.Capitolo 13.

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Ti sento...........figlio di puttana.

Pensi di potermi fregare eh, serbo di merda?
Fui risvegliato nel cuore della notte da dei rumori, avevo imparato a tenere le orecchie aperte, proprio a causa di stronzi come te. Potevo sentirlo in agguato, nel buio della notte, che si aggirava nei pressi dell'accampamento pronto a saltarci addosso, con un coltello in mano, sgozzandoci nella notte come agnelli. Ne aveva già ammazzati parecchi dei nostri così, era ora che qualcuno ci desse un taglio, letteralmente. Era un lavoraccio sporco e rischioso, il suo, ma molto semplice ed efficace: uccidere i nemici durante le ore buie, nel sonno, tappandogli la bocca mentre con un taglio alla gola, li uccidi. Da codardi, certo, ha avuto più palle Paride a seccare Achille con una freccia, ma molto utile per decimare le truppe nemiche, se si parla di guerra.
Mi sistemai sotto le coperte, pronto a reagire....lo avrei ammazzato prima che lui provasse ad ammazzare me, statene certi....
Respiravo piano, fingendo di dormire, potevo sentirlo a pochi centimetri di distanza da me, che mi controllava, nella branda.

Non potevo attaccarlo adesso, avrei dato l'allarme e sarebbe scappato!
No, dovevo aspettare che quello stronzo mi attaccasse, così lo avrei fatto secco, una volta per tutte, magari con il suo stesso coltello. L'adrenalina si stava accumulando nelle mie vene, mentre il cuore mi pulsava così forte da farmi fischiare le orecchie.
Attesi, con pazienza e furia, come un leone nell'erba alta prossimo ad attaccare, che quel pezzo di merda mi saltasse addosso, pronto a scattare come una molla carica.
All'improvviso sentii che la sua presa sulla mia mano, probabilmente per tenermi fermo così da potermi sgozzare con un taglio netto!

Balzai in piedi, guidato dall'istinto, che mi accecò: sono sempre stato così sul campo di battaglia, chiudevo gli occhi e quando li riaprivo, avevo commesso una strage, senza emozioni nè sensazioni, una macchina addestrata per uccidere. Non a caso il mio sangue freddo era sempre stato uno dei miei tanti pregi, in accademia.
Presi l'intruso per le spalle e lo sbattei contro la parete dietro al letto, combattendo per la mia vita. Ero riuscito ad immobilizzarlo, con l'avambraccio alla gola, lo premevo contro la parete, non mi sarebbe sfuggito!
Quei serbi di merda ne hanno fatti fuori anche troppi dei nostri, hanno fatto fuori Tito.... mi bastò che l'immagine dell'esplosione mi passasse per l'anticamera del cervello che fui invaso da una furia senza precedenti. Man mano che la rabbia saliva, premevo con più forza sulla sua gola, aspettando il famigerato "crack" delle sue ossa sotto il mio braccio: ero pronto ad aprire quello stronzo come un maiale, a picchiarlo fino a farlo pisciare sangue, avrei ucciso tutta la sua stirpe e anche di più, brutto figlio di puttana, mi hai tolto l'unica persona che ......

<<stellina...calmati....sono io!>> implorò a fatica Agnese, con voce spezzata, sotto il mio braccio. Mi svegliai dalla trance quando lei riuscì ad accendere la luce con difficoltà, usando la mano libera: non ero in guerra, ero a casa e stavo bene.... scossi la testa, prima di rendermi effettivamente conto di quello che stavo facendo:<< AGNESE ODDIO, SCUSAMI!!>> la lasciai andare, allontanandomi di parecchio per tenerla al sicuro da me stesso. Che cazzo mi era preso?!? Ero impazzito per caso?!? Non mi era mai capitato di venir preso da un sogno così vivido, che stracazzo mi era passato per la testa eh?!?!?!
Lei prese un respirone, appena fu libera, cosa che mi fece spezzare il cuore: le avevo fatto del male, l'avevo attaccata.....
<<s-s-stai bene?>> riuscii a blaterare, mentre la testa iniziava a girarmi, presa dal panico. Ancora non ci credevo di averle messo le mani addosso....

<<si.....>> si mise una mano alla gola, schiarendosi la voce:<<...si sto bene>>
La freddezza nella sua voce mi colpì il cuore come una spada, non la usava con me quella voce a meno che non ci fosse un motivo, e quello era palese! La depressione mi sussurrava cattiverie senza pari, portandomi ancora più in basso di dove mi trovavo.
<<t-ti ho fatto male? Hai.....hai bisogno di qualcosa?>> le domandai, cercando di avvicinarmi, ma lei tese la mano, mantenendo le distanze:<< sto bene, non ti preoccupare. Ora cerca di calmarti.....>> mi disse.
Era finita. Avevo rovinato tutto. Le avevo dato una dimostrazione di quanto fossi instabile e pericoloso, non mi sarei salvato questa volta.
<<mamma ti prego....mi dispiace, non volevo!>> dissi, nel panico più totale, con una supplica che veniva da dentro, dal cuore, che mai pensavo sarebbe uscita così infantile e spaventata, mentre la voce nella mia testa iniziava a ripetermi che non c'era modo di risolvere, mi ero fottuto l'unica opportunità che avevo mai avuto di avere...quello.

<<lo so stellina, tranquillo! Va tutto bene, voglio solo lasciarti spazio per farti calmare. È stata colpa mia.... volevo toglierti l'agocannula mentre dormivi per non farti agitare e....Sirio...Sirio stai sanguinando, vieni qui!!>> si avvicinò subito a me. La guardai confuso, sanguinando? Appena mi guardai le mani, un sentimento antico si risvegliò di nuovo dentro di me: le mie mani, sporche di sangue...... iniziai ad ansimare, quel rosso pulsava, in lontananza potevo sentire gli spari, le esplosioni e le urla, nitide come quei giorni. Inspirai e sentii zolfo...
Ero di nuovo lì...
Avevo di nuovo ucciso...
Le mie mani sono fatte per quello, per uccidere, ferire, fare del male....
Corsi in bagno, cercando di lavare via il sangue con i ricordi, grattandomi la pelle per togliere quel rosso di cui si erano macchiate, invano.

"Sono macchiate anche di quello di Agnese, per poco non la uccidi..."
Mi ripeteva la voce nella mia testa.

"Ha ragione Louis, tu sei pericoloso! E avevano ragione le suore, tu non sei fatto per essere amato, sei un mostro, un assassino!!!!"

Cercai di zittirla ficcando pure la testa sotto il getto gelido, ma a poco funzionò. Avevo rovinato tutto, l'unica occasione di avere una famiglia, la mia prima e unica mamma, tutto a puttane ho mandato!

"Tito è morto per colpa tua, se non avessi fatto l'eroe salvando quelle ragazze dall'accampamento nemico, i Serbi non avrebbero mai messo quella bomba!
Selene è morta per colpa tua, tu non sai come si ama, non sai come si fa a prendersi cura di qualcosa! È morta per la tua negligenza!"
Io sono un mostro, è vero! Io....io....

Sentii Agnese prendermi dolcemente le mani tra le sue, le stesse mani che per poco non le fanno del male, mettendole sotto l'acqua per lavarle:<< va tutto bene, ora va via...>> si appoggiò con la spalla alla mia, lavando con delicatezza il sangue secco dalle dita con il sapone.
<<non puoi stare qui....potrei farti del male!>> le sussurrai, con voce rotta. Avrei pagato oro per far si che non se ne andasse.
<<macchè.... ti sei solo spaventato. È tutto apposto. Su vieni qui, prima che ti prendi un malanno...>> lei se ne fregò delle mie parole, non dimostrò paura nè rabbia nei miei confronti e anzi, mi asciugò le mani, mise un cerotto dove c'era l'agocannula per fermare il sangue, per poi buttarmi un asciugamano in testa e sfegarmi i capelli:<< penso tu abbia preso un pò troppo alla lettera la frase "raffreddare una testa calda" eh? Ora ci penso io a te...>>

Mi fece sedere su water, asciugandomi come aveva già fatto quel pomeriggio. Io cercai di zittire tutto il coro di voci che avevo per la testa, ma con immensa fatica. Ma ad Agnese bastò uno sguardo, per capire che qualcosa mi ronzava per la capoccia:<< ti va di parlarne? Con una camomilla magari?>> mi domandò.
La guardai, ormai rassegnato all'idea che avevo perso tutto e non c'era più niente da fare. La stessa rassegnazione che avevo nel corridoio dell'orfanotrofio, quando nessuno mi voleva.
Sentire la mano di Agnese tra i miei capelli mi faceva quasi male, convinto che sarebbe stata l'ultima volta. Chiusi gli occhi, assaporando appieno quel momento, cercando di dimenticarmi, per un secondo, di non aver mai avuto quel tipo di cure.

I miei pensieri vennero interrotti proprio da lei, che fermò il flusso di pensieri che mi stava scavando nel cranio:<< lo sai vero che non ti mano via? C'hai la faccia di uno condannato alla sedia elettrica.... non è successo niente, non te ne fare una colpa!>> mi disse, ma io scossi la testa.
<<per poco non ti ammazzo!>> le ringhiai, perchè non capiva che pericolo aveva corso.
<<perchè mi hai confuso per qualcun altro, non uccideresti mai Agnese Berti!>> mi rispose tutta contenta. Sbuffai, ovvio lei no....
<< sei comunque in pericolo....>> sussurrai, bolevo farle capire che c'era un rischio, ma lei sembrava ignorarlo. << se ti triggero, si. Imparerò a evitare che ti prenda il panico, prossima volta ti sveglio al posto di gironzolare per la camera al buio!>> per lei non c'era nessun problema in quello che era appena successo, e la cosa mi faceva arrabbiare.
<< ti rendi conto di quello che ho fatto?>> le urlai, a corto di pazienza.
<<Perchè io? Anche io non ho agito saggiamente, non puoi mettere le due cose paragone......io ho fatto una cosa stupida e poco intelligente, sapendo tutti i tuoi problemi, tu hai soli reagito secondo le regole di essi!>>

<<io mi chiedo se sei stupida o incosciente!>> ringhiai, incazzato come poche volte.
<< tutte e due, da qualcuno avrai preso...>> mi rispose, smorzando il mio ragionamento quando realizzai il significato delle sue parole. Anche se io volevo che si allontanasse, per paura di farle male, lei non lo avrebbe mai fatto. Era mamma, punto.
<<forza, andiamo a prendere qualcosa di caldo....mi sa che abbiamo parecchio da parlare!>>

Redamancy: &quot;L'Amore che ritorna&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora