.Capitolo 28.

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<<SIRIO! SU SVEGLIATI....>> Urlò Agnese, bussando con cattiveria alla porta del mio studio.
Che oooooodiooooo! Mi nascosi scocciato tra le coperte, nascondendomi da quella gallina spennacchiata e dal suo fare mattiniero.

Era passato 1 mese e la "sorveglianza sanitaria" alla quale ero stato condannato da Louis mi stava letteralmente massacrando!
"Ancora due mesi...resisti ancora due mesi..." pensai tra me e me rigirandomi sul divano.
Era stato severissimo, patologicamente paranoico e, diciamocelo, anche un tantino stronzo per fare in modo di controllare al millimetro ogni mia mossa: bracciale GPS al polso, fatto apporta per non poter essere slacciato o sfilato, che streammava la mia location 24/7, analisi del sangue obbligatorie ogni 2 settimane, drug test delle urine ogni 3 giorni, niente alcol neanche per sbaglio e i miei farmaci erano nella mani di Agnese che me li dava ogni mattina e ogni sera, controllando che li prendessi.
Insomma un incubo, come se mi avessero internato!

Mi tirai su a fatica, ringhiando, andandole ad aprire la porta, chiusa a chiave. Mi ero nascosto nel mio ufficio nelle ultime settimane, come un eremita, poichè era l'unico luogo in cui potessi conservare un minimo di privacy e dignità, anche perchè da lei non ci volevo dormire più.
Avevo preso la severa decisione di allontanarmi da Agnese definitivamente, stavolta sul serio: da quando avevo realizzato quanto fosse stata male per colpa mia, mi fu chiaro di come la mia presenza fosse per lei deleterea e dannosa. Infatti non mi trattenevo a trattarla di merda e nei peggio modi possibili, vomitandole addosso il mio brutto umore ogni giorno per 12h:<< dammi i farmaci e sparisci!>> le dissi, aprendo la porta.

.....non ho mai detto che lei stesse rendendo la cosa facile....

<<suuu, non fare il burbero! Ti ho portato la colazione, carcerato!>> mi disse sorridendo, entrando senza farsi troppi problemi nel casino e poggiando un caffè e un sacchetto di carta della pasticceria sul tavolino, iniziando a rassettarmi il divano:<< lo sai che questo è un divano letto e potresti....>> mi suggerì dolcemente, ma le risposi di merda, andando a lavarmi:<< non mi interessa! E se avvesse le ruote sarebbe una cariola, a me torna bene così!!>> dissi, ficcando la testa sotto il getto d'acqua pur di non ascoltarla.

Tutta la faccenda con la scuola, l'accanimento di Luciano nei miei confronti e la mia perdita di popolarità con alunni e colleghi aveva davvero peggiorato il mio umore, facendomi diventare ancora più stronzo e scorbutico del solito, oltre che a convincemi senza ombra di dubbio di essere un buono a nulla, malato mentale e sociopatico!
Agnese non si meritava quello che le stavo facendo, di trattarla male e a pesci in faccia, ma ancora di meno di meriterebbe quello che le potrei fare... ora era la mia peggior nemica e dovevo allontanarla a ogni costo, prima che la peggiore parte di me la levasse di mezzo!

<<ma io ancora mi domando perchè non puoi dormire nel TUO letto a CASA TUA?!?>> Mi chiese esasperata. E non stava parlando della casa dove stanno i ragazzi.... Oh qui mi faccio partire lo scazzo:<< perchè è CASA TUA, nel TUO LETTO!!! Di mio non c'è proprio un bel niente!>> le sbottai contro, lanciandole addosso l'asciugamano bagnato con il quale mi ero asciugato, uscendo dal bagno:<< il divano è MIO perchè l'ho pagato io!>> dissi fiero, iniziando a vestirmi.
Lei sospirò, alzando gli occhi al cielo:<< Sirio.....capisco che questa situazione della "sorveglianza sanitaria" ti sta stressando, ma bada bene a dove metti i piedi e come muovi la lingua, ci sono dei limiti che non vuoi superare, credimi!>> disse severa, piegando nel mentre l'asciugamano e mettendolo sul bracciolo del divano.

Sbuffai scazzato, iniziando a mettermi le scarpe, senza dire però nulla.
<<va bene..... allora ti aspetto in sala insegnanti...>> disse Agnese, cercando di rispettare i miei spazi. <<ma prima....>> andò a frugare nella borsa, per poi avvicinarsi, porgendomi una manciata di pillole colorate con una bottiglietta d'acqua.
<<mettile lì e dopo le prendo...>> le risposi senza prestare attenzione.
<<allora? Ti levi?>> le sbottai quando lei non si mosse di un millimetro.
Mi sorrise timidamente e con affetto:<< sai le regole, devo controllare che tu le prenda o...>>

Redamancy: &quot;L'Amore che ritorna&quot;Where stories live. Discover now