IT'S UP TO YOU

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                                                                                                                 Se tu non mi ami , non importa, sono in grado di amare per tutti e due.

Ernest Hemingway




VULKAN'S POV

Bisogna perdersi per ritrovarsi.

L'attesa aumenta il desiderio. 

La distanza alimenta l'amore.

Quante scuse ci raccontiamo pur di non ammettere quanto sia più facile ricercare continuamente la felicità, piuttosto che fermarsi a godersela. 

Io l'avevo trovata e poi l'avevo persa, mi ero inflitto la condanna di vivere senza lei, di saperla accanto a qualcun altro, pur di saperla al sicuro. 

L'avevo lasciata andare senza mai smettere di cercarla, nel cuore dove avevo lasciato ad ardere una fiammella che portava il suo nome. Victoria, era lei il mio ponte tra pelle e cuore e non avrei permesso a nessun'altra di percorrerlo. 

Le parole erano un limite per me, non ero mai stato bravo ad esternare le mie sensazioni, quelle più intime. 

Anche un " ti amo" perdeva valore quando pensavo a lei. Avevo sentito pronunciarlo troppo superficialmente per dedicarlo a lei. Cercavo qualcosa che potesse essere solo nostro, che avesse la capacità di esploderle in petto e rimanere ancorato al suo cuore per sempre. 

Gli ultimi giorni erano stati difficili da gestire. Districarmi tra le riprese e  la nuova campagna pubblicitaria mi aveva sfiancato. Anche se la mia pazienza era stata messa a dura prova da una Pinar sempre più appiccicosa. Mi ero distaccato da lei così improvvisamente da farle dubitare della mia fedeltà. Sapeva che la nostra non fosse una storia esclusiva, ma non aveva mai obiettato a riguardo. A volte avevo creduto che fosse più interessata alla fama che a me e se me lo avesse detto apertamente, sarei stato molto felice di accordarmi con lei solo per qualche foto in pubblico. Invece, preferiva fare il doppio gioco e tenermi stretto a sè per qualche strano gioco di potere. In questo era molto più simile a suo padre di quanto credessi. 

<< No, rifacciamolo. Pinar vatti a rinfrescare un attimo e torna qui da noi, possibilmente cerca di ripassare la parte. Oggi sei un disastro >> erano ore che Deniz ci faceva ripetere la stessa scena. Eravamo in una caserma a denunciare la sua scomparsa. Era stata rilasciata da una banda di teppisti che l'aveva segregata in una cantina buia e fatiscente per settimane intere. Lei avrebbe dovuto recitare poche battute, ma non riusciva a ricordarne neanche mezza. Suo padre le aveva sbraitato contro sbattendo la portiera del camper nel quale si era rintanato da più di venti minuti. A preoccuparmi era la presenza della costumista nella stella casa mobile, il che voleva dire che non sarebbe tornato a breve. 

Era pomeriggio inoltrato ed era venerdì. Charlotte avrebbe festeggiato il suo compleanno dopo qualche ora ed io avevo fretta di lasciare le riprese. Le avevo assicurato la mia presenza ed avrei mantenuto quella promessa. Per cui, raggiunsi Pinar nella sua stanza e le chiesi cosa la turbasse così tanto. Non le capitava spesso di avere dei vuoti di memoria del genere. Dedicava molto tempo al suo lavoro e ci teneva a dimostrare di non essere lì solo in qualità di figlia del produttore. Era difficile trovarla impreparata come le era accaduto nell'ultima settimana .

<< Qualcosa non va? >> chiesi ponendomi alle sue spalle. 

Scosse la testa mentre si asciugava il volto con una spugna pregiata. Suo padre la trattava come una vera principessa e lei non si scomodava a nascondere tutti quei benefici che erano concessi solo a lei. Non volli insistere, perciò mi avviai verso l'uscita del camper per tornare verso il set. 

TWICE - Like a stormWhere stories live. Discover now