NO GOING BACK

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Un uomo sulla luna non sarà mai interessante quanto una donna sotto il sole.
Leopold Fechtner








VICTORIA'S POV

<< Oh mio Dio, Victoria. Sei madida di sudore >> mi ci volle un pò per mettere a fuoco la figura distesa al mio fianco. Colorito olivastro, occhioni a mandorla, ciglia folte e lunghissime, labbra rosee ed una fitta chioma ricciuta.

L'avrei riconosciuta anche ad occhi chiusi la mia Scarlett.

Invece, mi servii sbattere più volte le palpebre per riuscire ad individuare dove fossi. Lunghe tende damascate, grande armadio a muro in mogano scuro , scrivania particolarmente spoglia ed una Central park innevata nella tela appesa al muro alla mia destra.

Ero al sicuro nella mia camera da letto di Istanbul.

<< Come stai ? >> non era una domanda di circostanza, una di quelle che si pongono senza essere realmente interessati alla risposta.

Ma cosa avrei potuto rispondere ad un quesito come quello a poche ore da ciò che mi era capitato.

Pensai che alcune domande piuttosto banali, a volte possono pesare come macigni.

Non stavo bene, mi sentivo sporca e violata.

<< Bene >> mentii. Non le avrei inferto le mie personali frustrazioni.

<< Hai dormito un giorno intero >> mi informò accarezzandomi il volto.

Vedere Scarlett così fiacca ed apatica era più raro di una nevicata ad Agosto e mi rattristava sapere di esserne la responsabile.

<< Un giorno intero? >> chiesi strabuzzando gli occhi. Non avevo mai dormito così a lungo, neanche quando ero piccola. Nonna Emma doveva leggermi due o tre libri di fiabe prima che mi addormentassi ed il più delle volte ero io a rimboccare le sue coperte.

<< Ti ricordi cosa è successo ieri? >> e quella domanda retorica le costò una mia occhiataccia.


Ricordavo benissimo cosa fosse accaduto la sera precedente. Riuscivo a percepire ancora quelle manacce sudicie sul mio corpo inerme. Il suo fiato corto sul mio collo sporgente, la sua lingua bollente ad imbrattare il mio volto.

Avrei potuto riprodurre in loop quella scena terrificante.

Ogni dannato dettaglio era impresso nella mia mente, esattamente come quell'incubo che avevo appena fatto e che mi aveva provocato un risveglio turbolento.

Mani diverse, ma stessa sensazione rivoltante.

Erano mesi che il mio sonno era disturbato dalla visione di Archie che abusava di me sulla tovaglia, ancora imbandita, della sera precedente.

Erano mesi che lo detestavo per aver distrutto la mia vita e quella di nostra figlia. Erano mesi che lo odiavo per aver traumatizzato Charlotte provocandole quelle strane crisi epilettiche.

" Crisi idiopatiche secondarie " era stata la diagnosi dopo il primo episodio, a pochi giorni da quella aggressione alla quale aveva dovuto assistere.

<< Ti prego Archie, sei ubriaco. Potrebbe arrivare Charlotte. Non toccarmi, non voglio >> le mie suppliche non avevano sortito alcun effetto su di lui.

TWICE - Like a stormDove le storie prendono vita. Scoprilo ora