.Capitolo 31.

418 39 9
                                    

Mi sollevai in piedi di scatto, ignorando l'ordine che mi era stato dato di mantenere la posizione, preso da un terrore che mi attanagliò lo stomaco senza darmi il tempo neanche di metabolizzare l'accaduto: la sola visione di una di quelle mi causava un ansia così forte e profonda da togliermi il respiro.
Ero stato picchiato tante, anzi troppe volte quando ero piccolo proprio da una bacchetta di giunco, e appena la vidi quel povero bambino che era dentro di me riprese il possesso della mia mente, piangendo terrorizzato come un tempo dal ricordo di quel dolore!
Indietreggiai così rapidamente da dimenticarmi persino che dietro di me ci fosse il muro! Sbattei con forza contro di esso cercando di scappare, mentre un fischio alle orecchie si faceva fortissimo e mi si annebbiava la vista, preso dai ricordi: la primissima memoria che avevo del collegio era proprio di una delle punizioni delle suore.

Ricordo bene il motivo, avevo bagnato il lettino ma avrò avuto 2-3 anni, quel posto poco familiare mi metteva i brividi. Poi....poi chiedevo spesso dove fosse la mia mamma, senza rendermi conto di cosa fosse successo nell'incidente. Semplicemente mia nonna, mi sembra, era venuta e mi aveva portato lì, in quel posto merdoso. Ero davvero troppo piccolo per capire cosa stesse accadendo, mi limitavo a piangere e a fare i capricci, volevo la mamma, volevo tornare a casa, con lei che mi cantava la ninna nanna alla finestra, guardando le stelle e papà che poi mi portava a letto, rimboccandomi le lenzuola, uno dei pochi ricordi che ho di loro. Le suore mi tolsero i pantaloni del pigiama bagnati di dosso malamente e mi riempirono di colpi di canna, finchè non furono sicure che avrei dormito, esausto di piangere. Ricordo bene quanto urlai, cercando con ogni grido di superare il dolore che provavo. Mi avevano sfregato la pelle lesa con un panno bagnato per pulirmi e mi avevano ributtato a letto, senza una parola di conforto o una carezza.
Mi resi presto conto che nessuno mi sarebbe venuto a prendere, notte dopo notte, punizione dopo punizione. Non c'era speranza nè via di fuga........

<<Sirio?>> la voce di Agnese mi fece trasalire, uscito di cattiveria dai miei stessi ricordi, ma con sempre quella paura primordiale di dosso, alla quale non interessava che io fossi cresciuto e non fossi più lì dentro da anni, mi faceva lo stesso tremare come quelle notti, nelle quali mi svegliavo bagnato e sapevo già, tra le lacrime, quale sarebbe stato il mio destino.
<<shhh hey hey calmati! Non ti faccio nulla, ho messo via tutto....>> cercò di rassicurarmi Agnese, mostrandomi le mani libere:<<non ho nulla, guarda! Niente! Rilassati...>>
Mi sedetti per terra, appoggiandomi al muro con il fiatone, cercando davvero di mettere a bada la mia testa, partita come un cavallo imbizzarrito per una strada che non mi piaceva percorrere.

Quel carosello di emozioni di fermò quando sentii la mano di Agnese sulla mia, leggera, come se mi stesse chiedendo il permesso di stringerla ma allo stesso tempo si facesse sentire presente. Intrecciai le mie dita tra le sue, sospirando, non potendo fare altrimenti per calmarmi, rendendomi anche conto, dolorosamente, che sarebbero state le ultime coccole da parte sua.
<<ora mi riprendo... dammi...dammi un minuto...>> le dissi, con un filo di voce.
Lei si sedette davanti a me, sul pavimento: << prenditi tutto il tempo che ti serve Sirio.... non c'è fretta, anzi.... se stai male si può persino rimandare a domenica prossima.>> disse cauta, neanche citando che fosse una punizione.

<<e la scommessa? Vinci tu a tavolino allora...>> le ringhiai contro, ma lei mi sorrise:<< bisogni primari come bere, mangiare, dover andare in bagno e attacchi di panico non sono inclusi nei termini del nostro accordo, ricordi? E.... sono certa che questo è qualcosa di vecchio, vero?>> mi chiese. Annuii, sconcertato sia dal fatto che lei avesse così tanto rispetto per me e i miei limiti personali sia per il fatto che mi avesse davvero calmato con la sua semplice presenza.
<< va bene... posso chiederti perchè? E soprattutto che c'è altro che dovrei evitare?>> mi domandò serenamente.
<<non gioca a tuo favore indebolirmi psicologicamente prima di punirmi?>> le risposi cinico, ma lei scosse la testa:<< insiste su questo argomento eh? Io non voglio spaventarti, farti cedere o distruggerti emotivamente per vincere questa stupida scommessa!! Non è giusto nei tuoi confronti, punto! Se sarai costretto a ritirarti, ripeto, sarà per le conseguenze delle TUE stesse azioni, non di certo perchè ho manomesso io le carte in tavola. Diamine Sirio, non avrei messo tutto quell'impegno nello scrivere di giorno in giorno le cose che mi hai detto, attribuendogli un numero di colpi che puoi pure contestare, pur di essere onesta e giusta! Io non faccio qualcosa che potrebbe ferirti inutilmente nè ti costringono di fare qualcosa che tu non voglia fare. Fine della questione! Ora, cerca di calmarti, prima di tutto, poi vedremo di decidere riguardo alla tua punizione, se continuarla o sospenderla.>> mi disse, alzandosi in piedi e andando verso il borsone per prendere qualcosa.

Redamancy: &quot;L'Amore che ritorna&quot;Where stories live. Discover now