19. Buio

165 24 16
                                    



«Ecco l'acqua.»

«Grazie.»

Valeria sedeva in una stanza del piccolo commissariato di San Graziano di Sotto senza avere la minima idea di come uscire da lì ma la assoluta consapevolezza di doverlo fare.

Non era esattamente rinchiusa, non ancora, ma sapeva che fuori dalla porta c'erano due agenti di guardia.

L'unica persona nella stanza oltre a lei era il Dottore, il capo della baracca, insomma, che la scrutava dall'altra parte del tavolo.

Era un uomo di mezza età, con i capelli brizzolati e gli occhi scuri. Non era molto alto, ma aveva spalle larghe ed era ben piantato.

La fissava già da qualche attimo con un ché di triste nel modo in cui aveva corrugato le sopracciglia avvicinandole al naso, e non diceva nulla.

Per quel che riguardava Valeria l'intera faccenda aveva passato il segno, e da un pezzo, anche. Ad ogni secondo che passava la sua disperazione e la sua rabbia crescevano, finché non ne poté più e scattò in piedi, battendo un pugno sul tavolo.

«Al diavolo!» urlò «Lo volete capire che mia sorella sta morendo? Voi» puntò un dito tremante per l'ira verso l'uomo, sporgendosi sul tavolo e allungandosi verso di lui «siete d'accordo con quei bastardi, e se non lo siete avete sbagliato persona.» detto questo si lanciò verso la porta.

«Stia ferma lì, Valeria.» la bloccò l'uomo, stancamente «Si faccia le sue ragioni mentre metto a verbale quello che dico, almeno.»

Valeria per tutta risposta tirò fuori dalla tasca il cellulare: «Adesso le faccio vedere io, chi è colpevole e chi no!»

«Lo metta via. Non le servirà»

Valeria spalancò gli occhi, e continuò a spalancarli sempre di più mentre capiva che era finita dritta nella rete, come quelle mosche che da piccola si divertiva a cacciare nelle tele dei ragni, per vedere l'effetto che faceva. E quelle più si dimenavano più si trovavano imprigionate.

Con il volto distorto dalla furia scagliò il cellulare oltre il tavolo, dritto in faccia al commissario.

L'uomo, che probabilmente se lo aspettava da un momento all'altro, non fece alcuna fatica ad evitarlo, e l'unica cosa che restò del telefono fu un miserando ammasso di microchip che rotolavano sul pavimento scialbo.

«Si segga, Valeria, o dovrò aggiungere "aggressione a pubblico ufficiale" ai suoi capi d'accusa.»

Valeria, preso atto del fatto che non sarebbe riuscita ad uscire di lì in tempi brevi, inviò una silenziosa preghiera ad Enzo che suonava più o meno come "se non salvi mia sorella ti uccido!" e si risiedette.

«Di cosa mi si accusa?» chiese con sarcasmo, accavallando le gambe e incrociando le braccia «Anzi, come mi si accusa?»

Il primo dirigente sospirò e tirò fuori una serie di carte dal cassetto, ma non le lesse. Invece unì le mani e vi posò sopra il mento. Sembrava un po' disperato anche lui.

«Forse prima vorrà sapere perché lo faccio...» si interruppe, scosse la testa «Non importa, io glielo dico lo stesso. Lei sa chi è Casco d'Oro?»

Valeria non aveva intenzione di farsi mettere dentro anche per turpiloquio, perciò disse semplicemente: «L'ho sentita nominare.» come non conoscerla: un boss sorprendentemente di sesso femminile che controllava quasi tutta i traffici illegali della regione, e che col discorso che stavano facendo non c'entrava una mazza.

«E sa cos'ha fatto?» Valeria non riusciva a capire dove stessero andando a parare. Non rispose, e l'uomo si sollevò e si allontanò da lei, appoggiandosi allo schienale della sedia.

In Media(s) Res [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora