1. Sipario

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"Il nostro modo di essere informati è cambiato il 10 giugno 1981,

il giorno in cui un bambino di sei anni cadde in un pozzo [...]

sulla strada tra Roma e Frascati. [...] La Rai fece una diretta non stop,

a reti unificate, per diciotto ore. [...]

Quel giorno di trent'anni fa avevamo guardato per la prima volta nell'abisso

e avremmo potuto imparare il rispetto delle tragedie, ma la storia,

come sappiamo, è andata in un'altra direzione e nessun argine ha più retto."

"Cosa tiene accese le stelle", Mario Calabresi






"Per fare buon teatro bisogna rendere la vita difficile all'attore"

Eduardo de Filippo



 1.


«Allora, che fai? Torni al paese?» Cristina la guardava dalla soglia, con i capelli scomposti e gli occhi ridenti.

Valeria chiuse la valigia con uno scatto «Torno dalle persone che sono lì, piuttosto.»

La sua coinquilina si sedette senza tante cerimonie sul suo letto, a gambe incrociate «Mamma mia. Tu e questa poetica della donna di mondo.»

A mo' di risposta, Valeria le tirò un cuscino. La stanza era a soqquadro in ogni caso, tanto valeva disfare del tutto il poco lavoro che aveva fatto.

«Ah, ecco cos'ero venuta a dirti» riprese l'amica «Mirco mi ha appena scritto. Lo ha contattato l'agente, l'hanno preso.»

Valeria corrugò la fronte, sentendo il morso lieve della gelosia da qualche parte nel petto; non era la sua politica voler strappare i successi agli amici, ma di una cosa era invidiosa: al contrario di lei, quasi tutti potevano permettersi di concentrarsi esclusivamente su provini e audizioni.

Cristina mal interpretò la sua espressione.

«Ok, non è il primo canale, ma MG2 è comunque un bel colpo, è TV nazionale...»

Valeria rise come rideva lei, cacciando indietro la testa, con un suono forte e ricco «Non è questo! Al contrario, Cri. Stavo solo pensando che, se il giorno della prima selezione non avessi avuto l'esame di Internazionale, avrei avuto una possibilità anch'io.»

«Se la vita ti dà limoni, facci una limonata» sentenziò Cristina, abbracciandola di slancio.

«Sono io la prima a dirlo. Non serve a niente lagnarsi... Ma tutte le volte mi chiedo perché i miei – che di soldi ne hanno, ti assicuro – facciano tante storie.»

«Hai fatto un patto. Magari questo ruolo non era per te ed è andata così.»

«Magari ne trovo uno che lancia la mia carriera» rincarò Valeria.

«Magari una volta che sarai laureata e attrice nessuno potrà dire che sei una sciacquetta» fece l'amica con una smorfia. A lei lo avevano detto tante volte, lo sapevano entrambe.

Valeria le scompigliò i capelli e si alzò.

«Magari se mi sbrigo riesco a intercettare Anna prima che arrivino i miei. Voglio coccolarmela un po' per i fatti miei» disse.

Cristina rise «Ti do una mano, va'. Per essere una maniaca del controllo hai una camera che sembra una discarica.»

Riccardo aveva passato il segno

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Riccardo aveva passato il segno. Tutti lo avevano fatto.

Secondo Isabella, il motivo erano gli anni passati in Afghanistan. Non si poteva pretendere che il suo concetto di vita e di morte fosse uguale a quello di un essere umano sano.

Il mio è stato l'avidità, poi la paura. Ma adesso basta.

Il suo respiro tremò. Cercò di allentare il nodo che le si stringeva in gola, quello che da un po' di tempo sentiva tutte le volte che doveva scegliere: portare alla luce il conflitto o fingere di concordare con le decisioni di suo marito.

«Siamo andati troppo oltre» disse alla fine, raggiungendo Riccardo sul divano e porgendogli il giornale.

Ne aveva tormentato i bordi per una buona mezz'ora, e adesso le sue dita erano sporche di inchiostro scadente e odoravano di stampa.

«Non siamo stati noi» replicò il marito, con quella sua tranquillità inquietante, quelle dita che non tremavano «Non è una nostra responsabilità. Io faccio solo il giornalista.»

«Ma il giornalista di cosa? Di che cosa?» non riuscì a trattenersi. Prima di rendersene conto le lacrime avevano iniziato a rigarle il viso; ora sapeva con certezza che lui non l'avrebbe presa sul serio.

Riccardo fece il sorriso scaltro che anni prima l'aveva fatta innamorare: «Pensi che io sia in ballo per i soldi? No, no... Io ci sono per la gloria, il direttore per la fama e per i soldi, e lei... Lei ho capito perché c'è dentro. Siamo andati troppo oltre, sì. Ma non l'ho deciso io.»

Fece scivolare il giornale sul tavolino di vetro con uno scatto del polso «Accadrebbe anche se non ci fossi tu e se non ci fossi io, bada bene. Sono solo quello che più di ogni altro ha voglia di raccontare tutto questo.»












N.d.A.: I capitoli seguenti sono molto più lunghi. Il prossimo verrà pubblicato lunedì!

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