INTERMEZZO: Prima Scelta

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Quando le luci si accesero, Ringhio e Braccine si ripararono gli occhi con una mano, soffocando un gemito.

L'amministrazione di Eurasia-2 riteneva che la privazione sensoriale fosse un buon metodo per predisporre i prigionieri alla collaborazione: per questo motivo, i due tagliagole erano stati rinchiusi in una cella di un metro quadrato ciascuno, completamente insonorizzata e immersa nell'oscurità più totale.

C'era da diventare matti.

Sotto la minaccia delle armi, due androidi MK-II li fecero uscire e li condussero ad una stanzetta non molto più grande, quindi attesero all'esterno, chiudendo la porta.
Il locale si rivelò essere una semplice saletta ricreativa, con un distributore automatico di snack e bevande, un tavolino e alcune sedie.

Uno sconosciuto dall'aspetto bizzarro li stava aspettando. Indossava una maglietta aderente che ne metteva in risalto il fisico asciutto e muscoloso; il braccio sinistro era nascosto dalla manica e da un guanto nero lungo fino a metà dell'avambraccio, mentre il destro era nudo e ricoperto di tatuaggi geometrici.

Aveva un viso affilato, con zigomi pronunciati e fronte ampia; le labbra erano sottili, atteggiate in una smorfia ironica, e i capelli corvini, lunghi appena sotto le spalle, erano raccolti in una coda di cavallo.

Era privo dell'occhio sinistro: al suo posto, si era fatto innestare un visore cibernetico. Si trattava di un dispositivo di vetro infrangibile, di forma toroidale, zeppo di sensori e microcamere. Nel suo caso però, dovendo sostituire soltanto uno dei due organi di senso, l'oggetto abbracciava solo la metà sinistra della testa, correndo trasversalmente dal naso alla nuca, dando l'impressione che qualcuno avesse preso una enorme ciambella, l'avesse tagliata a metà e gli avesse incollato al volto una delle due parti.

«Sto cercando una persona.» Interloquì l'uomo, senza salutare né presentarsi. «E voi mi aiuterete a trovarla.»
Parlava lentamente, scandendo con precisione ogni parola, che declamava con una vocetta acuta, vagamente sibilante.
«Fottiti, signorina. Noi non ti diciamo proprio niente!» berciò Ringhio.
«O magari potremmo... Per il giusto prezzo.» tentò di rabbonirlo Braccine, al quale il dolore per la frattura, che nessuno aveva medicato e si era visibilmente gonfiata, aveva indotto più miti consigli. «Tipo darci una mano a uscire da qui.»

«Vedo che non ci siamo capiti.» constatò il nuovo arrivato. «voi mi aiuterete, e sarete felici di farlo!»
«Non alzare tanto la cresta, fighetto!» sbraitò Ringhio. «Qui non ci sono i tuoi guardiani meccanici a proteggerti e, se il mio amico blocca la porta, potresti passare un brutto quarto d'ora.»

Lo sconosciuto sorrise e, a bassa voce, replicò: «non c'è bisogno di bloccare la porta: ho dato ordine ai robot di non entrare, qualunque cosa sentano. Mettimi pure alla prova, e vedremo chi è davvero il fighetto.»

Ringhio era cresciuto in un ambiente violento, in cui provare sentimenti era visto come una debolezza, e prendere decisioni spettava sempre al più forte. La sofferenza e la paura avevano fatto parte della sua giovinezza, fino a quando non era diventato abbastanza coriaceo, sia dentro che fuori, per dettare legge.
Era nato con un braccio in meno, ma quello che gli restava era grosso quanto il tronco di un albero, dotato di rapidità e potenza inaudite. Con un moto sprezzante, avanzò verso l'avversario. Era certo che, dopo un paio di mazzate, si sarebbe convinto che con loro non si doveva scherzare, e li avrebbe aiutati pur di non prenderne ancora.

Si sbagliava.

Caricò il colpo, chiuse il pugno e lo protese in avanti, forte di tutto il suo peso. L'altro lo schivò di misura, inclinando leggermente la testa, e contrattaccò: quattro colpi in rapidissima successione, e il lestofante crollò a terra, senza fiato.
Braccine non poteva lottare a causa dell'arto fratturato, ma tentò comunque di aiutare il compagno in difficoltà: si portò alle spalle dell'aggressore, deciso a trattenerlo, come aveva fatto con Allison solo pochi giorni prima.

BAZZA DI TORDO 2172Where stories live. Discover now