scoperte in un ringhio sommesso.

«È il mio lupo spinoso.» proclamò, in tono spavaldo.
«Stai scherzando? Non sono mica così grossi!»
«Sei anche uno zoologo dilettante, all'occorrenza?» Lo canzonò il giovane, al quale l'alleato insperato aveva fatto ritrovare la lingua tagliente.

Il sicario esitò quando l'animale ruggì a pieni polmoni; la mano armata, però, rimase salda.

«Richiama il tuo cucciolo, se non vuoi che faccia una brutta fine.»
Nathan ammirò come la voce del suo avversario fosse rimasta salda: a ruoli invertiti, la sua avrebbe certamente tradito l'emozione.
«È famoso per le zanne, non per l'obbedienza.» replicò, scimmiottando la frase con cui un attimo prima era stato minacciato.
«Fatevi sotto, allora.» sibilò il cyborg. «Neanche una bestione come quello può essere più veloce della connessione bionica occhio-mano."

Anche il giovane ne era convinto, tuttavia, l'arma del suo antagonista era di piccolo calibro mentre, al contrario, la belva era letteralmente una montagna di muscoli.
Pur con i suoi ausili cibernetici, era improbabile che il nemico riuscisse ad abbattere la fiera al primo colpo e, a quel punto, avrebbe dovuto fare i conti con la sua forza mostruosa.

Quello sarebbe stato il diversivo di cui doveva approfittare, se voleva avere qualche speranza di rendere inoffensivo il mercenario, e fuggire insieme a Allison.

Quasi avesse compreso l'esortazione, Lobo cominciò ad avanzare con circospezione.

Successe tutto con una tale rapidità, che Nathan a stento riuscì a distinguere i movimenti.

L'animale spiccò un balzo, vennero esplosi due colpi di pistola.

Gli uomini avevano riposto la loro fiducia nella tecnologia: nessuno dei due aveva fatto i conti con l'istinto del predatore.

Quest'ultimo aveva solo finto l'attacco, scartando di lato all'ultimo istante anziché saltare al collo del nemico. Il movimento era stato così convincente, da trarre in inganno perfino il software di controllo dell'appendice artificiale. Entrambi i proiettili andarono a vuoto.

La reazione involontaria del sicario, che per la sorpresa ruotò il busto in modo da non offrire il fianco all'avversario, ridusse l'efficienza della risposta automatica successiva, allungando il tempo di reazione di un breve istante, un battito di ciglia.

Al lupo fu sufficiente.

Ormai, era abbastanza vicino da poter sfruttare la sua mole a proprio vantaggio.

Non aveva più bisogno di saltare: con una rapida torsione delle spalle, fu in grado di afferrare l'avambraccio della protesi. Le fauci possenti si serrarono con la forza di una pressa idraulica, sbriciolando il metallo, interrompendo circuiti, mettendo fuori uso attuatori e connessioni.

L'arto meccanico conferiva al sicario una forza sovrumana, più che sufficiente a sopraffare qualsiasi avversario: umano, cyborg o androide che fosse.
Contro quell'esemplare mostruosamente grande, però, era comunque come un bambino di tre anni che cerchi di spingere a terra un adulto.

Lobo scosse la testa da una parte all'altra con inaudita violenza, finché il braccio non si spezzò in due tronconi, e il suo avversario venne sbalzato a terra.

Questa volta, l'attacco non fu simulato: in un istante, il predatore gli fu sopra, e le enormi mandibole si serrarono intorno alla gola della vittima.
Quando i denti gli perforarono le carni, Prima Scelta urlò: un suono acuto, prolungato e penetrante, che si fece sibilante verso la fine.
Lobo aumentò per tre volte la pressione delle formidabili mascelle, facendo affondare le zanne sempre più. Il sangue colava lungo la pelle dell'avversario sconfitto. Quindi, l'enorme canide puntò le zampe, e ricominciò a scuotere la testa leonina, come aveva fatto poco prima.

Per un momento, il mercenario agitò il braccio che gli era rimasto, in un disperato quanto inutile tentativo di difendersi. Poi ci fu un terribile schiocco, e il corpo giacque finalmente esanime.

Lobo lo lasciò andare, annusò con attenzione il viso del cadavere, quindi rivolse uno sguardo enigmatico all'umano che aveva appena salvato per la terza volta.

«Grazie.» sussurrò quest'ultimo.

Il lupo spinoso reclinò la testa all'indietro, e ululò.

Per qualche istante, Nathan ascoltò quel canto lugubre e malinconico.

Quindi, facendolo suo, si unì al coro, urlando fuori, in quell'unica vocale, tutte le emozioni che aveva accumulato, liberandosi delle proprie frustrazioni.

Quindi, facendolo suo, si unì al coro, urlando fuori, in quell'unica vocale, tutte le emozioni che aveva accumulato, liberandosi delle proprie frustrazioni

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SPAZIO AUTORE

E tre! Cavolo, dovrà fargli una statua, a questo lupo! XD

Spero che, se tra voi lettori c'è qualcuno che "mastica" fantascienza, specie un po' vecchiotta, abbia apprezzato il particolare di Bubi che, incapace di prendere una decisione, finisce per fermarsi a metà strada.

Per quanto riguarda invece Prima Scelta, volevo solo raccontarvi che, dopo aver scritto la frase con cui si presenta (e che Nathan usa per prenderlo in giro), da adesso ogni volta che lo leggo mi torna sempre in mente la canzone "La mia banda suona il rock" XD

Si sa bene che da noi, fare tutto è un'esigenza :p

...ciauuuuuuuuuuuuuuuh!

BAZZA DI TORDO 2172Where stories live. Discover now