Bugie, sono solo bugie.

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Erano passati due giorni da quando ci eravamo trasferiti momentaneamente a casa di zio Fred per le vacanze di Natale, e finalmente tra un giorno sarà Natale, un solo giorno e potró consegnare a Logan quella lettera d'addio.

Stavo andando in cucina, avevo una fame da lupi, per fortuna che a quest'ora la casa era vuota essendo solo le 7 del mattino.

Vi chiederete che ci faccio sveglia a quest'ora quando posso benissimo dormire fino a mezzogiorno.
Beh vi rispondo subito, ho così tanta fame che mangerei qualsiasi cosa di commestibile mi si presenta
davanti.

Poi avevo sentito dei rumori provenire dall'entrata e la voce di zia piena di gioia e come al solito la curiosità ha sempre il sopravvento su di me, sicuramente abbiamo visite, anche se adesso era tutto particolarmente silenzioso.

A punta di piedi andai silenziosamente in cucina, attenta a non combinare pasticci.
Mi affaciai alla porta, vidi seduta su una sedia del tavolo, una bambina, con due lunghe trecce rosse che le ricadevano sulle spalle e le incorniciavano il viso.

Era molto graziosa e carina, ma non riuscivo a capire che ci facesse tutta sola in cucina.

Rimasi a fissarla non so quanto tempo, poi decisi di lasciarla sola e tornare in camera, ma non so come andai a sbattere sulla porta causando abbastanza rumore da essere sentita.

Mi irrigidì.
Mi girai verso la bambina che mi stava fissando con i suoi due occhi nocciola furbi e attenti.

-Ehm ciao-dissi timidamente non sapendo che dire.
La bambina mi fece una radiografia con gli occhi, poi con aria indifferente riposó lo sguardo sul suo disegno e continuó a colorare.

Rimasi sbigottita dalla sua reazione, ma anche incuriosita.
Allora decisi di provocarla, feci l'indifferente anch'io, presi dei biscotti per placare la mia fame e mi sedetti di fronte a lei, masticando i biscotti rumorosamente e iniziandola a fissare.

Mentre la fissavo, lei continuava a disegnare, come se il mio sguardo appiccicoso su di lei non avesse alcun effeto.

-Mi chiamo Julie.- dissi.
Lei mi guardó un attimo con i suoi occhi vispi e spenti e senza rispondere riprese a colorare.

Non so perchè ma quella sua indifferenza mi piaceva, forse perchè rivedevo in lei me stessa da bambina, quel suo modo di fare, senza aver paura di niente, affrontare le persone a testa alta senza guardare in faccia nessuno.
Peró leggevo nei suoi occhi troppa tristezza, che a quell'età non si dovrebbe avere.

Continuai a mangiare i biscotti e a studiarla nei minini dettagli, poi il mio sguardo si posó sul foglio dove stava colorando.
Io non me ne intendevo di arte, ma lei doveva proprio essere un artista nata. Aveva disegnato un castello incantevole, pieno di dettagli e particolari.

-Wow sei davvero brava, io a malapena so disegnare un cane- dissi sarcastica continuando ad ammirare il suo disegno.

La vidi sorridere alla mia affermazione, poi posó un attimo il colore verde sul tavolino e prese quello azzurro continuando a colorate con la sua solita indifferenza.

Il contatto che la matita aveva con il foglio, creava dei rumori, qualche volta più forti, qualche volta più deboli, dipendeva da come li usava.

Mi concentrai su quei rumori, quando dopo circa una decina di minuti che la osservavo incuriosita, finalmente mi parló.
-Kat- sussurró la bambina con un filo di voce.

Rimasi stupida un attimo, poi sorrisi, ero fiera di me, avevo fatto un passo avanti, ora sapevo il suo nome.

Sta volta decisi di non rispondere e di non aggiungere altro, annuì soltanto e continuai a guardarla.

Vaffanculo, ti amo.Where stories live. Discover now