.Capitolo 21.

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Le mie insicurezze mi avevano avvolto in una spirale strettissima, che continuava a domandarmi perchè glielo avessi detto, perchè avessi deciso di infilare Agnese in 'sta storia!
Con tutto il casino che era saltato fuori, scintilla che aveva scatenato tutta quella serie di comportamenti folli e degenerati da parte mia, sicuramente lei....
<<chi è Tito?>> mi domandò incuriosita.
Io rimasi basito, come faceva a non saperlo? << non....non hai sentito nulla del puttanaio che è successo da Louis?>> le domandai.
Agnese scosse la testa, sinceramente sorpresa della mia domanda:<<in realtà no.... ho sentito urlare, poi tu sei uscito dal suo studio fuori di te dalla rabbia, lanciandomi come un boomerang, ma il vetro della porta e le pareti erano così spesse che era impossibile capire le singole parole mentre eravate dentro...perchè? Sono correlate le due cose?>>

Sospirai, la vocina della mia testa mi diceva di starmene zitto, di buttarla in cagiara, di far finta di niente, ma qualcosa, più nel profondo, mi suggeriva che forse era proprio lei l'unica persona che potesse conservare questo segreto e forse persino aiutarmi a togliermi dei sensi di colpa:<< Tito....beh....si è parte dell"'argomento cassapanca"... Louis l'ha nominato e per questo mi ero agitato...parecchio...>> sussurrai titubante, quasi spaventato che lei potesse dirmi chissà cosa. Insomma parlarne non era facile sapendo che lei mi aveva visto esplodere e spappolare la mano contro il muro....non una delle mie reazioni più pacate a riguardo!
Ma invece di sentirla allontanarsi dall'argomento, subito mi ritrovai davanti un piattone di pasta al ragù, e Agnese tutta tranquilla si sedette accanto a me con la sua amata tisana, anche perchè l'avevo un pò fatta arrabbiare prima che mi menasse, quindi era lecito si dovesse calmare e concentrare per darmi tutte le sue attenzioni.

<<lo sai che non sei obbligato a dirmelo se non te la senti, vero?>> mi disse mentre il perdevo la mia dignità buttando giù la pasta come un aspirapolvere. Riuscii a malapena a fare una faccia del tipo:" non gliene frega un cazzo, ecco!" Che lei mi corresse:<< non ti dico questo perchè non mi interessa! Te lo dico perchè so che è una cosa per te importante e delicata, non devi sentirti costretto, non devi giustificarti per "tutto questo", se la vuoi condividere con me mi fa piacere... ma lo devi volere tu!>> mi disse, per poi impugnare il famigerato tovagliolo per pulirmi amorevolmente il viso dal sugo.
<< come ti è passato per la testa di fare la fame per 3 giorni? Non potevi, che ne so, darmi fuoco al giardino???>> mi sgridò ridacchiando.

Le sorrisi, effettivamente era stata un'idea del cazzo. Il mio stomaco non l'approvava dall'inizio...
<<a qualcuno devo dirlo chi era Tito, e cosa c'è stato tra di noi....  forse così la smetto di riempirmi il cervello di puttanate e false aspettative...>> le dissi sospirando.
<<false aspettative????  Del tipo?>> mi domandò.
<<emh .....quello che mi ha detto Louis.....che la gente se sta con me ci deve essere per forza un motivo, non può essere così per puro amore... perchè è rarissimo... e solo Tito l'ha fatto....sai com'è la statistica no ....e lui era.... insomma Tito .....Tito era....praticamente mio padre...>> dissi con cautela, godendomi la faccia estremamente confusa di Agnese.
<<cioè? Mi sono persa qualcosa...>>

Sospirai, guardando il piatto vuoto davanti a me, che mi riportò indietro nel tempo, alla fame e solitudine dell'orfanotrofio, anche perchè proprio da lì sarei dovuto partire...
Agnese però evitò che mi partisse lo schizzo inverso, togliendomi il piatto da davanti:<< prima di raccontare, ne voi ancora? Un pò di prosciutto? Mozzarella e pomodoro???>> mi disse con il tono da oste.
Ridacchiai, e scossi la testa:<< no no, sto apposto... >> le risposi, così lei si mise davanti a me a sbucciarsi della frutta, pronta ad ascoltarmi.
<< bene cominciamo....

Devi sapere che nell'orfanotrofio dove stavo, i bambini che non potevano essere adottati, all'età di 6-7 anni venivano portati in paese e affidati a un professionista: un fabbro, sarto, macellaio, insomma qualcuno che avesse bisogno di un aiuto in bottega ma che potesse anche darci una preparazione lavorativa in vista del futuro. L'istituto ci copriva fino agli anni del liceo, ma poi dopo saremmo stati da soli. Infatti molti rimanevano, dopo i 18 anni, al villaggio, iniziando a lavorare in quelle stesse bottege o iniziavano un attività loro. I soldini che guadagnavamo da quel "tirocinio", un pò se li tenevano le suore e un pò ce li mettevano da parte per darci qualcosa alla nostra maggiore età per non finire sotto un ponte. Io scelsi di lavorare alla caserma che era lì in paese....>>

Redamancy: &quot;L'Amore che ritorna&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora