.Capitolo 19.

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Avevo la testa pesante come un macigno, che girava come se fosse una giostra a ritmo di musica. Feci una smorfia infastidita e cercai di coprirmi il viso con la mano destra, la luce e il rumore mi stavano soffocando, ma la trovai pesante, finchè una fitta di dolore non mi penetrò il palmo arrivandomi al cervello. Mi lamentai, non capendo cosa stesse succedendo, rigirandomi nel letto, prima che qualcuno mi afferrasse la mano fasciata con delicatezza.
Mi sentii coprire gli occhi da un qualcosa di soffice, mentre quella persona teneva il braccio ferito al suo petto, al sicuro da urti e dolori improvvisi.

.......profumo di agrumi.......

....Agnese....
Mi sentii accarezzare il viso, un sussurro mi calmò quasi subito:<< su su, rilassati. Sono qui. Sei in pronto soccorso.... Ora che ti sei svegliato, tra poco andiamo via, hanno gia fatto tutto, ti hanno tolto anche flebo!>> mi disse con voce dolce ma felice. Io ero tutt'altro che contento....ero confuso, dolorante e soprattutto avevo ancora addosso tutta quella rabbia che veniva da....non ci voglio pensare....
Mi tirai su a forza, facendo una fatica immensa, come se la gravità terrestre fosse diventata quella di Giove, ignorando Agnese che preoccupata mi diceva di star fermo.
Ora ricordavo cos'era successo, di Louis, dello scatto d'ira e di....di Tito.
Mi guardai la mano, sapevo che mi ero fatto male, ma non sapevo l'entità del danno.

<<15 punti......>> mi disse Agnese, mentre studiavo la stecca e la fasciatura con sguardo angosciato.
<< 15 punti e un paio di ossa rotte del polso. Diciamo che dovrai tenerla così per un mesetto.... ci ha pensato Robertini, te lo ricordi? Il dottore mio amico... ti ha anche dato un pochiiiiiino di sedativo, eri parecchio agitato...>> cercò di metterla giù piano.
Un "pochino" agitato? Ricordo bene che tra poco non lancio un infermiere in orbita quando hanno provato a mettermi l'agocannula. Meglio così....

<<hey....>> Agnese si avvicinò a me con fare dolce, ma io presto mi ritirai e ributtai giù a letto, dandole le spalle.
Man mano che i ricordi affioravano, anche i soliti bastardi pensieri si facevano strada per la mia testa, incoraggiandomi a starmene da solo, ad allontanarla, ricordandomi che tanto nessuno mi avrebbe mai amato. Le diedi le spalle, chiudendo la conversazione lì.
La sentii sospirare, per poi accarezzarmi il braccio amorevolmente.
No....non potevo permettermi che succedesse come con Tito, non potevo amare Agnese come una mamma o prima o poi ne sarei rimasto fregato. Aveva ragione Louis....

________

Erano passate 2 settimane, e io non avevo ancora trovato la forza di lasciare il letto. Ero esausto, mentalmente e fisicamente anche se passavo tutto il giorno a dormire. Non riuscivo a mangiare e ad essere una persona normale, come se una forza invisibile mi costringesse a non muovermi. Ero costantemente circondato da pensieri bui, così neri da non farmi vedere neanche la luce del mattino.
Tutto quello che era successo era stato per me l'ultimo chiodo nella bara della mia salute mentale, e non potevo far altro che dormire pur di non pensare.
Agnese bussò educatamente, ed entrò per darmi un'occhiata: aveva deciso di fare lo sporco lavoro di prendersi cura di me, nutrendomi e aiutandomi a fare il minimo indispensabile per restare in vita.

Prima o poi si stancherà di me, no?

<<oh, bene! Ce l'abbiamo fatta a buttare giù qualcosa...bravo...>> disse con un pochino di entusiasmo e voce dolce al misero morso che avevo tirato al pranzo che mi aveva preparato. Non la degnai di uno sguardo, chiuso nella mia bara di pensieri.
Lei non si scompose, mi rimboccò le coperte, accarezzandomi il braccio:<<su tieni duro, passerà....>> cercò di incoraggiarmi, ma non c'era molto che potesse farmi uscire da quello stato. Louis aveva ragione, io non sono fatto per essere amato, sono un bastardo figlio di nessuno che ha avuto la fortuna di incontrare una persona che gli ha voluto bene. Fine!

Redamancy: &quot;L'Amore che ritorna&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora