TWICE - Like a storm

WRAP YOUR HEAD AROUND SOMETHING

                                                                               ALP'S POV

Non so cosa mi avesse convinto a lasciare andare Victoria nella stessa macchina di Vulkan e soprattutto cosa mi avesse trattenuto nel non chiamare quell'incosciente e dirgliene quattro. Quando c'era Victoria di mezzo, Vulkan andava in tilt, perdeva la ragione e la lucidità. Era sempre stato così, dalla prima serata all'Eclipse. Aveva abbandonato la festa, le ragazze che erano lì a sbavare per lui, per seguire una sconosciuta sulla terrazza fredda, spoglia e desolante  del locale. Era la prima volta che glielo vedevo fare e soprattutto era la prima volta che lo vedevo tornare a casa meno frustrato ed ubriaco del solito. Quella ragazza era riuscita a fargli vedere la luce e poi qualcuno gliel'aveva portata via, o meglio era stato costretto a lasciarla andare. 

Quando Scarlett mi aveva informato di essere in aeroporto pronta a tornare a casa, prima del previsto e prima della consegna dei diplomi per il master, mi ero inabissato senza via di fuga. Avevo digitato, in preda all'agitazione, il numero di Vulkan chiedendogli di correre a recuperare Victoria. Avevo ricevuto un semplice " non posso" come risposta, solo mesi dopo avevo scoperto cosa si celasse dietro il suo strano atteggiamento. I mesi a seguire erano stati tra i peggiori della sua vita. Non che io stessi meglio, intendiamoci. Vivere senza avere Scarlett tra i piedi non era facile come pensavo fosse. Avevo più volte provato a richiamarla, ma il suo cellulare risultava sempre spento o irraggiungibile. 

Avevo fatto qualche ricerca inserendo su google quelle poche informazioni che avevo di lei. In quell'occasione avevo scoperto fosse la figlia di un ricco banchiere americano. Mi ero lasciato condizionare da questo aspetto della sua vita, pensando avesse molto di meglio a cui pensare a New York, una stupenda vita d'avanti e mi ero sforzato di non provare più a contattarla. Ero ad Ankara, ad un convegno in materia di diritti cinematografici, quando il mio telefono aveva preso a squillare nel bel mezzo della Convention  comunicandomi una chiamata in arrivo dagli Stati Uniti. Sentire la sua voce era stato il miglior regalo di compleanno che la vita potesse farmi. Mi raccontò che lei e Victoria non se la passassero bene, ma che stessero andando avanti con le loro vite. Solo dopo qualche mese mi confessò della figlia in arrivo di Victoria e del matrimonio con un certo Archie, figlio del socio di suo padre. 

Era stata sincera con me, ma io non avevo potuto fare lo stesso con lei. 

Conoscevo benissimo il signor Benjamin Wilson, ma non avrei mai potuto dirglielo. Non spettava a me farlo. Con il passare del tempo, le chiamate erano diventate sporadiche da parte mia, così come le email. Non riuscivo a non essere sincero con lei. Scarlett aveva continuato ad inviarmi messaggi buffi e foto di lei sparse per la città. A mostrarmi i suoi luoghi preferiti di New York e ad inviarmi qualche foto di viaggi fatti in America ed in Europa. Sapevo volesse tornare ad Istanbul, ma non pensavo di ritrovarmela nel ristorante di cui Vulkan fosse socio. Quella era stato un vero shock per me e quando avevo scoperto che con lei ci fosse anche Victoria avevo, immediatamente intuito,  che avremmo avuto una miriade di problemi. 

<< Adesso tu mi spieghi cosa sta succedendo >> Scarlett mi trascinò sulla gelida terrazza della lussuossima villa di Baris Koc. Era imbestialita come non l'avevo mai vista prima. Sapevo di doverle dare una spiegazione, ma non potevo mettere nei guai Vulkan e tantomeno Victoria. 

<< Fa silenzio >> la intimai voltandola di spalle alla sala interna, dove gli altri erano ancora intenti a divertirsi. 

<< Alp non farò silenzio, anzi urlerò se sarà necessario. Vuoi che vada a chiedere direttamente a Baris perché Vulkan non deve avvicinarsi alla mia amica? o perché nessuno debba sapere che Vulkan e Viky si conoscano? Sono anni che sento che mi nascondi qualcosa >>