.Capitolo 36.

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Quando apii gli occhi, dopo non so neanche quanto tempo, mi trovai davanti al viso le balze di una gonna marrone che subito riconobbi: ero appoggiato con la testa sulle ginocchia di Agnese.
Appena mi domandai il perchè, come una cascata gelida, i ricordi di cosa era appena successo mi piombarono addosso, accompagnati dall'imbarazzo e da un certo senso di timore nei suoi confronti. Ma che mi era preso? A piangere così come un cretino per forse delle ore?? Cazzo, ero stato torturato, preso a pugni, calci, frustate e avevo sempre retto tutto con stoico silenzio, ma se mamma mi mette sulle sue ginocchia per qualche sculacciata, mi prende da piangere?
Inghiottii tutte quelle domande per il momento, volgento cauto il mio sguardo verso l'alto, dove la figura di Agnese troneggiava. Ero pronto ad affrontare i suoi occhi severi, pronti probabilmente a darmi il resto di quello che mi meritavo a parole, ma....era a correggere dei compiti?

Sbattei un paio di volte le palpebre per controllare che stessi vedendo bene, si era messa a controllare delle verifiche, appoggiata al bracciolo del divano con il busto rivolto verso il mobiletto che vi era accanto, dove aveva appoggiato le sue cose per lavorare. Solo allora notai che la sua mano sinistra riposava su di me, alternandosi tra busto e braccio, in delle carezze confortanti. Era così presa dal suo lavoro che non si era neanche accorta che mi ero svegliato. Decisi di lasciarla stare e lentaaaaaameeeente ritornai nella posizione di prima, con lo sguardo perso nel vuoto, rivominandomi addosso tutte quelle domande.

Ma tra tutte, UNA in particolare si insinuò nel mio cervello come un verme: visto che io mi ero comportato da stronzo con Agnese, e alla fine era solo un capriccio gigantesco, lo ammetto anche da solo, per avere una conferma definitiva che lei fosse "mamma" al 100%, nel bene e nel male, nella buona e cattiva sorte etc, etc...... non è che forse avevo frainteso tutto quello che era successo con i ragazzi? Non è che forse, quello che avevano fatto non era nient'altro che un capriccio che nascondeva altro sotto? Se non mi volevano, perchè sono tornati? Non avrebbero neanche mantenuto i contatti con Agnese se non avessero voluto più avermi intorno........

Mentre mi traviavo in quel groviglio di domande su di loro e su me stesso, un bacione sulla tempia mi riportò alla realtà:<< ma buongiorno!>> mi sussurrò mamma con la solita dolcezza di sempre.... come se non mi avesse appena battuto come un Mochi giapponese!
Sospirai e mi stiracchiai per bene, apprezzando il dolore diffuso sul mio lato B che mi avrebbe accompagnato per settimane. Cercai di evitare lo sguardo di Agnese, anche se prima lo avevo cercato, un pò per vergogna e un pò per timore, ma lei non si fece problemi:<< Stellina, è finita. La punizione te la sei presa e sei stato perdonato, non sono più arrabbiata, ok?>> mi confortò, sollevando il mio viso verso di lei con una mano sulla guancia, per poi sbaciucchiarmi tutto, facendomi ridacchiare.

Presi un respirone profondo, prima o poi tanto glielo dovevo dire:<< ..... mi dispiace....per....>> cercai di fare mente locale, ma erano davvero troppe cose. Poi mi passò di mente la lista che mi aveva chiesto, prima che mi sentissi male, e forse era davvero il momento di dirgliela:<< .... per averti preso ad insulti, anche pesanti, e allontanato da me ....e tenuto all'oscuro di quello che stava succedendo....e aver carcato di risolvere una situazione di stress con la chimica piuttosto che venire da te e parlarti...........e aver tirato giù un casino gigantesco per nulla solo perchè pensavo che se te ne fossi andata sarebbe stato meglio per entrambi.................e per averti messo le mani addosso..................e per aver pianto come un coglione fino ad ora.>> dissi, prendendomi tante pause per cercare di ricordarmi e infilare tutto.

Agnese ridacchiò e dopo avermi regalato uno sguardo di pura tenerezza, mi rispose con un bacione sulla fronte, per poi tirarmi in un abbraccione che mi fece tremare.
Era così.....bello! Anzi, no, Bello! Con la B maiuscola!!!
Appena affondavo tra le braccia di Mamma, sentivo il corpo chiuso in una delicata morsa che mi dava l'impressione di essere protetto da tutto e tutti. La testa fermava i suoi mille pensieri, invasa da una sensazione di affetto e amore che sapeva di agrumi. Rilassai i muscoli, appoggiai la testa sulla sua spalla e chiusi gli occhi, assaporando quel momento come mai avevo fatto, scoprendo solo ora quanto fossi stato fortunato a trovarla.

Redamancy: &quot;L'Amore che ritorna&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora