.Capitolo 29.

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Mi costrinsi a dormire il più possibile, a mangiare e ad essere in forze: non esiste che Agnese vinca questa scommessa! Non deve succedere, punto!
(Oddio sembro già un bambino petulante, aiuto...)
Non mi importava della mia dignità o del mio ego all'idea di essere sculacciato come un moccioso, mi interessava staccarmi da lei per poterla finalmente proteggere da me!!

Qualcosa nello stomaco mi suggeriva che lei avesse un asso nella manica o simili, o non si sarebbe scontrata con un mostro violento di 2 metri come il sottoscritto dopo quello che le avevo fatto in sala insegnanti, anzi, una persona normale sarebbe scappata a gambe levate!
Dovevo anche ammettere che a malapena mi ricordavo cosa fosse successo, la testa mi si era annebbiata: avevo lasciato che l'istinto da soldato la sua componente "lotta o fuggi" prendessero il sopravvento, agendo in pura auto-protezione, accecandomi completamente. Solo alla minaccia che Louis venisse chiamato mi risvegliai, rendendomi conto di cosa fosse successo.

Mi tirai su dal divano di controvoglia, buttando la coperta e il cuscino a terra, andai in bagno a lavarmi e mi guardai allo specchio, ripensando a cosa le avevo detto e fatto: un senso di puro disgusto e rancore verso me stesso mi invase mentre guardavo i miei occhi verdi, spenti e stanchi. Sono un animale...
In parte stavo iniziando a dubitare della mia scelta di allontanare Agnese, ma dopo tutto quello che mi avevano fatto passare, dopo tutto quello che avevo sofferto per colpa degli altri, il dolore, il sangue, la solitudine, sapevo di essere diventato qualcosa di molto diverso da un uomo normale. 
Sospirai.... era meglio perderla che aspettare il momento in cui io le avrei fatto del male sul serio e lei mi avrebbe inevitabilmente mandato via!
Lei voleva solo fare la madre, educarmi e correggermi mentre io mi autodistruggevo, senza rendersi conto del pericolo che stava correndo. Ma per quanto rispettassi le sue intensioni, non potevo permetterglielo, non sono e mai sarò un uomo normale, sarò sempre una fonte di problemi, e lei ne ha già passate abbastanza per soffrire anche per causa mia. Mi sarei fatto punire, mi sarei alzato senza aver versato una lacrima e l'avrei mandata via.
O meglio, questo era il piano... ma sono certo andrà così, insomma mi hanno preso a botte fino a sputare sangue, saprò resistere a due sculaccioni, no?

Mi lavai la faccia, preparandomi mentalmente come facevo in accademia prima degli addestramenti, chiudendo completamente il cuore e il cervello, azionando solo l'intuito e l'istinto in maniera metodica. Non dovevo crollare, non potevo crollare, o sarebbe stata la mia rovina! Sentivo l'orologio universale intimarmi che sarebbe arrivato il momento in cui avrei ferito e fatto del male anche Agnese....come era successo con i ragazzi..............come era successo con Selene.....

La nostra storia d'amore non è sempre stata rosa e fiori, soprattutto all'inizio quando i traumi della guerra e la difficoltà della lingua si mettevano in mezzo, rendendo tutto più complicato.
L'avevo colpita.....più di una volta, mentre lei cercava di calmarmi e impedirmi di farmi del male. La parte peggiore della violenta dei conflitti è che ti entrano in testa certe cose, quelle che ti costringono a tornare animale nell'istinto, a impazzire a ogni rumore, rizzando le orecchie con i peli dritti per l'agitazione.... quell'instinto che ti porta a lottare e a uccidere. Io non mi rendevo conto della mia forza, a malapena comprendevo chi fosse, durante quelle crisi così nere e violente, dove tutto diventava un illusione che mi riportava lì, a Sarajevo. Solo dopo che le feci per sbaglio un occhio nero iniziai a chiedere aiuto a Louis.
Quella paura nei suoi occhi, mista alla rassegnazione di una preda nelle fauci del leone, che conosce la sua sorte...non mi aveva più rivolto la parola per settimane. Non che capissi granchè quando parlava, ma stavo imparando la sua lingua piano piano....Dopo tanta terapia, farmaci, regali, piccole e grandi buone azioni, lei si era riavvicinata, dandomi il beneficio del dubbio che fosse stato un incidente, che non fossi un mostro, ma soprattutto che non sarebbe risuccesso.
Nonostante io e Selene poi ci fossimo innamorati e sposati, non mi è mai andata via di dosso la sensazione che io, di punto in bianco, possa avere una crisi come quelle di un tempo e fare del male a qualcuno.
Con i ragazzi ci sono andato vicino....

La gente che mi sta vicino non se lo merita di ricevere questo da parte mia.... neanche quelle due teste di cazzo dei ragazzi!
Cristo! Non riesco a perdonare me stesso di aver fatto male a loro, figuriamoci se lo facessi ad Agnese...o peggio a Ginevra!
Sospirai, era la mia punizione divina questa, io non posso essere amato, sono troppo pericoloso per una famiglia...o per una madre. È mio stato dalla nascita, la carriera che ho scelto da soldato ha solo confermato quello che già sapevo: sono solo e morirò solo. Dannazione, mi hanno pure tolto Selene.... direi che è palese qual è la mia sorte.

Dopo essermi vestito, andai fino alla sala insegnanti per prendermi un caffè.
Non acceso neanche la luce, andando dritto alla macchinetta. Non feci in tempo a smaneggare con le monetine che mi si rizzarono i peli del collo: c'era qualcuno lì!
Mi girai di scatto, già su di giri per l'ansia che avevo addosso, guardando nel buio in cerca del colpevole:<< ti stavo aspettando lo sai?>> disse Agnese da un angolo remoto della sala. La sua voce mi fece trasalire, facendomi prendere un colpo bello e buono!
Finalmente la addocchiai, mentre sferruzzava tranquilla con un gomitolo in grembo.
<<mi hai fatto prendere un infarto.... maledetta...>> la insultai, non proprio in vena di scherzare. Cazzo donna, così mi metti già in uno stato di agitazione dannatamente pericoloso! Avevo anche deciso anche se de dovevo combattere per la mia libertà, allora era lecito farlo comportandomi male, sperando che giocasse a mio favore per allontanarla e scoraggiarla dal farmi da "madre".

<< esagerato... stavo solo aspettando che tu uscissi dalla tua tana. Non mi sarei mai permessa di venirti a chiamare sapendo cosa sta per succedere. Anzi dimmi quando sei pronto, che la vedo molto lunga la tua punizione...>> disse, atona, senza muoversi di un millimetro, continuando il suo lavoro di ferri.
Un ansia incontrollata mi invase il corpo, così violenta che dovetti scappare nel mio studio per tranquillizarmi: andarle a chiamare per farmi punire? Dico ma scherziamo?!?
Non mi sarei mai immaginato di avere una reazione così! Devo impedire alla mia testa di tornard indietro!! Sto tornando a quando dovevo andare dalla Madre Superiora, nel collegio, a chiederle di prendermi a bacchettate! La stessa ansia, paura, sgomento....

Mi sedetti con le spalle alla porta, in prenda a in mezzo attacco di panico, col fiato corto, il sudore freddo e la testa leggera.
Gli unici pensieri che calmarono la mia mente furono la consapevolezza che Agnese non mi avrebbe abusato o fatto del male, nonostante la mia punizione fosse severa....
Che sicuramente se mi fosse preso un momento di sconforto, lei si sarebbe fermata....
Che nonostante tutto, compresa la mia idea di volerla allontanare, lei mi voleva bene, e non mi avrebbe ferito....
Riuscii a rimandare il mio bambino interiore in camera sua, calmando quei pensieri così infantili di paure e timori.
Ricercai il soldato che era in me, mettendolo in prima fila per poter combattere!
Anche se gli ultimi miei pensieri......NO, NON si torna indietro adesso!

Mi alzai e andai a chiamarla, con il petto in fuori e la vociona da uomo:<< forza, sono pronto! Vieni e facciamola finita con 'sta stronzata!>> le dissi, andando davanti a lei con le braccia incrociate.
Agnese mi squadrò, mettendo via il gomitolo e i ferri nella borsa. Mi resi conto che dietro la sua sedia giaceva un borsone emorme, che sono sicuro non fosse lì e già mi prese lo sconforto! Perchè so cosa c'è dentro ma non lo voglio scoprire?
Lei mi squadrò senza muovere un muscolo, incrociando le braccia al petto.
<<quindi? Mi hai detto tu di venirti a chiamare!?!?>> le domandai scocciato.
<<ti pare il modo?>> mi chiese, con una voce così severa da farmi istintivamente stringere il culo.
Deglutii, sospirando:<< va bene, va bene.... emh.... possiamo spostarci di là e farla finita con questa faccenda?>> le domandai titubante.
Dopo un'altra occhiataccia aggiunsi:<< perfavore?>>

Agnese si alzò in piedi, portando con sè il borsone:<< ottimo....andiamo...>>
Si incamminò verso il mio studio, io la seguivo a distanza di sicurezza.
Quando vidi che con se aveva anche un quaderno di cuoio color rosso fuoco, capii che anche lei era pronta alla battaglia!

Redamancy: &quot;L'Amore che ritorna&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora