22. Giù la maschera

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Lo spettacolo di Lobo che mangiava un essere umano gli provocò dei violenti conati di vomito, e lo costrinse ad allontanarsi. Per un attimo aveva provato l'impulso di impedirglielo, ma quello non era un animale domestico: si trattava di un predatore selvatico, e mettersi tra lui e il suo pasto non sarebbe stata una buona idea.

Bubi lo raggiunse e, per la prima volta da quando era stato acceso, sembrò incerto su cosa dire.

Un robot poteva provare imbarazzo?

Decise che spettava a lui spezzare quel momento di inattività.
«Andiamo, vecchio mio. Proseguiamo con il piano.» dispose.
Era uscito per prendere la barra metallica dalla tenda di kevlasol: quasi se l'era scordato.
Per farlo, doveva superare l'orto, e passare di nuovo accanto al macabro spettacolo.

Il rumore prodotto dalla belva che si sfamava era rivoltante. Ad un certo punto, Lobo afferrò un'estremità della tuta di Prima Scelta e, con un violento strattone, la lacerò, in modo da scoprire la carne ancora calda che si trovava al di sotto.
Nathan stava per distogliere lo sguardo, quando un particolare attirò la sua attenzione: un borsello, nascosto nel lato interno della maglia.

Si avvicinò con circospezione al cadavere e, con movimenti lenti, lo sganciò dal suo supporto.

Pensava che la belva gli avrebbe quantomeno ringhiato, invece non lo degnò nemmeno di uno sguardo.

Il contenuto era una miniera d'oro: una vecchia scheda identificativa, utilizzabile in alternativa ai parametri biometrici, delle razioni di emergenza e, soprattutto, un astuccio contenente numerosi medicinali. Con il supporto di Bubi, fu facile identificare, tra questi, un antipiretico, un ricostituente e un antinfiammatorio.

Iniettò il tutto ad Allison, quindi riprese il lavoro sul letto.

Di lì a poco, si misero in viaggio verso la cabina di sorveglianza, unico luogo da cui era possibile chiamare un montacarichi.
All'inizio il trasporto sembrò perfino agevole. Bubi riusciva senza difficoltà a spingere dalla specie di maniglia costruita allo scopo, mentre il peso sulle spalle di Nathan non era eccessivo.
Dopo un po', però, la fatica cominciò a farsi sentire, specialmente quando il terreno divenne più accidentato.

«Come faremo a superare i controlli di sicurezza?»
«Non lo so ancora.» ammise l'umano.
«Siete consapevole che il sovrintendente potrebbe aver emesso un ordine di cattura per voi due?»
«Sì.»
«E in quel caso, cosa pensate di fare?»
«Improvviserò.»
L'androide si rese conto che il suo padroncino si stava innervosendo, e ritenne più opportuno rimanere in silenzio per il resto del viaggio.

La fortuna gli arrise.

Il capo guarnigione era un MK-III da guerra, dunque di modello diverso da quello che aveva cercato di arrestarli. Dato che lui e Alley avevano rappresentato solo un basso rischio per la sicurezza, era possibile che il vecchio androide non avesse reso pubbliche le loro identificazioni; inoltre, lui era camuffato e la sua compagna era mascherata: non era detto che riuscissero a riconoscerli, in ogni caso.

«Alt! Fatevi identificare.» impose l'androide. Un secondo robot uscì dalla caserma, reggendo uno scanner per le scansioni digitali e oculari.
«Mi sono ustionato le mani durante la mia missione.» si giustificò Nathan. «Utilizzate la mia scheda, per favore.»
«Impronta retinica?» insistette il caposquadra.
«Gli occhi sono bionici. La scheda lo confermerà.» assicurò lui, sperando fosse vero.
Il sottoposto verificò il documento, condividendo immediatamente le informazioni con il supervisore. «Strano.» considerò quest'ultimo. «Sembrano proprio veri.»
«Ci credo: mi sono costati... un occhio della testa!» rise il giovane, ma ovviamente un modello così datato non poteva comprendere l'umorismo.

BAZZA DI TORDO 2172Where stories live. Discover now