MY HANDS ARE TIED - Scarlett

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<< Allora come l'ha presa Archie? >> chiesi, in attesa dell'atterraggio.

<< Si è liberato di moglie e figlia in un colpo solo, come pensi l'abbia presa? >> mi rispose in silenzio, assicurandosi che Charlotte stesse ancora dormendo.

<< L'hai perdonato? >> proseguì, cercando di mantenere lo stesso tono di voce della mia amica.

<< Non ho intenzione di farlo >>  e la sua risposta arrivò forte e chiara.

<< Perché si tratta di Archie, se al suo posto ci fosse stato Kurt... >> azzardai tirandolo in ballo per la prima volta dopo molti anni.

<< Non dirlo Scarlett, non farlo. Non è cambiato nulla. Il fatto che io sia qui non cambia nulla e non lo farà. Ho accettato la promozione perché ho lavorato sodo per ottenerla. Mi occuperò esclusivamente di questo e mi dedicherò a mia figlia nel tempo libero. Te l'ho promesso su quell'aereo 5 anni fa ed io mantengo sempre le mie promesse >> parlò a raffica.

<< Fino ad oggi >> aggiunsi preoccupata, dando fiato a quello che avrebbe dovuto essere solo un pensiero.

<< Non ho sentito >> mi disse Viky riponendo in borsa il libro che le aveva fatto compagnia durante il lungo  volo. Era il suo modo di estraniarsi dal mondo, di vivere delle vite che le facevano battere il cuore più della sua. E pensare che anni prima ne aveva vissuta una che chiunque ragazza della sua età le avrebbe invidiato.

<< Dicevo che stiamo atterrando >> mentì prima di chiudere il tavolino di fronte a me. Poi, tornai a guardare le luci della città, sempre più vicina. Me la ricordavo esattamente così, bella ed eterna.





L'aereo atterrò con qualche minuto di anticipo, nonostante il netto ritardo alla partenza. Superare il controllo passaporti fu più veloce del previsto. Charlotte era così euforica.  Non vedeva l'ora di conoscere la città dove la sua mamma aveva vissuto per un anno, quella che faceva da sfondo a quasi tutte le storie che le raccontava prima di andare a letto. Tralasciando qualche dettaglio, per fortuna.

Dopo un'ora dal nostro arrivo, entrammo finalmente nel taxi che ci avrebbe condotte nel quartiere di Beyoglu dove si trovava l'appartamento scelto per noi dal Kindy Group. Il traffico cittadino era esattamente come lo ricordavamo. Alcuni quartieri sembravano recenti, altri, invece,  erano ancora ben impressi nella nostra memoria. Io e Viky, ogni tanto ci scambiavamo sguardi di intesa, come a dire "ti ricordi anche tu?". Perché di ricordi ne avevamo racimolati e custoditi fin troppi. Il tassista ci consigliava alcuni punti di interesse inconsapevole del fatto che noi conoscessimo quella città forse meglio della nostra lontana New York. Anche Charlotte sembrava interessata a quelle informazioni e non la smetteva di rivolgere domande di ogni genere al tassista.  Quando giungemmo a destinazione ci precipitammo nel palazzo che ospitava il nostro appartamento. Il portinaio si presentò e fu tanto gentile da aiutarci a trasportare i milioni di bagagli che avevamo con noi fino all'ultimo piano. Ad attenderci c'era un attico immenso a pochi passi dal famoso Pera Museum, uno dei principali musei d'arte della città. Uno di quelli in cui Viky amava trascorrere le giornate di pioggia. Sosteneva che tutto ciò la rilassasse. L'appartamento era luminoso e ben arredato. Disponeva anche di una libreria a tutta altezza, piena di libri di ogni genere che attirò immediatamente l'attenzione di Victoria. Io, invece, dopo aver dato un'occhiata a tutte le stanze, scelsi quella  accanto al bagno più grande ed iniziai a sistemare tutti i miei infiniti prodotti per la cura della pelle. Ne ero così ossessionata. Charlotte non faceva altro che correre da una stanza all'altra in attesa di conoscere la sua nuova babysitter, una ragazza americana residente già da qualche anno ad Istanbul. L'avevamo conosciuta tramite una call su FaceTime e ci era subito piaciuta.

TWICE - Like a stormDove le storie prendono vita. Scoprilo ora