.Capitolo 35.

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DIGNITÀÀÀ? Qualcuno l'ha vista? Là dietro? Nei commenti? No? DIGNITÀÀÀ???? Ma dove sarà andata? E vabbè pazienza....

Avevo ormai smesso di pensare, sopraffatto dall'imbarazzo e dai sensi di colpa, ridotto a una massa senza più forze. Con la faccia dentro quel cuscino, piangevo come non facevo da anni con lacrimoni e singhiozzi che mi scuotevano il petto, lasciandomi senza fiato. Avevo afferrato la gonna di Agnese con una mano, senza neache rendermene conto, e le stavo silenziosamente chiedendo di fermarsi, sperando che lei percepisse il mio pentimento e la mia totale accettazione della sua, adesso confermata, autorità materna!
Diciamo che non si era trattenuta a farmi un accuratissimo riassunto di quanto fosse stato stupido il mio approccio ad ansiolitici e whisky davanti a un problema, infatti aveva scaldato senza pietà il mio povero sedere con la spazzola sulla pelle nuda e cruda, spingendosi fino a metà coscia, giusto per farmi ricordare ogni volta che mi sarei seduto di questa punizione, che penso si sentirà per almeno un mese!

<< Se io venissi a conoscenza per qualche maleaugurato caso che hai provato di nuovo a farti passare il malumore o con dell'alcol o con dei farmaci o con entrambi, queste sculacciate ti sembreranno delle amorevoli pacche, MI HAI CAPITO? POTEVI MORIRE!!!!>> continuò a strigliarmi Agnese, senza nascondere la sua angoscia, facendomi pelo e contropelo, colpendomi esattamente al centro del sedere con un forte colpo di spazzola, strappandomi un poco virile strillo. Non so quale stupido neurone avesse deciso di aprire le porte alle mie emozioni represse, quello che so è che infondo a quel vaso di Pandora fatto di pianto e moccio, c'era il mio fantastico passato: era come se stessi a metà tra due timeline, in una con le stesse emozioni di paura e timore, di dolore ancora così nitido dopo le sculacciate, e nell'altra i sensi di colpa brucianti, lo spavento e la preoccupazione nella voce di Agnese che mi spezzavano il cuore all'idea che io l'avessi fatta stare così male a causa di un capriccio stupido. E io stavo lì in mezzo, non sapendo a chi dare retta...

<<mi stai ascoltando?!?>> mi riprese Agnese, che mi afferrò per un orecchio, costringendomi a tirare su la testa sommessa dal cuscino. Venni assalito da un tale imbarazzo che feci fatica ad articolare una frase coerente:<< s-sì! Mai più!..lo giuro...>> riuscii a sbiascicare. Lei lasciò andare la presa, apparentemente soddisfatta della mia risposta, e io ne aprofittai subito per pulirmi il viso con la manica della camicia, cercando di recuperare un minimo di decoro, anche se per qualche motivo non riuscivo a smettere di piangere, per quanto mi sforzassi.
<< umh......... te lo auguro Sirio, perchè non sarà l'ultima volta che ti prendi una sculacciata da me se succedesse il contrario, o una delle tante cose di cui abbiamo parlato oggi. Appunto....Me le potresti ridire?>> sentenziò, severa. Lo sconforto e una paura primordiale mi assalirono lo stomaco, stringendolo come un serpente fino alla gola. Tra i respiri affannosi, facendo fatica a concentrarmi e a mettere in fila le cose, erano così tante, finchè non sentii la mano di Agnese sulla schiena, che mi accarezzava la camicia bagnata di sudore con calma: << hey....piano ...senza fretta... siamo alla fine, promesso, fai dei respiri profondi e cerca di calmarti un pò...>> mi disse, paziente.

Ero in mezzo a un fiume in piena, scolvolto dalla severità della punizione ma anche in parte da me stesso e dall'essere capace di piangere così tanto e così a lungo: lei era stata capace di prendere un famigerato assassino e soldato e smontarlo come un Lego, riducendolo a un'ameba piangente e spaventata. Non capivo cosa mi fosse preso, le ultime punizioni che ho ricevuto sono state quelle di Tito, a suon di cintura, che accettavo con stoico silenzio.
Cercai di rallentarmi, ma i miei tentativi furono vani, con il cuore a mille e ormai senza più neanche la forza mentale di ribellarmi, fui costretto tra le lacrime a scuotere la testa, pregando che lei non si arrabbiasse. Dio, da quanto non sentivo così tanta paura nelle ossa....... sarà stata metà della mia stazza quella donna, ma ora mi teneva in pugno come se fosse un gigante!
Ma forse Agnese sapeva ben più di quanto facesse apparire di quell'epidemia di pianto che mi era presa:<< va bene, facciamo così: vai un pò seduto all'angolo per calmarti e riflettere e, quando sei pronto, mi rifai la lista, va bene? Dai, tirati su....>> mi consolò un pò, e dopo avermi risistemato i boxer per non farmi vergognare oltre, mi aiutò a tirarmi su.

Redamancy: &quot;L'Amore che ritorna&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora