THERE ARE CLOUDS ON THE HORIZON ...

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VICTORIA'S POV

Erano le 6 del mattino e nonostante il jet leg e la stanchezza,  non riuscii a dormire più del solito. Come sempre mi sarei potuta risparmiare di impostare la sveglia la sera precedente . Aprii le tende scure per illuminare un pò la stanza e mi diressi nella stanza accanto dove dormiva la mia dolce bambina. Il mio gioiello più prezioso. Le nocche delle mie mani si bearono della morbidezza dei suoi lunghi capelli neri come la pece. Mi accovacciai al suo fianco per respirarne a pieni polmoni il dolce profumo di pesca. Baciandole le fronte ripensai a quando i miei occhi incontrarono per la prima volta i suoi perdendosi in quell'oceano inesauribile. 

Eppure mi era già capitato di perdermi in due occhi grandi e profondi, ma quelli erano verdi come un bosco fitto e sconfinato, occhi abitati dal capriccio e disabitati dalla vergogna. I SUOI occhi mi avevano fatto tremare le mani,  aumentare i respiri, smuovere ogni singola cellula del mio fragile corpo. Non avevano nulla a che vedere con la genuinità e l'innocenza del cielo che si riusciva a scorgere negli occhi blu di Charlotte. 

Gli occhi di Vulkan Kurt erano peccaminosi, immorali, proprio come lui. 

Ma che stavo facendo? stavo ripensando a quel fottuto pervertito? 

Quella città cominciava a farmi perdere il senno. 

Scossi la testa come a voler ridestare i miei assurdi pensieri. Chiusi delicatamente la porta di Charlotte e raggiunsi la cucina.  Preparai il solito caffè lungo senza zucchero, nella speranza che i pensieri potessero prendere una direzione diversa. Ancora assonnata, decisi di abbandonarmi sullo sgabello dell'isola della cucina che troneggiava a pochi passi dalla grande vetrata da cui si poteva ammirare la maestosità di Istanbul che faticava ancora a svegliarsi. 

Natale era alle porte e non avevo ancora comprato un regalo per Scarlett; perciò mi ripromisi di farlo subito dopo la riunione di quella mattina. Pensai di regalarle una giornata in un Hammam, uno dei tanti che impreziosivano la città. Adoravamo farlo nel periodo del college. Una volta al mese organizzavamo una giornata di relax con le altre ragazze del dormitorio. Forse alcune di loro vivevano ancora ad Istanbul. Non le avevamo più sentite da quando erano tornate in America. Scarlett l'aveva considerato il modo migliore per troncare qualsiasi tipo di legame con quella città. Per questo avevamo deciso di cambiare entrambe numero di telefono una settimana dopo il loro rientro a New York. 

In attesa del risveglio di quella dormigliona, commisi il dannato errore di prendere il mio tablet per dare un'occhiata alle ultime notizie.

<< Buongiorno bambolina >> Scarlett,  velando uno sbadiglio con la mano, si avvicinò ai fornelli per preparare i suoi amati pancakes. 

<< Ciao S, siamo in ritardo lo sai? >> dissi  porgendole una tazza di caffellatte. Il suo preferito.

<< E' l'alba V. abbiamo ancora 4 ore ed io ho urgenza di parlarti di una cosa che è accaduta ieri sera >> Lo disse rivolgendo lo sguardo altrove e giocherellando con le maniche del suo pigiama. Non era un buon segno. 

<< Brutto bastardo >> urlai  sbattendo il tablet sull'isola fredda e rovesciando ovunque il mio caffè.

<< Questa volta me la paga >> balzai in piedi portandomi le mani tra i capelli. Non riuscivo a stare ferma. Non potevo crederci, non potevo averlo fatto ancora.

Scarlett impallidì e mi chiesi se avesse già letto quella notizia. Forse era di questo che temeva di parlarmi. Le mostrai la notizia che ritraeva Archie a pochi isolati da casa nostra avvinghiato alla stessa modella dell'articolo precedente. 

Salutava anche i fotografi il bastardo.

 Scarlett lesse allibita il titolo dell'articolo e scosse animatamente il capo. 

TWICE - Like a stormWhere stories live. Discover now